Tyrrell 019

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Tyrrell 019
Una Tyrrell 019 pilotata da Kazuki Nakajima durante un'esibizione
Descrizione generale
Costruttore Bandiera del Regno Unito  Tyrrell
Categoria Formula 1
Squadra Tyrrell Racing Organisation
Progettata da Harvey Postlethwaite
Jean-Claude Migeot
Sostituisce Tyrrell 018
Sostituita da Tyrrell 020
Descrizione tecnica
Meccanica
Telaio Monoscocca in fibra di carbonio
Motore Ford Cosworth DFZ 3.5 V8
Trasmissione Hewland a 6 marce manuali
Altro
Carburante ELF Aquitaine
Pneumatici Pirelli
Risultati sportivi
Debutto Gran Premio di San Marino 1990
Piloti 3. Bandiera del Giappone Satoru Nakajima
4. Bandiera della Francia Jean Alesi
Palmares
Corse Vittorie Pole Giri veloci
14 0 0 0

La Tyrrell 019 è una vettura di Formula 1, la ventesima della Tyrrell, impiegata nel corso del campionato di Formula 1 1990. Progettata da Harvey Postlethwaite e Jean-Claude Migeot, era guidata dai piloti Jean Alesi e Satoru Nakajima.

Monoposto efficace e semplice da assettare, permise alla Tyrrell di conquistare il quinto posto nel mondiale costruttori e ad Alesi di raggiungere il secondo posto al Gran Premio di Monaco.[1] Già dalla metà dell'estate il suo sviluppo venne però interrotto dalla squadra per concentrarsi sulla stagione successiva, per cui si prevedeva il rilancio completo del team.[2]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il cambiamento regolamentare che aveva interessato la Formula 1 nel 1989, con la messa al bando del motore turbo, aveva portato benefici alla Tyrrell che poteva disporre dei fondi per acquistare solamente un propulsore aspirato.[2] Già a partire dal 1989, la squadra inglese si era inoltre assicurata il contributo di tecnici di rilievo come Harvey Postlethwaite e Jean-Claude Migeot, in uscita dalla Ferrari dopo che la direzione tecnica era passata nelle mani di John Barnard, oltre al pilota Michele Alboreto che avrebbe poi abbandonato il team inglese a metà stagione per questioni di sponsor, sostituito da Jean Alesi.[1] Ad essi si aggiunse, nei primi mesi del 1990, anche Joan Villadelprat, in uscita da Maranello, per ricoprire il ruolo di direttore tecnico.[3] Venne inoltre ampliato l'organico del reparto corse con l'assunzione di trenta nuove unità, portandolo a 90 dipendenti.[2]

Al fine di garantirsi una certa stabilità economica, Ken Tyrrell firmò un contratto di partenariato con la McLaren, che si impegnava a mettere in contatto la squadra inglese con alcuni suoi sponsor e garantiva alla Tyrrell la possibilità di usufruire, a partire dal 1991, del motore Honda aggiornato, di cui il team di Ron Dennis aveva l'esclusiva.[4]

La vettura[modifica | modifica wikitesto]

La 019 venne progettata da Harvey Postlethwaite e da Jean-Claude Migeot, che si occupò della parte aerodinamica. Il progetto era l'evoluzione della precedente 018, ma presentava comunque profili innovativi per l'epoca, in particolare presentava un alettone totalmente nuovo, con un muso di tipo rialzato, il primo della storia nella Formula 1.[5][6] Questa tipologia venne poi adottata da tutte le altre scuderie e, nel 1994, la Benetton fu la prima scuderia a vincere un mondiale con una vettura a muso rialzato. L'idea era nata già anni prima da Migeot, che aveva redatto un progetto già nel 1986, quando lavorava per la Ferrari.[7]

Motore[modifica | modifica wikitesto]

Il motore Cosworth DFZ preparato dalla Hart per la 019

In tema di motorizzazioni, il Cosworth che equipaggiava la 019 non era uguale a tutti gli altri (era piuttosto usato in F1 in quel momento lo storico V8 portato a 3500 cm³), ma era preparato da Brian Hart Ltd.[8] col risultato che poteva raggiungere un regime di giri un po' più alto degli altri Cosworth.

