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Fortunato Caprilli

Fortunato Caprilli (Arezzo, 1908Arezzo, 30 maggio 2005) è stato un tenore italiano[1][2][3] [4][5].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi e l’incontro con il Maestro Giuseppe Pietri[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1915 all’età di sette anni, Fortunato Caprilli inizia a cantare nella chiesa di S. Maria in Gradi, che era la sua parrocchia, con laudi a solo. Terminata la Grande Guerra, durante la quale vive a Genova con la famiglia, riprende a cantare nella Schola Cantorum di San Piero, prendendo parte come solista a piccole commedie musicali in occasione di feste o intrattenimenti.

Nel 1923-24, dopo audizione, viene ammesso come corista tenore nella Corale Guido Monaco della città di Arezzo, diretta prima dal M° Bartolomeo Giabbani e poi dal M° Pier Alberto Dini. Proprio con la Corale, Caprilli prende parte per la prima volta, nella sezione tenori, alla rappresentazione di opere liriche al Teatro Petrarca e al Politeama Aretino. Nel 1926, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Corale, il M° Dini lo fa cantare come solista tenore e nel 1927 Caprilli esordisce come primo tenore nell’operetta Santarellina di Hervé, rappresentata al Teatro Petrarca nel dicembre di quell’anno dalla Filarmonica Drammatica “T. Sgricci”.

Nel febbraio del 1928 giungeva ad Arezzo il M° Giuseppe Pietri per assistere alla rappresentazione della sua nuova operetta Tuffolina, che veniva data al Teatro Petrarca dalla Compagnia di Operette Guido Riccioli-Nanda Primavera. Proprio in quella occasione il M° Pietri, su richiesta di una cugina della Sig.ra Giovanna Pietri e di alcuni concittadini, accettava di fare un’audizione al giovane Caprilli. Dopo averlo positivamente valutato, sollecitava i presenti per avviarlo subito a una scuola di canto, possibilmente a Milano, dove lo stesso Pietri si sarebbe impegnato per la scelta di un maestro. Fortunato Caprilli lavorava come operaio alla Fonderia Bastanzetti e la famiglia non aveva mezzi per sostenerlo; per questo Pietri chiese agli astanti di impegnarsi a pagargli la scuola trovando in questo il consenso di tutti. Fu così che Caprilli, destinato a Milano nel 1928 per compiervi il servizio militare, poté iniziare, sempre grazie all’interessamento di Pietri, le sue lezioni di canto con l’ex grande tenore lirico Angelo Parola, del quale il Maestro aveva grande stima.

Il debutto e l’inizio della carriera artistica[modifica | modifica wikitesto]

Terminato il servizio militare nel settembre del ’29, Caprilli torna ad Arezzo. Ai primi di ottobre riparte per Milano, dove, per interessamento di Pietri, ottiene la sua prima scrittura come secondo tenore, nella grande Compagnia di Operette Carlo Lombardo. L’esordio di Fortunato Caprilli avvenne in occasione della “prima” dell’Isola verde di Giuseppe Pietri, rappresentata il 16 ottobre 1929 al Teatro Lirico di Milano, che riscosse grande consenso di critica e di pubblico. Alla prima era presente anche il Dirigente la Sezione del Piccolo Teatro della Scala, che chiese a Pietri di poter fare un’audizione a Caprilli, con la possibilità di ammetterlo al corso per giovani cantanti del suddetto teatro. Ma l’inizio delle tournées della Compagnia impedì di fatto a Caprilli di fare questa audizione che avrebbe anche potuto cambiare il corso della sua carriera. Nel frattempo, il 20 febbraio 1930, debutta come primo tenore al Politeama Margherita di Genova, nell’operetta La casa innamorata di Simoni e Lombardo, per un’improvvisa indisposizione del cantante Guido Agnoletti. Dopo il debutto con la Compagnia di Carlo Lombardo, nella quale lavoravano importanti artisti come la soubrette Isa Bluette e il comico Nuto Navarrini, Caprilli passa nel marzo del 1930 alla Compagnia di Attilio Pietromarchi e debutta ancora con La casa innamorata al Teatro Reinach di Parma, considerato un banco di prova assai difficile, superandola positivamente. La Compagnia Pietromarchi aveva nel suo repertorio 25 operette. Caprilli canta in Prima rosa di Simoni e Pietri, in La Geisha di S. Jones, e in Cin-ci-la di Ranzato in alternanza con il tenore Pasquale de Rosa. Durante un soggiorno a Firenze, al termine degli spettacoli alla Pergola, De Rosa lascia la Compagnia e torna alla lirica. L’intero repertorio passa a Caprilli che deve all’improvviso presentarsi ad Arezzo (dove era molto atteso) con l’operetta Il trillo del diavolo di Cuscinà che non aveva mai cantato. Grande fu comunque il successo riportato ad Arezzo e grande l’omaggio tributato a Caprilli dai suoi concittadini. La compagnia da Arezzo si sposta al sud, prima a Foggia, dove Caprilli debutta in una nuova operetta, I merletti di Burano, di Ranzato e poi al Teatro Petruzzelli di Bari, quindi a Lecce, Brindisi e da qui in Sicilia. Proprio a Catania Caprilli è chiamato a interpretare Lo Zarewitsch di Franz Lehar, uno degli ultimi capolavori del celebre compositore, con impegno notevole sia sul piano vocale che artistico, trattandosi di piccola lirica più che di vera e propria operetta. Anche a Palermo, al Politeama Garibaldi, la Compagnia ottiene numerosi successi, in particolare con la famosa operetta Il paese dei campanelli di Ranzato, che Caprilli interpreta qui per la prima volta.

