Flauto traverso

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Flauto traverso
Flauto traverso moderno
Informazioni generali
OrigineMedio oriente[1]
InvenzioneXIII secolo
Classificazione421.121.12
Aerofoni labiali
Uso
Musica medievale
Musica rinascimentale
Musica barocca
Musica galante e classica
Musica europea dell'Ottocento
Musica contemporanea
Musica jazz e black music
Musica pop e rock
Musica folk
Bande musicali
Estensione
Flauto traverso – estensione dello strumento
Ascolto
Syrinx, composizione per flauto traverso solo di Claude Debussy (1913) (info file)

Il flauto traverso è un genere di flauto, uno strumento musicale della famiglia dei legni (quindi un aerofono).

Struttura e funzionamento[modifica | modifica wikitesto]

Il suo nome (anticamente traversiere o traversa) deriva da traverso proprio perché si suona di lato. Nella sua forma moderna, il flauto traverso è costruito normalmente in metallo. Ha forma cilindrica nel corpo centrale e nel trombino, leggermente conica nella testata. L'esecutore, detto flautista, suona soffiando nel foro d'imboccatura e azionando un numero variabile di chiavi (aperte o chiuse), che aprono e chiudono dei fori praticati nel corpo dello strumento, modificando così la lunghezza della colonna d'aria in vibrazione contenuta nello strumento stesso e quindi variando l'altezza del suono prodotto.

L'emissione del suono è dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione dentro e fuori dal foro mettendo in vibrazione l'aria all'interno dello strumento.

La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o più chiavi) è dovuta alle modifiche applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da più antichi flauti a sei fori) dal tedesco Theobald Boehm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai fabbricanti di scuola francese.

Un moderno flauto traverso

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

Dettaglio di testata di un flauto (Yamaha), parte detta propriamente boccola o boccoletta

I flauti traversi moderni sono strumenti in legno o più comunemente in metallo (alpacca placcata argento, argento, oro, platino) composti da 3 parti:

I tre pezzi vengono montati assieme tramite degli innesti a baionetta: lo strumento montato è lungo circa 70 centimetri con un diametro interno di circa due centimetri (lo spessore del materiale, nei flauti di metallo, è inferiore al millimetro, mentre è di alcuni millimetri per i flauti in legno). La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che viene usato come dispositivo per intonare: variando l'inserimento della testata nel corpo si regola la lunghezza complessiva dello strumento e, di conseguenza, l'intonazione.

Testata[modifica | modifica wikitesto]

Testata di un flauto Comet

La testata è la parte del flauto traverso dove il flautista soffia per produrre il suono. Nella testata sono presenti diverse parti, visibili e non visibili.

Tra quelle visibili abbiamo:

  • Boccola: è la parte rialzata dal resto del tubo sulla quale si poggiano le labbra (sorretta dal pozzetto), che presenta il foro di insufflazione;
  • Corona: delimita la testata nella sua estremità sinistra;
  • Tubo: è il tubo principale della testata.

Tra le parti più nascoste abbiamo:

  • Pozzetto o caminetto: è un piccolo tubo che collega la boccola al tubo principale in corrispondenza del foro di insufflazione e che la sostiene;
  • Tappo a vite: è un tappo che chiude un'estremità della testata. È regolabile e può quindi aumentare la lunghezza interna del tubo della testata, o accorciarla di pochi millimetri: questo serve ad intonare le ottave. Si trova all’interno della testata tra la boccola e la corona, nel quale è presente un tappo in sughero e una base in metallo che separa quest’ultimo dall’interno della testata.

I materiali in cui sono costruite le testate sono generalmente:

  • alpacca (il più delle volte placcata in argento), che caratterizza i flauti più economici, destinati soprattutto ai principianti;
  • argento, il materiale più diffuso;
  • argento e oro (non in lega, ma utilizzati in parti diverse della testata);
  • oro;
  • platino;
  • legno; vengono usati legni duri pregiati come bosso, palissandro o ebano. Nel caso delle testate moderne in legno, l'innesto tra testata e corpo è comunque costruito in metallo, in modo da permettere un agevole montaggio e regolazione. Questo ha l'inconveniente che, per la differenza del coefficiente di dilatazione termica dei due materiali, e per l'instabilità dimensionale del legno (che con gli anni tende a contrarsi, ad esempio a causa della disidratazione), nel tempo la testata possa creparsi oppure ovalizzarsi, rendendo queste testate particolarmente delicate. Le testate di legno di solito, avendo pareti del tubo molto più spesse di quelle delle testate metalliche (e quindi diametri esterni maggiori), non possiedono né la boccola, né il pozzetto, ma il foro d'insufflazione è direttamente scavato nel tubo. Questo perché lo spessore di una testata di legno consente la formazione del pozzetto direttamente durante lo scavo del foro di insufflazione, mentre in una testata di metallo, molto più sottile, lo spessore del bordo del foro non è sufficiente a formare il suono e necessita quindi di un pozzetto lavorato; la boccola serve in questo caso ad avere un appoggio comodo e in piano del labbro.