Gomme[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1990 inoltre la scuderia inglese cambiò pneumatici, passando dalle Goodyear ai Pirelli. L'accordo venne formalizzato con un ristretto anticipo rispetto alla prima corsa stagionale.[1] Nonostante il rischio di non ottenere risultati immediati, la vettura si adattò subito ai nuovi pneumatici e, anzi, questi portarono alcuni vantaggi, in quanto la Tyrrell divenne la squadra maggiormente seguita dal fornitore italiano, a scapito della Minardi.[9] Le mescole fornite erano particolarmente efficaci nella fase di qualifica,[10] in quanto permettevano di rimanere in pista per più giri rispetto agli avversari. Ciò era possibile tramite la raspatura, cioè l'eliminazione di uno strato di battistrada "bruciato" per trovarne ancora una parte buona.[senza fonte] L'azienda italiana, inoltre, poteva fornire gomme di sezione frontale personalizzata: la casa milanese era in grado di fornire, ad esempio, su alcune piste, gomme convenientemente più strette a favore dell'aerodinamica o del minor ingombro laterale (utile nelle anguste piste cittadine).

La stagione[modifica | modifica wikitesto]

La vettura debuttò al Gran Premio di San Marino andando subito a punti con Alesi. Nella gara successiva a Monaco, sempre Alesi, riuscì a portare la 019 al secondo posto ottenendo quello che sarebbe poi stato il miglior risultato stagionale, eguagliando il secondo posto di Phoenix ottenuto con la macchina vecchia 018, dopo un duello con Senna. Anche Nakajima ottenne qualche punto, ma senza mai andare oltre la sesta piazza.

Nonostante il buon inizio, la 019 ebbe molti problemi di affidabilità che colpirono in particolar modo Alesi, spesso costretto al ritiro, e la scuderia britannica concluse al quinto posto in classifica costruttori.

Risultati completi[modifica | modifica wikitesto]

Anno Vettura Motore Gomme Piloti Punti Pos.
1990 019 Cosworth DFR P Nakajima Rit Rit 11 Rit Rit Rit Rit Rit Rit 6 NP Rit 6 Rit 16[11]
Alesi 6 2 Rit 7 Rit 8 11 Rit 8 Rit 8 Rit NP 8

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Cristiano Chiavegato, C'è un po' di Ferrari tra i numerosi segreti della nuova Tyrrell, in La Stampa, 14 marzo 1990, p. 23. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  2. ^ a b c (EN) History may yet show..., in MotorSport Magazine, settembre 1990, p. 22. URL consultato il 2 gennaio 2017.
  3. ^ Cristiano Chiavegato, Mansell al vertice, in La Stampa, 6 dicembre 1989, p. 24. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  4. ^ Cristiano Chiavegato, Ancora in bilico il «Caso Senna», in La Stampa, 15 febbraio 1990, p. 19. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  5. ^ (EN) Constructors: Tyrrell Racing Organisation, su grandprix.com. URL consultato il 30 ottobre 2011.
  6. ^ (EN) People: Dr Harvey Postlethwaite, su grandprix.com. URL consultato il 30 ottobre 2011.
  7. ^ Cristiano Chiavegato, L'uomo nuovo della Ferrari viene dai missili, in La Stampa, 1º agosto 1990, p. 34. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  8. ^ (EN) People: Brian Hart, su grandprix.com. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  9. ^ Vigar, pp. 31-34.
  10. ^ Cristiano Chiavegato, Dietro Berger due italiani, in La Stampa, 10 marzo 1990, p. 19. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  11. ^ 7 punti furono ottenuti con la Tyrrell 018

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Simon Vigar, Forza Minardi!: The Inside Story of the Little Team Which Took on the Giants ..., Veloce Publishing, 2008, ISBN 1-84584-160-3.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Formula 1: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Formula 1