Il periodo di massimo splendore dell’operetta (1931 – 1933)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una tournée in Libia, la Compagnia, rientrata in Italia, risale la penisola e ad Arezzo, il 29 gennaio 1931, viene rappresentata l’attesissima nuova operetta di Novelli e Pietri, Casa mia, casa mia, che ottiene grande successo. Infine, dopo Lucca, la Compagnia approda a Bologna (una delle piazze più difficili), dove chiude felicemente la sua attività nel febbraio del 1931. Terminava infatti il contratto teatrale e nella Compagnia avvenivano varie sostituzioni fra i componenti del complesso artistico. Il 1931 vede il debutto della nuova formazione al Teatro Garibaldi di Treviso. Poi la Compagnia segue il suo iter: Vicenza, Verona, Milano dove si ferma per una lunga stagione operettistica al Teatro Fossati, chiamato la “Scala dell’operetta”. A questo proposito Caprilli ricorda che i grandi compositori Pietri, Ranzato e Lombardo assistevano spesso alle loro rappresentazioni e talvolta anche alle prove; il M° Carlo Lombardo addirittura, in occasione della sua nuova operetta Le tre lune, preparava tenore e soprano nello studio della sua Casa Editrice Musicale. Nel frattempo nel corso della tournée accade un fatto imprevisto: su consiglio di Pietri, Caprilli accetta l’offerta che gli veniva dalla Compagnia di Operette Guido Riccioli-Nanda Primavera, non senza contrasti da parte di Pietromarchi che non intendeva rescindere il contratto. Caprilli concesse a Pietromarchi il tempo per trovare una sostituzione e il 25 maggio 1931, terminate le rappresentazioni al Teatro Verdi di Pisa, lasciava la Compagnia per raggiungere Roma. Il debutto romano avveniva per Caprilli al Teatro Principe, con I monelli fiorentini di Ranzato; dopo di che il suo inserimento nella nuova Compagnia poteva dirsi avvenuto, anche se Riccioli e la Primavera erano personaggi molto esigenti… Dopo alcuni spostamenti, la Compagnia torna a Roma dove recita all’Arena Giardino Quirinale con l’operetta Tuffolina di Pietri, seguita da Stenterello di Cuscinà. Intanto si preparava la nuova grande rivista satirica Tutto dipende da quello di Michele Galdieri con musiche di Franco Langella, che conobbe un crescente successo (più di 100 rappresentazioni!!) per i temi satirici di attualità che affrontava. Non così avvenne con la seconda rivista di Galdieri, Non parlare, non vedere, non sentire… dove la satira contro il regime era più forte, tanto che fu ostacolata e poi ampiamente tagliata dalla censura. La rivista fu rappresentata al Teatro Eliseo con tutte le modifiche apportate e con il titolo, modificato d’Ufficio, Senti questa se ti va! Dopo un breve periodo trascorso con la Compagnia Isaplio e lo scioglimento di quest’ultima, Caprilli torna ad esibirsi con la Compagnia Riccioli-Primavera raggiungendola a Bologna. Agli inizi del 1932 era nata la Compagnia dell’Arte Italiana, che usufruiva di sovvenzioni governative, con lo scopo di favorire la rinascita dell’operetta in Italia. Di questa nuova formazione entrano a far parte Riccioli e Nanda Primavera e con loro tutti gli scritturati. Si doveva rappresentare la nuova operetta di G. Pietri e L. Bonelli, Vent’anni, e Caprilli veniva scritturato in questo caso come secondo tenore, trattandosi di un grande complesso artistico di cui facevano parte personaggi della lirica, dell’operetta e della prosa. Ma poco dopo la prima dell’operetta, Caprilli viene subito utilizzato come primo tenore, in alternanza con Guido Frati. La tournée termina nel giugno del ’32, toccando i principali teatri italiani e con due rappresentazioni straordinarie in Svizzera, esattamente al Teatro Kursaal di Lugano. Durante l’estate del ’32, Caprilli viene scritturato per il periodo estivo dal M° Luigi Rizzola, per la Compagnia Rizzola-Maresca. Rientrato a Roma, il M° Rizzola si interessa per fargli avere un’audizione all’EIAR, per le trasmissioni radiofoniche di operette che venivano eseguite mensilmente. Ma, trattandosi di una scrittura periodica che non offriva sicurezze, Caprilli decide di attendere altre proposte. Nell’estate, mentre soggiorna per un periodo di riposo a Ponticino, gli giunge la proposta di Erminio Macario per la sua nuova formazione al Teatro Eliseo di Roma, come attore-cantante. Perplesso circa il genere di rivista di Macario e preoccupato per i precedenti impegni presi con Riccioli, Caprilli declina l’offerta, l’unica della quale – dice nella sua biografia – di essersi poi pentito di non avere accettato. Solo nel tempo si accorgerà dell’errore fatto. A ciò si aggiunga il fatto che il ruolo assegnatogli da Riccioli nello spettacolo di commedia-rivista-varietà, Wunder-Bar, non gli si addiceva molto e questo contribuiva a fargli rimpiangere sempre più l’offerta di Macario. In un colloquio amichevole con Riccioli chiede di sciogliere il contratto e passa alla Compagnia L’Operettistica con contratto di primo tenore, debuttando al Teatro Italia di Roma con l’operetta Cin-ci-la di Ranzato. Nel corso di queste rappresentazioni al Teatro Italia gli giungono numerose proposte di lavoro tutte molto interessanti, tra le quali vale la pena ricordare quella della Compagnia Grandi Spettacoli “Schwarz” per la tournée 1932-1933. Per un disguido postale (le due lettere erano state spedite a Ponticino, quando Caprilli si trovava già a Roma nella Compagnia Riccioli e poi nell’Operettistica), il contratto sfumò, perché, quando riuscì finalmente a mettersi in contatto con l’Amministratore della “Schwarz”, erano già state avviate trattative con un altro tenore. Aveva così perduto il più importante contratto della sua carriera e di questo era molto amareggiato. Per l’inizio del nuovo anno teatrale (1933) gli giungono varie proposte ed egli decide di accettare l’offerta di Sandro Tozzi che dirigeva la Compagnia Littoria e doveva debuttare al Supercinema di Arezzo, città dalla quale Caprilli mancava dal gennaio del ’31. Questa idea di tornare nella sua città gli piaceva, anche se era ormai iniziato il periodo in cui si rappresentavano operette anche nei cinema-teatri come avanspettacolo e questo era purtroppo un segnale poco buono per il genere. Arezzo accoglie Caprilli con grandi manifestazioni di stima e di affetto, dimostrategli con la serata di onore del primo marzo 1933.