La forma esatta di una testata non è cilindrica, ma è tronco-conica (per essere più esatti una forma parabolo-conica) con una apertura molto piccola, circa 1°; è per questo che appare cilindrica. Questa è una delle principali innovazioni di Theobald Boehm, che permise di fabbricare flauti dal corpo cilindrico (in precedenza il corpo era conico) mantenendo l'intonazione delle ottave.

L'innesto della testata nel corpo del flauto è a baionetta e scorrevole: questo è usato per variare la lunghezza effettiva dello strumento ed intonarlo, visto che (soprattutto per i flauti di metallo) al variare della temperatura l'intonazione dello strumento può variare anche di un semitono. In passato erano in uso flauti con innesti molti lunghi che potevano variare l'intonazione di diversi toni per adattarsi alla varietà di diapason in uso all'epoca: questi avevano il serio difetto di produrre strumenti non più intonati all'interno dell'ottava e sono caduti in disuso.

La testata, essendo la parte del flauto traverso dove viene generata la vibrazione dell'aria, è anche la parte che contribuisce in maggior misura al timbro ed alla qualità del suono di tutto il flauto traverso.

Tra le innovazioni costruttive degli ultimi anni, vi è il “caminetto esteso”, brevettato dal costruttore di flauti e ottavini Kanichi Nagahara. Questo particolare tipo di caminetto è esteso alla boccola eliminando la linea di saldatura tra le due componenti. Questa innovazione consente di avere un suono più omogeneo, dal momento che ci si trova ad avere lo stesso materiale su entrambe le superfici. A detta del costruttore, l’effetto può essere paragonato a quello di avere entrambe le parti costituite dallo stesso materiale. Ad esempio, una testata in argento con un caminetto esteso in oro 18k produce un suono simile ad una testata con boccola e caminetto in 18k con il vantaggio di una minore spesa.

Sia la testata che tutte le parti che la compongono possono avere pesi, materiali e spessori differenti. Persino il tappo comunemente in sughero può essere di un altro materiale. La scelta del materiale di costruzione è soggettiva, perché segue le necessità del flautista: solitamente, materiali più leggeri o con densità minori producono un suono più brillante, mentre materiali più densi oppongono più resistenza nell’emissione dell'aria. Tutto ciò dipende da tantissimi fattori sia stilistici, sia propriamente fisici, sia personali.

Tra i costruttori di testate odierni più importanti vanno sicuramente citati l’italiano Salvatore Faulisi, il tedesco J. R. Lafin e la figlia Julie Lafin, il tedesco Tobias Mancke e il coreano Song Archiviato il 10 maggio 2021 in Internet Archive.. Tutti loro, negli anni di operato, hanno sviluppato delle peculiarità in ogni loro testata che comprendono il colore del suono che si ottiene, i materiali scelti e le quasi infinite combinazioni per la costruzione delle diverse parti, dai diversi tipi di legno ai diversi tipi di metalli preziosi, le diverse dimensioni e le diverse forme del foro d’insufflazione, i diversi spessori, la presenza o meno di “baffetti” sulla boccola come gli “Adler” presenti sulle testate Lafin e quelli denominati “Tsubasa” nelle testate della fabbrica giapponese Muramatsu, e così via.

Sostituendo la testata del flauto con un'altra di un costruttore differente rispetto a quello del corpo e del trombino del flauto, o con una testata fatta con materiali diversi (es. testata d'oro su flauto d'argento, testata di argento su flauto di alpacca, o addirittura testata di legno su flauto d'argento), si cerca di migliorare il suono del flauto, e/o per adattarlo meglio alle caratteristiche del flautista.

Corpo[modifica | modifica wikitesto]

Il corpo centrale del flauto traverso ne costituisce la parte più lunga.

Esso si compone di 16 chiavi e 14 fori, costituendo la parte principale della meccanica su cui agiscono le dita. Esistono due tipologie di meccanica: a fori chiusi, detto sistema tedesco, o a fori aperti, detto anche sistema francese.

Le chiavi della meccanica possono essere disposte in tre modi. Esse riguardano le chiavi del sol che possono essere allineate al resto delle chiavi, leggermente fuori linea o del tutto fuori linea. Lo spostamento delle chiavi del "sol", aiuta chi ha una mano più piccola al raggiungere la tastiera più comodamente.

Altre chiavi che possono essere aggiunte su richiesta del committente sono: la chiave del "mi snodato" o "mi meccanico", un dispositivo che facilita l'emissione della terza ottava dello strumento; la cosiddetta chiave del trillo del do diesis, le cui funzioni sono molte di più, poiché non facilita soltanto l'esecuzione in prima e seconda ottava del trillo si-do diesis, ma permette anche di suonare il do diesis delle suddette ottave in maniera più ricca di armonici, permette di fare un trillo sol-sol diesis in terza ottava più intonato, permette l'esecuzione del trillo sol-la della terza ottava dello strumento senza ricorrere agli armonici della seconda ottava, permette l'esecuzione di tremoli, permette un più facile attacco del sol diesis della terza ottava dello strumento sul pianissimo, e altro ancora; e, infine, la chiave del trillo sol-la in seconda ottava, quasi scomparsa, ma presente in alcuni flauti costruiti dalla fabbrica giapponese Muramatsu.

