Thomas Newton

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Richard Earlom, Il Vescovo Thomas Newton, 1767

Thomas Newton (Lichfield, 1º gennaio 1704Londra, 14 febbraio 1782) che servì come vescovo di Bristol dal 1761 al 1782[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi a Cambridge[modifica | modifica wikitesto]

Newton era figlio di John Newton, un mercante di brandy. Cresciuto orfano di madre (morta quando il piccolo aveva soltanto un anno[2]), Thomas Newton fu educato al Trinity College di Cambridge (maggio 1723[2]), laureandosi in Bachelor of Arts (B.A.) nel 1726/27 e divenendo Magister artium (M.A.) nel 1730[2]. Successivamente fu eletto fellow del Trinity stesso.

La carriera ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

Mentre stava ancora studiando a Cambridge, Newton fu ordinato diacono nel dicembre del 1729, e poi prete l'anno successivo[2]. Nel 1730 divenne vicar di Trebeck a St.George's, mentre nel 1742, grazie alla conoscenza con l'influente Pulteney, conte di Bath, Newton ne divenne cappellano privato[2]. Grazie a questa posizione, il prelato poté frequentare le alte sfere della politica e della corte reale, venendo presentato addirittura al principe di Galles, Federico di Hannover[3]. Nell'agosto del 1747, si sposò con Jane Trebeck[3], matrimonio che durerà fino alla morte di lei, avvenuta nel 1754[3]. Una svolta nella carriera ecclesiastica di Newton giunse nel 1761 quando, grazie alle conoscenze con Augusta di Sassonia-Gotha-Altenburg e col conte di Bute, rispettivamente madre e primo ministro del nuovo re Giorgio III (1760-1820), Newton fu nominato vescovo di Bristol e consacrato come tale il 28 dicembre del 1761[3]. Divenuto,l'8 ottobre 1768, decano della Cattedrale di Saint Paul a Londra[3], Newton proseguì la sua vita di studi e ricerche fino alla morte, avvenuta nel 1782[4].

Le opere[modifica | modifica wikitesto]

Opere d'erudizione[modifica | modifica wikitesto]

Thomas Newton rappresentava il prototipo del clero anglicano durante l'età georgiana: erudito, colto, poco interessato ai doveri pastorali e dal costume più rilassato rispetto alle generazioni precedenti, che avevano vissuto gli anni turbolenti della guerra civile e la grande stagione dei caroline divines, vale a dire i teologi anglicani incentrati sul confronto liturgico col cattolicesimo. Difatti, la produzione di Newton si concentra su opere di carattere erudito, volte a confrontarsi con i deisti e i razionalisti dell'età dei lumi. Tra i suoi più celebri lavori includono le sue annotazioni al Paradise Lost di Milton, inclusa una biografia dell'autore, pubblicata nel 1749[3]

L'opera più importante, secondo quanto disse Johnson, consistette nelle Dissertations on the Prophecies, una grande analisi erudita delle profezie della Bibbia, che furono stampate nel 1758[3]. Newton, attraverso una lunghissima rassegna di esegesi dei Libri di Daniele e dell'Apocalisse, si sforzò nell'intravedere il Papa come l'Anticristo finale, specialmente nella Dissertation XXVI – recapitulation of the prophecies relating to Popery[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stephen, pp. 403-405.
  2. ^ a b c d e Stephen, p. 403.
  3. ^ a b c d e f g Stephen, p. 404.
  4. ^ Stephen, p. 405.
  5. ^ Newton, pp. 593-612.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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