Il 1934 e il declino dell’operetta[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver lavorato con la compagnia Littoria del Cav. Bertini, che concludeva il programma al Supercinema di Arezzo, Caprilli veniva scritturato dalla Compagnia Gino Leoni, con la quale iniziava una tournée anche in Svizzera: Bellinzona, Locarno – dove esordì nel Sogno di un valzer di Oscar Strauss – Mendrisio ecc. Resta con la Compagnia di Leoni anche per la stagione successiva, ma ormai era iniziata la fase di declino dell’operetta e le compagnie si trovavano in crescenti difficoltà finanziarie, in quanto dovevano lavorare in alternanza con l’avanspettacolo. Per portare a termine il programma, ed evitare lo scioglimento della Compagnia, negli ultimi giorni gli artisti impegnavano via via al Monte dei Pegni del S. Paolo di Torino molti oggetti personali, ma ciò non evitò che, alla fine di dicembre del ’34, questa Compagnia si sciogliesse. Anche Pietri si era allontanato dall’operetta ed era tornato alla lirica con Maristella rappresentata per la prima volta al San Carlo di Napoli nel marzo del ’34 e successivamente alla Scala di Milano con interpreti del calibro di Beniamino Gigli. Caprilli attraversa un periodo di crisi e di indecisione che lo porta a rifiutare anche alcune offerte di lavoro, finché accetta agli inizi del ’35 di lavorare con la Compagnia di Operette Nino Fleurville, ma anche questa apprezzata Compagnia finisce per incontrare problemi finanziari e di fronte alle crescenti difficoltà e all’incertezza della paga, Caprilli chiede di rescindere il contratto e torna in famiglia a Pistoia, molto demoralizzato. Si mette intanto in contatto con Pietri che gli conferma la situazione di crisi e promette di interessarsi per lui. Qualche tempo dopo lo consiglia di partecipare al Concorso indetto per il coro della Scala, inviandogli perfino lo stampato della domanda da compilare. Caprilli, tornato nel frattempo a Pistoia, comincia a prepararsi per il concorso, ma deve anche cercare lavoro. Chiamato dalla Casa Musicale Isetem di Roma, a settembre raggiunge la Compagnia dove ha modo di lavorare con due grandi comici, i fratelli Trucchi e la brava soubrette Dedè Mercedes, in una nuova commedia musicale. Pietri intanto gli scriveva dicendogli di essere preoccupato, in quanto temeva che questa scrittura gli facesse perdere ancora una volta il concorso per la Scala. Terminata la tournée, alcuni elementi del complesso (i fratelli Trucchi, la Mercedes e Caprilli) passavano nella nuova Compagnia Carlo Lombardo per allestire un’operetta di genere moderno, I mulini di Pit-Lil, di Lombardo e Colombini, con la quale si tentava di contrastare la crisi del genere, contro la rivista che avanzava. Siamo nel marzo del 1937. L’impegno era per soli tre mesi e, anche se non era quello che avrebbe desiderato, Caprilli accetta. Intanto la data per l’audizione alla Scala veniva spostata ad altro periodo ed egli decide di continuare la sua tournée con la Carlo Lombardo. Nel frattempo giunge la convocazione per la Scala, ma essendo la posta stata inviata a Pistoia, quando egli la ricevette era ormai troppo tardi. Sfumò così l’ultima grande occasione della sua carriera artistica. Sempre nel ’37 torna nuovamente a