Un giorno credi

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Un giorno credi
ArtistaEdoardo Bennato
Autore/iPatrizio Trampetti (testo), Edoardo Bennato (musica)
GenereMusica d'autore
Folk pop
Edito daWiz Music/Pegaso
Pubblicazione originale
IncisioneNon farti cadere le braccia
I buoni e i cattivi
Data1973
Data seconda pubblicazione(I buoni e i cattivi) 1974
EtichettaRicordi
Durata3:39

Un giorno credi è un brano musicale del 1973 di Edoardo Bennato, composto per la parte musicale dallo stesso Bennato e per il testo da Patrizio Trampetti, musicista e componente del gruppo Nuova Compagnia di Canto Popolare[1]. Questo brano è stato il primo grande successo di Edoardo Bennato.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Genesi[modifica | modifica wikitesto]

La canzone è stata pubblicata nell'album di debutto Non farti cadere le braccia (1973) e riproposta nel successivo I buoni e i cattivi (1974). Insieme alla precedente Lei non è qui... non è là (testo e prima performance: Bruno Lauzi)[2], è considerata tra le canzoni più apprezzate dell'album e del cantautore.

Testo e significato[modifica | modifica wikitesto]

«Un giorno credi di essere giusto
e di essere un grande uomo,
in un altro ti svegli e devi
cominciare da zero»

L'anno prima, a seguito della partenza della sua Roberta, che viveva a Novara e trascorreva le estati a Napoli, e come tutti i primi di settembre partiva con il treno che la riportava in Piemonte, Patrizio Trampetti aveva scritto dei versi che poi sono divenuti il testo della canzone. Il ricordo dell'amore infelice diventa la fatica di vivere. «Quando ti alzi e ti senti distrutto, fatti forza e va incontro al tuo giorno». Inoltre all'età di dieci anni, una notte Patrizio aveva visto il padre morire per un ictus fulminante. Quell'immagine lo avrebbe perseguitato a lungo. L'incidente. Il giovane e sensibile musicista avrebbe faticato molto per venirne fuori. Il testo di «Un giorno credi» era nato all'ombra di queste inquietudini. Delusioni e amarezze non devono diventare un alibi (falsi incidenti) per smettere di guardare avanti. Nemmeno se ti alzi e ti senti distrutto. Nemmeno se ti senti già vecchio e cadente. Nemmeno se ti sembra tutto assurdo, anzi ti sembra di essere «l'assurdo in persona». La poesia nata, in un appartamento di via Belvedere, e inizialmente dedicata al ricordo di un amore sfortunato: in realtà è un inno al riscatto e alla forza che tutti, nei momenti difficili, possiamo trovare dentro di noi per risollevarci e andare incontro alla vita[3].

Musicisti[modifica | modifica wikitesto]

Altre versioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Patrizio Trampetti, su bielle.org. URL consultato il 19 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2011).
  2. ^ Originariamente tratta dall'album Amore caro, amore bello (1971).
  3. ^ Vittorio Del Tufo, «Qua la lotta è più dura», l'inno al coraggio nato in via Belvedere, su Il Mattino, 17 maggio 2020. URL consultato il 14 maggio 2023.
  4. ^ a b Non accreditati nell'album I buoni e i cattivi.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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