Trombino[modifica | modifica wikitesto]

Il trombino o (imitando l'inglese) piede è la parte terminale del flauto traverso. Questo estremo, ad uso esclusivo del mignolo destro, è adibito alle chiavi di Mi♭, Do♯, e Do naturale, ma in alcuni casi anche del Si. Il corpo centrale si collega ad esso tramite un tenone metallico. A volte, a imitazione del termine inglese, viene detto piede.

Esistono due versioni di trombino: in Do (la più comune) porta tre chiavi comandate da un gruppo di leve, azionate con il mignolo della mano destra, che permettono di produrre le note Do3 Do♯3 (ottava grave) e Re♯3 (ottava grave e intermedia). Più rari sono i trombini discendenti al Si (Si2) essi sono più lunghi e hanno una chiave addizionale che viene comandata da una leva dedicata, inserita nel gruppo che comanda le altre chiavi. Oltre alla produzione del Si2, questa chiave, se presente, facilita notevolmente anche l'emissione del Do6 (la nota più alta dell'estensione standard del flauto).

Trombino di flauto traverso (Comet)

Estensione[modifica | modifica wikitesto]

Il più usato dei flauti (flauto traverso in Do) possiede un'estensione che va dal Do centrale (Do3) o da un semitono sotto Si2 fino al Re6 e comprende quindi più di 3 ottave.

I flauti moderni possono raggiungere un'estensione di tre ottave e mezza, e alcuni flautisti sono in grado di andare oltre e di emettere il Sol6 o addirittura anche al La immediatamente successivo : un flautista professionista può anche arrivare a toccare un Do7. Questa quarta ottava è molto scomoda sia per emissione che per diteggiatura (quasi impossibile su strumenti d'epoca), è per questo poco usata nel repertorio flautistico, anche se negli anni recenti alcuni compositori hanno spesso usato il Do6, Do#6 e Re6.

Timbro[modifica | modifica wikitesto]

Onda sonora prodotta da un flauto

Il flauto traverso ha un suono limpido anche se un po' freddo, ma la brillantezza del suo timbro lo ha reso adatto, per esempio, a imitare il canto degli uccelli, caratteristica usata in molti brani di diversa provenienza: esempi nella musica classica sono il concerto Il cardellino di Antonio Vivaldi, il concerto nella Sinfonia pastorale di Ludwig van Beethoven e la parte dell'uccellino Sasha in Pierino e il lupo di Sergej Prokof'ev; nella musica jazz il brano Conference of the birds di Dave Holland e il brano serenade to a cuckoo di Roland Kirk ; nella musica popolare irlandese la giga Lark in the morning (normalmente affidata al flauto traverso irlandese a sei fori).

Inoltre, la sua discendenza popolare (non bisogna dimenticare che, essendo uno degli strumenti di più facile fabbricazione, il flauto è anche uno dei più antichi e diffusi nella musica popolare) faceva sì che il flauto evocasse ambienti pastorali e bucolici, molto frequentati in musica e nelle arti in genere dal XVI al XIX secolo: si vedano a questo proposito la già citata Sinfonia pastorale e la raccolta Il pastor fido, opere che già nel titolo rivelano la loro ispirazione e che contengono importanti parti per flauto (la seconda è una raccolta di sei sonate per strumento melodico e basso continuo attribuite a lungo ad Antonio Vivaldi, ma nuovi studi le hanno attribuite a Nicolas Chédeville[2]).

Come viene prodotto il suono[modifica | modifica wikitesto]

Chiavi di un flauto (Yamaha)

Il suono viene prodotto dal flusso d'aria che si frange contro lo spigolo del foro di insufflazione presente sulla testata. In questo modo viene eccitata la colonna d'aria all'interno del tubo e ha inizio la vibrazione sonora. L'emissione di note di diversa altezza avviene chiudendo i fori, tramite le "chiavi" (i tasti) e controllando in questo modo l'altezza della colonna d'aria che viene messa in vibrazione. Le chiavi possono essere forate, per permettere effetti di glissato (passaggio da una nota all'altra senza salti tonali) ed una maggiore proiezione di suono.