lavorare con la Compagnia dei fratelli Trucchi dove si alterna in un vasto repertorio con il tenore Ferruccio Manfredo. Nell’ottobre del ’37 la Compagnia inizia una tournée in Libia passando da Bengasi, Derna, Tobruk, Apollonia e a fine dicembre, rientrata a Roma, si scioglie. Dopo aver lavorato per tutto il ’38 con la grande formazione di spettacoli, operette e riviste Fleurville-Garuffi, nel gennaio del ’39, Caprilli torna con la Compagnia di Riccioli. Con questa scrittura egli decideva di passare definitivamente alla rivista, tenuto conto che ormai tutti i più noti capocomici avevano già da tempo fatto questo passo; fra questi Isa Bluette e Nuto Navarrini, Armando Fineschi e Maria Donati, Guido Riccioli e Nanda Primavera, mentre altri come Nella Regini e Renato Trucchi avevano lasciato il teatro. La Compagnia era di alto livello e ne facevano parte bravi artisti di rivista, di cinema e di prosa (nell’elenco artistico figurava il giovane Alberto Sordi che iniziava allora la sua carriera), ma il ruolo assegnatogli non si confaceva a Caprilli e così, per la seconda volta, pregò Riccioli di scioglierlo dal contratto. Passa così alla Compagnia Lia Rainer che lavorava a Bologna, ottenendovi un ruolo più consono. Concluso il contratto, trascorre un bel periodo nella sua città, lavorando durante i mesi estivi all’Arena Impero con il suo vecchio e primo maestro, Pier Alberto Dini, e la Filodrammatica aretina. Intanto, nel settembre, definisce la sua scrittura con Vanni – Romigioli sempre sperando di riuscire ad adattarsi alla rivista. Porta a termine la stagione e poi parte con questa Compagnia per una tournée in Etiopia. Il debutto avviene ad Asmara; poi, dopo Dessiè, la Compagnia si reca ad Addis Abeba, dove Caprilli incontra con grande piacere molti amici aretini che lavoravano in zona, affettuosamente accolto da tutti. Ma la guerra era ormai alle porte e la Compagnia decideva di interrompere la tournée e rientrare subito in Italia: era il maggio del 1940. Nel settembre, Caprilli riceve regolare scrittura dalla Compagnia Dante Maggio, con Dolores Palumbo e Rita Valori, Nino Cavalieri e altri importanti artisti di operetta. Dopo vari spettacoli in diverse città italiane, durante la campagna di Grecia, la Compagnia comincia a organizzare spettacoli per le Forze Armate, per gli ospedali e gli aeroporti. Nel settembre del ’41, Caprilli accetta la sua ultima scrittura con la nuova Compagnia Fineschi-Donati nel ruolo di attore cantante. Vengono allestite tre riviste, una delle quali, Qualche volta succede così, vede la partecipazione straordinaria del grande comico Aldo Fabrizi. Al termine della rappresentazione, con la chiusura del contratto, Caprilli decide di lasciare il teatro. La sua ultima rappresentazione avviene al Politeama Rossetti di Trieste il 30 giugno del 1942. Per compiere questa scelta occorreva molta forza di volontà e fermezza di carattere, ma Fortunato Caprilli aveva ormai preso la sua decisione sulla quale incidevano sia la crisi dell’operetta, sia il fatto che la rivista non rispondeva alle sue esigenze artistiche, sia l’incertezza per il futuro. Comunicò a pochi amici la sua decisione, anche se nessuno credeva veramente che egli sarebbe riuscito a lasciare il teatro.

