Umberto Tupini

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Umberto Tupini

Sindaco di Roma
Durata mandato2 luglio 1956 –
27 dicembre 1957
PredecessoreSalvatore Rebecchini
SuccessoreUrbano Cioccetti

Ministro del turismo e dello spettacolo
Durata mandato29 agosto 1959 –
27 luglio 1960
PresidenteAntonio Segni
Fernando Tambroni
PredecessoreCarica creata
SuccessoreAlberto Folchi

Ministro per la riforma della pubblica amministrazione
Durata mandato19 gennaio 1954 –
6 luglio 1955
PresidenteAmintore Fanfani
Mario Scelba
PredecessoreSalvatore Scoca
SuccessoreGuido Gonella

Ministro dei lavori pubblici
Durata mandato1º giugno 1947 –
28 gennaio 1950
PresidenteAlcide De Gasperi
PredecessoreEmilio Sereni
SuccessoreSalvatore Aldisio

Ministro di grazia e giustizia
Durata mandato18 giugno 1944 –
19 giugno 1945
PresidenteIvanoe Bonomi
PredecessoreVincenzo Arangio-Ruiz
SuccessorePalmiro Togliatti

Senatore della Repubblica Italiana
LegislaturaI, II, III, IV
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
CircoscrizioneMarche
CollegioFermo (II, III, IV)
Incarichi parlamentari
  • 1ª Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno; dal 9 luglio 1958 al 15 maggio 1963;
  • Commissione speciale ddl provvedimenti speciali Capitale; dal 18 novembre 1958 al 18 novembre 1958
  • Presidente della Commissione speciale ddl provvedimenti speciali Capitale; dal 19 novembre 1958 al 2 marzo 1959;
  • Commissione Speciale ddl istituzione ENEL (n. 2189); dal 25 settembre 1962 al 25 settembre 1962
  • Presidente della Commissione Speciale ddl istituzione ENEL (n. 2189); dal 26 settembre 1962 al 6 dicembre 1962
  • Commissione di inchiesta cosiddetta "Anonima banchieri"; dal 22 ottobre 1958 al 17 dicembre 1958;
  • Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della "mafia"; dal 14 febbraio 1963 al 15 maggio 1963
Sito istituzionale

Deputato dell'Assemblea Costituente
Durata mandato25 giugno 1946 –
31 gennaio 1948
LegislaturaAC
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
CircoscrizioneAncona
Incarichi parlamentari
Vicepresidente dell’Assemblea Costituente.
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato1 dicembre 1919 –
21 gennaio 1929
LegislaturaXXV, XXVI, XXVII
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneAvvocato

Umberto Tupini (Roma, 27 maggio 1889Roma, 7 gennaio 1973) è stato un avvocato e politico italiano, più volte ministro e sindaco di Roma.

Esponente della Democrazia Cristiana, è stato membro dell'Assemblea Costituente e senatore della Repubblica per quattro legislature: I, II, III e IV.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Incarichi di governo e parlamentari[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Roma da genitori originari delle Marche[1], esattamente di Muccia, nei pressi di Camerino, in provincia di Macerata. Tupini fu ministro di grazia e giustizia nel governo Bonomi II nel 1944, e riconfermato nel governo Bonomi III dal 1944 al 1945. Eletto all'Assemblea Costituente del 1946, ne fu vicepresidente, presidente della prima sottocommissione e membro della Giunta delle elezioni e del Comitato di redazione.

All'interno della Democrazia Cristiana, ha fatto parte della corrente degasperiana, che prese poi il nome di "Politica popolare". Eletto Senatore della Repubblica per la prima volta alle elezioni politiche del 1948, divenne per breve tempo vicepresidente del Senato nel 1953, e fu rieletto per le successive tre legislature.

Dal 1947 al 1950 è stato ministro dei lavori pubblici nei governi De Gasperi IV e V, dove è stata realizzata la legge n. 408 del 2 luglio 1949 che ha promosso il moltiplicarsi delle cooperative edilizie mediante una politica a largo raggio di sovvenzioni e agevolazioni, che porta il nome di "legge Tupini".

Dal 1954 al 1955 è stato ministro senza portafoglio per la riforma della pubblica amministrazione nei governi Fanfani I e Scelba.