Altri effetti[modifica | modifica wikitesto]

L'emissione del suono, nel flauto, può essere variamente modificata. Oltre alle tecniche standard che consentono il legato e staccato, ottenute occludendo con la lingua il flusso d'aria, si hanno i cosiddetti doppi e tripli staccati: poiché la ripetizione della consonante /t/ oltre una certa velocità risulta molto difficoltosa, se non impossibile, la si alterna alla consonante /k/, raggiungendo in questo modo velocità anche molto elevate. L'uso del doppio e triplo staccato è cambiato secondo il gusto delle epoche: nel rinascimento e nel barocco, ad esempio, le consonanti velari /k/ e /g/ erano considerate aspre, adatte solo a certi tipi di affetti, e in loro vece si preferivano altre articolazioni più morbide come "did'll" (per gruppi pari) e "did'ldi" (per le terzine) (Quantz), "teré" (tipico quando un levare breve si appoggia a un battere più lungo), "téretere", "térelere" etc.

Un effetto molto suggestivo è il frullato (ted. Flatterzunge, fr. frappé o trémolo dental), tecnica che consiste nel soffiare pronunciando contemporaneamente le consonanti "tr", "dr" o "vr" per far vibrare la parte anteriore della lingua oppure la consonante "r" (pronunciata come la "r" francese) per far vibrare la parte posteriore della lingua.

Un'altra tecnica eterodossa in uso nella musica jazz e rock, introdotta dal polistrumentista afroamericano Roland Kirk e resa famosa dal flautista britannico Ian Anderson, leader dei Jethro Tull, consiste nel cantare contemporaneamente all'emissione del suono. La nota cantata può essere all'unisono con quella emessa dallo strumento, ma anche a distanza di una terza maggiore, una quarta o una quinta. Il timbro dello strumento ne risulta assai modificato, diventando più scuro e pastoso ma con effetti stridenti soprattutto nel registro medio-acuto. Tra i vari gruppi progressive che hanno adottato questa tecnica in alcuni dei loro brani vanno ricordati i Focus, i Delirium e i New Trolls nell'album Concerto Grosso.

Altri effetti particolari ricorrenti in vari generi musicali sono ottenuti utilizzando il suono ottenuto chiudendo con forza le chiavi, soffiando nel flauto senza porlo in risonanza, utilizzando solo la testata o solo il trombino.

La famiglia dei flauti traversi[modifica | modifica wikitesto]

Un ottavino, il flauto più piccolo della famiglia

Esistono svariati tipi di flauti che si differenziano, oltre che per il materiale, per alcuni aspetti meccanici ed estetici. La famiglia dei flauti traversi ha diversi componenti:

  • l'ottavino, in Do (mancano però le due chiavi per il Do e Do♯ bassi), che, come indica il nome stesso, produce suoni più acuti di un'ottava rispetto al flauto ordinario (ma ne esiste anche una versione in Re♭);
  • il flauto soprano, in Sol (un'ottava più acuta del flauto contralto), in Fa e in Mi♭; questi flauti combinano le caratteristiche dell'ottavino con quelle del flauto ordinario;
  • il flauto traverso (flauto da concerto), in Do;
  • il flauto tenore (o flauto d'amore), in Si♭ (notare la strana denominazione che lo vorrebbe più basso del flauto contralto);
  • il flauto contralto in sol; è (come tutti gli strumenti non in Do) uno strumento traspositore perché suonando la nota corrispondente al Do si produce il Sol alla quarta inferiore;
  • il flauto basso in Do (un'ottava più grave del flauto ordinario);
  • il flauto contrabbasso in Sol (un'ottava più grave del flauto contralto), chiamato anche – dalla traduzione inglese – Contra-alto;
  • il flauto contrabbasso in Do (due ottave sotto l'ordinario);
  • il flauto subcontrabbasso in Sol (doppio contra-alto) o in Do (doppio contrabbasso);
  • il flauto iperbasso in Do.

I flauti di uso comune sono, oltre il flauto ordinario, il flauto contralto, l'ottavino, e molto più raramente il flauto basso in Do. Gli altri membri della famiglia, tutti rari o rarissimi, trovano impiego solo nelle orchestre di flauti anche a causa dell'elevato costo e dell'intonazione problematica. I tagli più gravi, a partire dal flauto basso, a causa delle grandi dimensioni, hanno tutti la testata variamente ripiegata (a U per il flauto basso, a triangolo per i tagli superiori) per consentire l'esecuzione; i più gravi devono essere suonati in piedi con l'aiuto di speciali supporti. Il flauto iperbasso ha una lunghezza superiore agli 8 metri.

Strumenti simili[modifica | modifica wikitesto]