Tornato ad Arezzo, fu assunto come impiegato presso il Comune in data primo agosto 1942 e qui ha lavorato presso l’Ufficio Ragioneria e Tasse fino al 1973, anno in cui è andato in pensione. Della decisione non era stato informato neppure il Maestro Pietri e il caso volle che, trovandosi egli sfollato con la famiglia presso Villa Guiducci a San Fabiano, capitando un giorno in Comune per salutare il Vice-podestà, apprendeva dal medesimo la notizia del suo impiego: sorpreso e incredulo Pietri si recò in ufficio a salutare Caprilli… Nell’ottobre del 1942 Fineschi e Alessandrini scrissero a Caprilli per una nuova scrittura, ma egli rifiutò: ormai questo periodo della sua vita era definitivamente concluso. Il 21 giugno 1943 si univa in matrimonio con Lina Neri e da questa unione nacquero le figlie Ferdinanda e Teresa. Trascorsi gli anni della guerra, durante i quali veniva richiamato militare, nel 1945 Caprilli, sollecitato anche dalle autorità cittadine, si esibisce ancora nell’operetta, in ambito esclusivamente locale e provinciale. Lo troviamo così al Supercinema di Arezzo con l’operetta Santarellina nel 1945; al Teatro Impero di Montevarchi nel ’46 con L’acqua cheta e così negli anni successivi, quasi sempre al Politeama Universale di Arezzo. Nel marzo del 1952, con la rappresentazione a Cortona e poi ad Arezzo di Addio Giovinezza, chiude definitivamente la sua attività operettistica.