Sindaco di Roma[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 luglio 1956 divenne sindaco di Roma, carica che mantenne fino al 10 gennaio 1958, presiedendo una giunta centrista composta da democristiani, liberali e socialdemocratici. Le elezioni comunali erano state condizionate dagli echi dell'inchiesta del settimanale "L'Espresso", intitolata: "Capitale corrotta-Nazione infetta!"[2], con la quale si denunciavano le speculazioni edilizie nella capitale, attribuendone la responsabilità all'amministrazione uscente e alla Società Generale Immobiliare, proprietaria di numerosi terreni divenuti edificabili. A tal proposito, Tupini preferì non riprendere il progetto ereditato dall'amministrazione precedente per la realizzazione dell'enorme albergo appartenente alla catena degli Hilton, proprio sui terreni dell'immobiliare sulla collina di Monte Mario. Gli attacchi dell'opposizione alla politica urbanistica comunale, tuttavia, proseguirono, e riguardarono - tra l'altro - alcune varianti al piano regolatore del 1931 allora vigente, fra cui quella che avrebbe dato il via all'edificazione di una vasta porzione di Villa Chigi allora di proprietà privata. La delibera con cui si adottava la variante ebbe il via libera della maggioranza capitolina, tuttavia fu successivamente respinta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.[3] La nomina di Ugo d'Andrea, espressione dell'ala destra del Partito Liberale, ad assessore all'Urbanistica influì sulla svolta conservatrice degli uffici urbanistici capitolini. Sotto l'amministrazione Tupini proseguirono i lavori per la stesura nel nuovo piano regolatore di Roma, processo avviato nel 1953 e che troverà la sua conclusione nel 1962. Il 27 dicembre 1957, in base alla normativa comunale e provinciale allora vigente, rassegnò le dimissioni dalla carica, avendo deciso di candidarsi al Senato alle elezioni del 1958[4]. Rimase in carica sino all'elezione del suo successore Urbano Cioccetti, che era stato fin allora assessore delegato (ossia vicesindaco).

Ministro del turismo e dello spettacolo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'esperienza di amministratore comunale al Campidoglio, Tupini fu ministro del Turismo e spettacolo nel Governo Segni II (1959-1960) e nel Governo Tambroni (1960). La sua nomina era propedeutica all'organizzazione delle Olimpiadi di Roma, fissate nell'agosto 1960. Il 15 giugno seguente, annunciò che sarebbe stata drastica la censura contro tutti i film con «soggetti scandalosi, negativi per la formazione della coscienza civile degli italiani», riferendosi a La dolce vita di Federico Fellini.[5]

Fu presidente onorario dell'ANFIM - Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria.[6]

A lui è intitolata una via nel quartiere dell'EUR a Roma.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran Croce al merito con placca e cordone dell'Ordine al merito di Germania - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Quando, come e da chi venne scritta la nostra prima Carta[collegamento interrotto]
  2. ^ Italo Insolera, Roma moderna, Einaudi, Torino, 1971, pagg. 212-13
  3. ^ Italo Insolera, Roma moderna, cit., pagg. 221 e succ.ve
  4. ^ Gianfranco Berardi, Storia del malgoverno democristiano a Roma, in: L'Unità, aprile 1976
  5. ^ Silverio Novelli e Gianandrea Turi (a cura di:), Italia: Storia della prima repubblica. La politica, la società, i protagonisti, le date. 1945-1994, Libera informazione editrice, Roma, 1994, pag. 134
  6. ^ Sito dell'Anfim Archiviato il 2 maggio 2007 in Internet Archive.
  7. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Interpretazioni di Roma. Contraddizioni urbanistiche e sociali nella “capitale del capitale”, anno I, n. 3, maggio/giugno 1978
  • Alberto Caracciolo, I Sindaci di Roma, Roma, Donzelli, 1993.
  • Italo Insolera, Roma moderna: un secolo di storia urbanistica, Torino, Einaudi, 1983.
  • Grazia Pagnotta, All'ombra del Campidoglio: Sindaci e giunte di Roma dal dopoguerra al 1993, Roma, Il Manifesto, 1993.
  • Grazia Pagnotta, Sindaci a Roma: il governo della capitale dal dopoguerra a oggi, Roma, Donzelli, 2006.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia Successore
Vincenzo Arangio-Ruiz 18 giugno 1944 - 19 giugno 1945 Palmiro Togliatti
Predecessore Ministro dei lavori pubblici Successore
Emilio Sereni 31 maggio 1947 - 14 gennaio 1950 Salvatore Aldisio
Predecessore Sindaco di Roma Successore
Salvatore Rebecchini 2 luglio 1956 - 27 dicembre 1957 Urbano Cioccetti
Controllo di autoritàVIAF (EN1242065 · ISNI (EN0000 0000 2790 4772 · SBN SBLV227802 · BAV 495/266937 · LCCN (ENn00029406 · GND (DE1130488918 · WorldCat Identities (ENlccn-n00029406