Il flauto traverso irlandese è uno strumento in legno molto usato come solista nella musica popolare irlandese e, nelle sue diverse versioni, deriva dal flauto traverso in uso in Europa prima dell'avvento del sistema Boehm. Ne esistono versioni con un numero di chiavi variabile da nessuna (il più popolare, detto Simple system) fino ad otto (che rendono lo strumento completamente cromatico; alcuni musicisti preferiscono però avere strumenti senza chiavi e con diverse intonazioni come accade per il tin whistle). La versione senza chiavi ha due ottave d'estensione (corrispondenti a quelle del flauto dolce, a partire dal Re) ed è intonata in Re maggiore; tuttavia non è uno strumento traspositore: esattamente come l'ottavino o il traversiere barocco, è in Re perché non possiede gli ultimi fori o chiavi per raggiungere il Do basso e le note scritte corrispondono al suono reale. Poiché le posizioni per le note alterate senza l'aiuto di chiavi sono ritenute scomode o possono essere stonate, questo strumento è praticamente limitato a due sole tonalità (Sol maggiore e Re maggiore). La versione senza chiavi ha sei fori (più due non azionabili all'estremità del flauto); le posizioni non differiscono da quelle del flauto standard (la posizione del Fa produce un Fa♯), fatta eccezione per il Do♯, che viene realizzato chiudendo il foro del medio della mano sinistra: è possibile anche – con diversa posizione – produrre il Do naturale (che permette di eseguire pezzi in Sol). Pare che molti flauti irlandesi attorno al XIX secolo derivassero da flauti standard provenienti dalle bande dell'esercito inglese, a cui venivano bloccate alcune chiavi per ricondurli alla tonalità di Re.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La storia del flauto traverso europeo, in quanto tale, inizia attorno al medioevo (la storia del flauto in generale, per contro, è assai più antica e geograficamente più estesa).

Nel Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Due flautisti dal manoscritto delle Cantigas de Santa Maria.

Varie fonti iconografiche e letterarie attestano la presenza di flauti traversi in Europa almeno dal X secolo. Gli strumenti illustrati appaiono costruiti in un unico pezzo (due per il flauto basso): un tubo cilindrico di legno con sei fori per le dita (non otto come il flauto dolce) più il foro di insufflazione. Dalle immagini si può notare che lo strumento è tenuto spesso alla sinistra dell'esecutore, segno che probabilmente era costruito con tutti i fori perfettamente allineati, permettendo al flautista di scegliere l'orientamento a piacere.

Dal X al XIII secolo, tuttavia, lo strumento era piuttosto raro, e pare gli fossero preferiti strumenti dritti, simili al flauto dolce (ma non ancora propriamente flauti dolci, la cui data di nascita pare sia attorno al XIV secolo). Giunto in Europa dall'Asia, quasi certamente dalla Cina, attraverso gli scambi culturali mediati dall'impero romano d'Oriente, il flauto traverso divenne popolare in Francia e in Germania (ed era perciò chiamato flauto tedesco per differenziarlo dagli strumenti dritti). In questi paesi venne usato nella musica popolare e nella musica di corte (assieme ad altri strumenti quali la viella), ma sarebbe passato più di un secolo prima che si diffondesse nel resto dell'Europa.

La prima citazione letteraria del flauto traverso è del 1285 in una lista di strumenti di Adenet le Roi. A questa citazione segue un silenzio di circa settant'anni, al termine dei quali le fortune del flauto vennero ravvivate (attorno al 1350) da un vento di attivismo militare. L'esercito svizzero, infatti, adottò il flauto come strumento di segnalazione e questo lo diffuse nel continente. Fu verso il 1500 che il flauto traverso venne introdotto anche nelle corti come strumento orchestrale e solista.

Nel Rinascimento (1400-1600)[modifica | modifica wikitesto]

Maestro delle mezze figure femminili, Le tre musicanti, prima metà del XVI secolo. Al centro, una suonatrice di traversa.

Il flauto rinascimentale, chiamato anche, nel XVI secolo, traversa[3], mantenne sostanzialmente la struttura del flauto medievale. Si ha testimonianza dell'esistenza di diverse taglie, come richiedeva la polifonia allora praticata: "discantus" (oggi detta generalmente soprano) tagliato in La (La3-Mi6) o Sol (Sol3-Re6), "tenor-altus" (oggi detta tenore) tagliato in Re (Re3-La5), "bassus" (oggi detta basso) tagliato in Sol (Sol2-Re5). Si tratta di uno strumento dall'aspetto molto semplice: un tubo di legno (di solito bosso o susino o altri alberi da frutto) essenzialmente cilindrico (come il flauto moderno e diversamente dal flauto barocco, conico) provvisto di un foro di imboccatura e sei per le dita, tutti piuttosto piccoli. Era solitamente costruito in un pezzo unico, tranne la taglia più grande, il basso, divisa in testata e corpo per motivi pratici. La taglia media, il tenore, era la più diffusa, anche come strumento solista, mentre il soprano e il basso erano solitamente utilizzati nei consort, ossia orchestre di sole traverse, composte di un soprano (spesso sostituito da un tenore), due tenori e un basso; i quattro flauti così disposti, cioè uno per ciascuno dei quattro registri vocali, erano in grado di suonare pezzi polifonici originariamente scritti per voci come madrigali e mottetti.

Da quell'epoca sono giunti fino a noi circa 50 strumenti e diverse testimonianze documentali in vari trattati musicali in cui compaiono descrizioni e disegni dello strumento. Tra i più importanti:

Il flauto trova posto nei complessi di musica da camera spesso sotto forma di strumenti intonati in Re.