Ultime esperienze artistiche[modifica | modifica wikitesto]

Contemporaneamente fin dal 1945 Caprilli entra a far parte della Schola Cantorum “Paolo Aretino” della Cattedrale, diretta da Mons. Francesco Coradini, con la quale prende parte alle più importanti manifestazioni religiose, in particolare quella della Madonna del Conforto, cantando sia in coro che come solista tenore o con il basso Giuseppe Parrini. Nel 1968 – promotori don Fosco Corti, il gruppo cantori seminaristi, Caprilli, Parrini, Cappelletti, il tenore Pasquale Alterio e il basso Mario Ceccherini – viene portata avanti l’idea di far nascere un Gruppo Polifonico, distinto dalla “Paolo Aretino”, intitolato al M° Francesco Coradini. Del gruppo entrano a far parte anche i coristi Giuseppe Bresci, Carlo Vanneschi, Alfredo Grandini e Remo Marubini, nonché il grande tenore Mario Spina, professionista della lirica, dalla quale si era da poco ritirato. Il Gruppo Polifonico ottiene subito una buona affermazione in occasione del Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo” del 1968, dove si classifica al primo posto nella categoria di concorso. Dopo questa prima brillante affermazione, la costituzione del Gruppo viene formalizzata il 10 ottobre 1968. Dopo la morte del M° Coradini avvenuta il 24 agosto 1972, nel gennaio 1973 giunge la notizia che don Corti sta per lasciare il sacerdozio e, a seguito della situazione che si viene a creare, alcuni soci, fra cui il Dott. Giuseppe Aratoli, Fortunato Caprilli, Giuseppe Parrini, Riccardo Cappelletti, Enrico Tanelli, Renato Testi, Camillo Faliero Mariottini, il 9 maggio 1973 rassegnano le loro dimissioni dall’Associazione. Ma l’attività canora del tenore Caprilli proseguiva anche per altre strade! Fin dal 1952 era infatti tornato a cantare nella Corale “Guido Monaco”, dopo ventuno anni di assenza (ne aveva fatto parte dal 1923 al 1928), partecipando proprio in quell’anno al 1º Concorso Polifonico Nazionale bandito dall’Associazione Amici della Musica di Arezzo. Sotto la direzione del Prof. Tommaso Stendardi, la Corale risultava primo coro classificato nella 1ª categoria-cori misti. Dal 1953 la manifestazione diventava a carattere internazionale e la Corale otteneva ripetuti e meritati successi. Dimessosi dalla direzione della Corale il M° Stendardi per motivi di salute, accettava la direzione il Prof. Silvestro Valdarnini e con lui la Corale riprendeva la sua attività. In seguito, essendosi verificati dei contrasti interni, Caprilli prese la decisione di ritirarsi. Nel 1973 entra a far parte della Schola Cantorum del Convento di Saione. Promotori dell’iniziativa erano padre Fabio Caneschi, organista, e il Comm. Donato Palarchi. Della Schola entrarono a far parte Parrini, Caprilli, Cappelletti, Vanneschi, Bresci, Bosi e altri che con piacere avevano aderito all’invito loro rivolto dai promotori. Mentre l’attività si avviava con buon esito, nel settembre del 1974 Fortunato Caprilli veniva ricoverato all’Ospedale Garbasso di Arezzo a seguito di emorragia polmonare e quando veniva dimesso, su consiglio del primario, decideva di cessare l’attività canora, per evitare sforzi e ricadute. Così, con suo grande rammarico, si ritirava definitivamente da quella che era stata la vera attività della sua vita. Fortunato Caprilli trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita nella quiete e nella serenità della sua famiglia, assistito dalla adorata moglie Lina, dalle figlie e dai nipoti Gianfranco e Roberta, e dedicò le sue giornate non solo a raccogliere un vasto materiale documentario sulla sua attività artistica, ma anche a scrivere la sua biografia dalla quale sono state tratte queste note. Colpito per ben due volte da ictus, si spense ad Arezzo il 30 maggio 2005 all’età di novantasette anni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Silvia Bardi, Cento anni di musica al Circolo Artistico, su lanazione.it, 23 aprile 2012. URL consultato il 1º gennaio 2022.
  2. ^ (EN) People who performed at this theatre in: 1930, su musicsack.com. URL consultato il 1º gennaio 2022.
  3. ^ 1930, su lacasadellamusica.it, La Casa della Musica. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  4. ^ Sipario, Sipario, 1978. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  5. ^ Claudio Santori, Giuseppe Pietri prigioniero dell' operetta (capitolo L’ultimo Pietri: il «fuggiasco»), su academia.edu. URL consultato il 3 gennaio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D.Falconi-A.Frattini, Guida alla Rivista e all'Operetta, Casa Editrice ACADEMIA, MIlano, 1953
  • Ernesto G.Oppicelli, Amor d'Operetta in SIPARIO N.381-382 febbraio-marzo 1978, pp. 61-63
  • Sandro Massimini-Pino Nugnes, Storia dell'Operetta, Edizioni Ricordi, Milano, 1984
  • Ernesto G.Oppicelli, L'Operetta da Herve al Musical; Sagep Editrice, Genova, 1985
  • Ernesto G.Oppicelli, La vedova allegra e tutte le operette di Franz Lehar; Erga editore, Genova, 1999 p.5
  • Marco Baragli, Francesco Coradini, un sacerdote aretino del '900, F.Frangipani Editore, Arezzo, 2000
  • Fortunato Caprilli, Autobiografia manoscritta, formata da cinque fascicoli, dalla quale le figlie Ferdinanda e Teresa hanno tratto le notizie di questa voce.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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Marco Molendini (Bologna, 16 gennaio [1] ...) è un giornalista e critico musicale italiano. È tra i più apprezzati collaboratori del quotidiano Il Messaggero di cui per oltre dieci anni, dal 1982 al 1992, è stato caporedattore del settore Spettacoli. Dal 1982 al 1992 ha condotto rubriche radiofoniche dedicate al Jazz per Radio 1 e Radio 2 ed stato collaboratore per programmi sul jazz di Raisat e Rai 5.[2]

