Tutta colpa del paradiso

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Tutta colpa del paradiso
Francesco Nuti nella scena finale
Titolo originaleTutta colpa del paradiso
Paese di produzioneItalia
Anno1985
Durata102 min
Generecommedia, drammatico, sentimentale
RegiaFrancesco Nuti
SoggettoVincenzo Cerami, Francesco Nuti e Giovanni Veronesi
SceneggiaturaVincenzo Cerami, Francesco Nuti e Giovanni Veronesi
ProduttoreGianfranco Piccioli
Casa di produzioneC.G. Silver Film, Union P.N.
Distribuzione in italianoC.E.I.A.D.
FotografiaGiuseppe Ruzzolini
MontaggioSergio Montanari
MusicheGiovanni Nuti
ScenografiaFrancesco Frigeri
CostumiNicoletta Ercole
Interpreti e personaggi

Tutta colpa del paradiso è un film del 1985, il secondo diretto da Francesco Nuti, nello stesso anno di Casablanca, Casablanca (1985).

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Romeo Casamonica esce di prigione dopo avere scontato una pena di cinque anni per rapina a mano armata. Fuori non c'è nessuno ad attenderlo, la sua casa è stata abbattuta ed i suoi oggetti ammucchiati in un locale interrato occupato da giovani punk. Resosi conto di non avere più legami e che anche l'ambiente in cui viveva è molto cambiato ("gli americani hanno comprato tutto" gli dice l'amico operatore ecologico), il suo unico obiettivo diventa quello di rintracciare il figlio Lorenzo di ormai sei anni, praticamente mai conosciuto, frutto di un breve rapporto con una donna straniera che è tornata in patria, abbandonandolo.

Nonostante l'ostracismo della direttrice dell'istituto che ha curato le pratiche di adozione del figlio e che intende proteggere la sua vita con i genitori adottivi, Celeste e Sandro, Romeo riesce a scoprire che il bambino abita in Valle d'Aosta, nella Val d'Ayas. Giunto sul posto, con un po' di fortuna riesce a individuare la famiglia adottiva, che vive da qualche tempo in una baita denominata "Paradiso", in quanto il padre adottivo è un ricercatore che da anni insegue il mito dello stambecco bianco, esemplare molto raro e difficile da incontrare.

Romeo, approfittando di un inconveniente di cui Sandro si sente responsabile, chiede e ottiene ospitalità, senza tuttavia rivelarsi, ma cercando di entrare nelle grazie della coppia, soprattutto con l'intenzione di incontrare il figlio Lorenzo che, essendo in vacanza, giungerà dopo diversi giorni.

In seguito la direttrice, in visita presso la famiglia, rivela alla coppia la vera identità di Romeo, informandoli della sua uscita di prigione e della sua pericolosità, ironicamente rassicurandoli sul fatto che egli non potrà mai scoprire dove si trova il figlio, senza sapere che in realtà egli è già sul posto. La coppia, tuttavia, non sporge denuncia.

Romeo, verificato l'affetto di cui è circondato il figlio – senza sapere della visita dell'assistente sociale e delle sue rivelazioni – decide di non turbare la serenità della famiglia – con Celeste c'è stato anche un momento di passione – e di accomiatarsi senza farsi riconoscere, anche se alla fine sarà solo il piccolo Lorenzo a non sapere la verità.

Così Romeo se ne va, comunque rinfrancato dal bel rapporto di amicizia instaurato col figlio e dal fatto di sentirsi ancora capace di farsi accettare ed amare. E, sulla strada del ritorno, riesce a vedere anche lo stambecco bianco.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Gran parte del film è ambientato in Valle d'Aosta, nella Val d'Ayas, in una tipica baita nei pressi della località Champoluc, nel comune di Ayas. Alcune scene sono state girate nella frazione Pellaud di Rhèmes-Notre-Dame, mentre nelle scene in esterna la troupe si è spostata a Gressoney-Saint-Jean.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Il film si è classificato al 9º posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica italiana 1985-1986.[1]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stagione 1985-86: i 100 film di maggior incasso, su hitparadeitalia.it. URL consultato il 14 ottobre 2015.
  2. ^ a b Ciak d'oro 1986, su books.google.it. URL consultato il 1986.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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