Una traversa tenore

Nel Barocco (1600 - 1750)[modifica | modifica wikitesto]

Figura di flautista tratta dai Principes di Jacques Hotteterre; probabilmente si tratta di Hotteterre stesso. Il flauto è del tipo in tre pezzi in uso dalla fine del Seicento fino al 1720 circa.
Copia di Mats Halfvares di un flauto in tre pezzi costruito da Pierre Jaillard Bressan intorno al 1700.
Copia moderna realizzata da Boaz Berney di un flauto costruito da Thomas Lot, Parigi, circa 1740.
Stesso flauto, smontato (il trombino è però ancora innestato sulla seconda metà del corpo); sopra di esso, un corpo di ricambio (da 415 Hz a 392 Hz).

Durante il Seicento non abbiamo molte notizie sul flauto traverso, forse a causa del crescente successo del violino come strumento solista e alla concorrenza del flauto dolce; il passaggio dal Rinascimento al Barocco ha anche segnato la fine delle taglie intermedie, poiché il nuovo gusto tendeva a privilegiare la melodia con accompagnamento rispetto alla polifonia tipica del Rinascimento, rendendo quindi obsoleti i consort. Pare che nella prima parte del secolo il flauto sia rimasto nella forma rinascimentale, ma uno strumento anonimo conservato ad Assisi e risalente alla metà del secolo o poco più avanti presenta, pur mantenendo un'intonazione più rinascimentale che barocca, la medesima costruzione in tre pezzi e una chiave dei flauti che iniziano ad apparire in Francia alla fine del secolo e che sono considerati i primi veri flauti barocchi.

Il flauto barocco, chiamato anche flauto a una chiave o (flauto) traversiere, subisce molte modifiche ad opera di famiglie di costruttori di legni che dedicano particolare cura nel perfezionarlo, in particolare la famiglia Hotteterre alla fine del Seicento. Lo strumento viene diviso in tre pezzi (testata, corpo e trombino) e la cameratura non è più interamente cilindrica come avveniva nel flauto rinascimentale: il corpo e il trombino sono ora conici, restringendosi verso il fondo ("conicità inversa", secondo alcuni, se rapportata a quella dell'oboe, che invece si allarga verso il basso). Ai sei fori del flauto rinascimentale se ne aggiunge un settimo per il mi bemolle, controllato da una chiave chiusa[4]. L'estensione dello strumento, di due ottave e mezza (Re3-La5, ma di norma i compositori non si spingono oltre il Mi5), è ora completamente cromatica. Poco più tardi, intorno agli anni venti del Settecento, il corpo centrale verrà diviso in due parti, di cui quella superiore intercambiabile con altre di diversa lunghezza, dette corpi di ricambio, per consentire allo strumento di adattarsi ai vari diapason utilizzati nelle diverse corti europee. Per tutto il resto del Settecento e l'inizio dell'Ottocento questo tipo di flauto in quattro pezzi e una chiave rimarrà lo standard più diffuso, anche accanto ai modelli con più chiavi tipici della fine del Settecento.

Il fatto che nel corso del XVII secolo si sia iniziato a costruire i flauti (sia traversi, sia dolci) in tre parti, mentre nel Rinascimento erano costruiti, anche i più grandi, in un pezzo unico o al massimo in due pezzi, riflette un significativo cambiamento nella figura del flautista professionista. Nel Rinascimento gli strumentisti erano al servizio delle corti, e gli strumenti che suonavano non erano di loro proprietà, bensì della cappella di corte. Tutti gli strumenti a fiato costruiti per una stessa cappella erano accordati su uno stesso La[5], ma questo poteva variare moltissimo fra una cappella e l'altra, anche di più di mezzo tono[6]. In seguito, i virtuosi iniziarono a spostarsi da una città all'altra per le loro esibizioni, portando con sé i propri strumenti; per risolvere i problemi legati alla diversità del diapason nelle varie cappelle e al trasporto dello strumento, si cominciò a costruire flauti prima in tre pezzi, come i flauti di Hotteterre, e poi in quattro sezioni: per piccole variazioni di accordatura era sufficiente inserire la sezione centrale più o meno profondamente nella testata[7], ma oltre un certo limite era necessario sostituire del tutto la sezione centrale con una di lunghezza diversa e con le distanze tra i fori alterate proporzionalmente. I flautisti dell'epoca barocca possedevano quindi strumenti che avevano una dotazione di due, tre o anche più sezioni centrali intercambiabili, diversamente accordate[8].

Fra i flautisti, oltre che teorici, più importanti del periodo troviamo Jacques Hotteterre, Johann Joachim Quantz (autore di un importante trattato, lavorò alla corte di Federico II di Prussia, anch'egli appassionato flautista di cui era l'insegnante), Benedetto Marcello e Pierre-Gabriel Buffardin, che fu inoltre maestro di Quantz, cui probabilmente Johann Sebastian Bach dedicò alcune delle sue composizioni per flauto.