Come autore di libri, ha scritto una biografia di Frank Sinatra,[3] seguita da quella del cantante e musicista brasiliano Caetano Veloso, di Fratelli Brasile, due racconti sul rapporto fra Veloso e Gilberto Gil, il libro fotografico Le strade del cinema portano a Roma. È stato, con Renzo Arbore, autore televisivo del programma di Raiuno Speciale per me. È docente al Master di critica giornalistica dell’Accademia d’arte Silvio D’Amico. [4]

La sua collaborazione con il Messaggero continua nella veste di inviato, con approfondimenti e interviste a noti personaggi della musica e partecipazioni a eventi come il Festival di Sanremo.[5]

Molendini è noto anche come creatore di neologismi, alcuni dei quali riportati nel vocabolario Treccani: "lasetteizzazione", "babytalent", "gieffino", "celentanesco".

È presidente del Jip (Jazz Italian Platform) un'associazione di cui fanno parte la Fondazione Umbria Jazz, Bologna Jazz, Jazz in Sardegna, Jazz Network (Ravenna), Pomigliano Jazz, Saint Louis College of Music (Roma), Veneto Jazz, Visioninmusica (Terni). L'obiettivo comune, come ha sottolineato lo stesso Molendini, «è quello di essere un interlocutore per festival, musicisti, agenzie, case discografiche e istituzioni per la produzione di nuove opere».[6]


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Molendini: tutto quello che c’è da sapere sul giornalista e critico musicale, su donnaglamour.it. URL consultato il 24 marzo 2022.
  2. ^ Marco Molendini - Metodologia della critica musicale, su accademiasilviodamico.it. URL consultato il 24 marzo 2022.
  3. ^ Molendini, Marco, Frank Sinatra, la voce, la musica, il potere, gli amici degli amici, su abebooks.com, Tempi Stretti, 24 gennaio 2005. URL consultato il 24 marzo 2022.
  4. ^ Marco Molendini (PDF), su umbriajazz.it. URL consultato il 24 marzo 2022.
  5. ^ Marco Molendini, su ilmessaggero.it. URL consultato il 24 marzo 2022.
  6. ^ Ansa, Nasce Jip - Italian Jazz Platform, su bluewin.ch. URL consultato il 24 marzo 2022.

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