Fra i costruttori più importanti del periodo troviamo, oltre ai già citati Hotteterre e Quantz, Jean-Hyacinth (o Johannes Hyacinthus) Rottenburgh, Carlo Palanca e Jacob Denner.

Nel Classicismo (1750-1820)[modifica | modifica wikitesto]

Con le sue qualità timbriche e omogenee si adatta in perfetta simbiosi con il pensiero e l'armonia classica, sia usato come strumento da accompagnamento che solistico; in Francia è particolarmente importante la figura di François Devienne, virtuoso e autore di un influente trattato e insegnante al Conservatoire de Paris. In questo periodo molti artigiani iniziano ad aggiungere chiavi, per semplificare alcune diteggiature scomode e per omogeneizzare il suono. Queste chiavi possono essere per il fa basso e medio (nota dall'intonazione particolarmente problematica sul flauto a una chiave), il sol diesis/la bemolle basso (ha suono molto debole e velato sul tipo a una chiave), si bemolle/la diesis basso (posizione scomoda e dalla resa debole sul tipo a una chiave), do medio (suono velato sul tipo a una chiave). Già anche in precedenza alcuni avevano tentato di portare l'estensione al do basso. Gli artigiani fanno inoltre in modo che il registro acuto, in cui i compositori cominciano ad avventurarsi con più frequenza, sia di più facile emissione.

Tra i diversi artigiani che in questo periodo apportarono migliorie allo strumento possiamo ricordare Godfroi Adrien (o Godfridus Adrianus) Rottenburgh, August Grenser, Heinrich Grenser, Joseph Tacet, William Henry Potter, Johann George Tromlitz (scrisse un importante trattato) e Capellier.

Nel Romanticismo (1820-1900)[modifica | modifica wikitesto]

A questo punto la storia del flauto si biforca: da una parte l'evoluzione del flauto classico prosegue conservando la conicità della cameratura e sostanzialmente lo stesso tipo di chiavi (l'estensione si amplia raggiungendo frequentemente il si basso ed eccezionalmente anche il sol sotto il do centrale), mentre dall'altra Theobald Boehm, partendo da nuovi presupposti fisici e acustici, inizia gli esperimenti che porteranno al flauto attuale a cameratura cilindrica; durante la seconda metà dell'800 il flauto Boehm, il cui brevetto risale al 1847, ottiene giudizi contrastanti finché, ai primi del '900, il flauto conico vecchio sistema viene abbandonato.

In questo periodo il flauto trova un vasto impiego orchestrale, e viene specialmente messo in luce nelle opere degli impressionisti Claude Debussy e Maurice Ravel che sfruttano sfumature dello strumento poco conosciute.

Un flauto del tipo "nach Meyer". Elenco delle chiavi, dall'alto al basso: trillo del re acuto, do, sol#, chiave lunga del fa, chiave piccola del fa, mi bemolle, do# basso, do basso. Non visibile nella foto perché coperta dalla chiave del do è la chiave del si bemolle, il cui foro si trova fra il secondo e il terzo foro dall'alto; si scorge comunque l'estremità della rispettiva leva, da premere in questo flauto con la base dell'indice destro (la zona di congiunzione con la mano), subito a destra della leva della chiave del do e di quella del trillo del re acuto. La testata è dotata di un regolatore che permette di accordare il flauto estraendo solo la sezione sopra l'incastro con il corpo superiore; questo dispositivo, la cui invenzione si dovrebbe a Quantz, ha lo scopo di minimizzare i problemi alla risposta generale dello strumento causati dall'estrazione della testata.

Composizioni principali[modifica | modifica wikitesto]

Dettaglio dell'imboccatura
Lo stesso argomento in dettaglio: Repertorio per flauto traverso.

Alcune composizioni per flauto solo del periodo barocco[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e clavicembalo/basso continuo del periodo barocco[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonata in si minore BWV 1030 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach)
  • Sonata in la maggiore BWV 1032 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach)
  • Sonata in mi minore BWV 1034 per flauto e basso continuo (J.S. Bach)
  • Sonata in mi maggiore BWV 1035 per flauto e basso continuo (J.S. Bach)
  • Sonata in sol minore BWV 1020 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach, spuria; molto probabilmente di Carl Philipp Emanuel Bach)
  • Sonata in mi bemolle maggiore BWV 1031 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach, spuria; molto probabilmente di C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in do maggiore BWV 1033 per flauto e basso continuo (J.S. Bach, probabilmente spuria; il basso potrebbe essere stato aggiunto solo successivamente forse da C.Ph.E. Bach o da un allievo; alcuni la considerano del tutto spuria)
  • Sonata in mi minore HWV 359b per flauto e basso continuo (Georg Friedrich Händel)
  • Sonata in sol maggiore HWV 363b per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in si minore HWV 367b per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in la minore HWV 374 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 1 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in mi minore HWV 375 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 2 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in si minore HWV 376 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 3 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in re maggiore HWV 378 per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in mi minore HWV 379 per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonate metodiche per flauto e basso continuo (Telemann)
  • Sonata in fa minore per flauto e basso continuo (Telemann)
  • Sonata in sol maggiore n.5 per flauto e basso continuo (Jean-Marie Leclair)
  • Sonata in si minore n.6 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonata in mi minore n.7 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonata in sol maggiore n.8 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonate op. 1 per flauto e basso continuo (Pietro Antonio Locatelli)
  • Varie sonate (Johann Joachim Quantz)
  • 121 sonate per flauto e basso continuo (Federico II di Prussia)
  • 2 raccolte di sonate (Michel Blavet)

Alcune composizioni per flauto e orchestra del periodo barocco[modifica | modifica wikitesto]

  • Suite in si minore BWV 1067 (J.S. Bach)
  • vari concerti (Johann Joachim Quantz)
  • 4 concerti per flauto e orchestra d'archi (Federico II di Prussia)
  • vari concerti: op. X (6 concerti espressamente destinati al flauto traverso), RV 427, RV 429, RV 783, RV 431, RV 432, RV 436, RV 438, RV 440 (Antonio Vivaldi)[9]
  • concerto in la minore (Blavet)

Alcune composizioni per flauto solo del primo periodo classico[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e clavicembalo/fortepiano del primo periodo classico[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonata "amburghese" in sol maggiore Wq. 133 (C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in re maggiore Wq. 83 (C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in mi maggiore Wq. 84 (C.Ph.E. Bach)

Alcune composizioni per flauto e orchestra del primo periodo classico[modifica | modifica wikitesto]

  • Concerto in re minore H. 426 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in sol maggiore H. 44 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in la minore H. 431 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in la maggiore H. 438 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in si bemolle maggiore H. 435 (C.Ph.E. Bach)

Alcune composizioni per flauto e fortepiano/pianoforte del periodo classico e tardoclassico[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 5 in si bemolle maggiore KV 10 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 6 in sol maggiore KV 11 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 7 in la maggiore KV 12 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 8 in fa maggiore KV 13 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 9 in do maggiore KV 14 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 10 in si bemolle maggiore KV 15 (Mozart)
  • Serenata in re maggiore op. 41 per flauto (o violino) e pianoforte (Ludwig van Beethoven)
  • 6 arie con variazioni per flauto (o violino) o pianoforte op. 105 (Beethoven)
  • 10 arie con variazioni per flauto (o violino) e pianoforte op. 107 (Beethoven)
  • Sonata in si bemolle maggiore Anh. 4 (Beethoven, incerta)
  • Grande sonata concertante in la minore op. 85 (Friedrich Kuhlau)

Alcune composizioni per flauto e orchestra del periodo classico e tardoclassico[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto solo del periodo romantico[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e pianoforte del periodo romantico[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e orchestra del periodo romantico[modifica | modifica wikitesto]

  • Concerto in mi minore (Saverio Mercadante)
  • Concerto in mi minore (Mercadante)
  • Concerto in re maggiore (Mercadante)
  • Concerto in re maggiore op. 283 (Reinecke)
  • Grande Polonaise in re maggiore op. 16 (Theobald Boehm)
  • Concerto op. 17 (Bernhard Romberg)
  • Romanza siciliana per flauto e orchestra in sol minore J. 47 (Carl Maria von Weber)
  • Romanza in re bemolle maggiore per flauto e orchestra op. 37, R 192 (Camille Saint-Saëns)
  • Odelette in re maggiore per flauto e orchestra op. 162, R 212 (Saint-Saëns)
  • Tarantella in la minore per flauto, clarinetto e orchestra op. 6, R 183 (Saint-Saëns)
  • Ballade op. 288 (Reinecke)
  • Der Zweikampf, polacca in si maggiore per flauto, fagotto e orchestra TrV 133, AV 82 (Richard Strauss)

Alcune composizioni per flauto solo del periodo moderno e contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e pianoforte del periodo moderno e contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

Alcune composizioni per flauto e orchestra del periodo moderno e contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ardal Powell, 1: 'Shepherds, monks, and soldiers', in The flute, Yale University Press, 2002.
  2. ^ Philippe Lescat, "Il Pastor fido", une œuvre de Nicolas Chédeville, in Vivaldi vero e falso. Problemi di attribuzione, "Studi di musica veneta" - "Quaderni vivaldiani VII", a cura di Antonio Fanna e Michael Talbot, Olschki, Firenze 1992. - ISBN 88-222-3987-3
  3. ^ Il nome traversa in seguito si è mantenuto, almeno fino agli inizi del '700, per indicare ciò che oggi intendiamo come flauto barocco o traversiere; oggi si preferisce chiamare traversa solo il flauto rinascimentale.
  4. ^ Quantz aggiungerà un'ulteriore chiave per il re diesis, per conservare la differenza di comma tra le due note, ma l'idea non si diffonderà; Tromlitz, in seguito, adotterà lo stesso tipo di doppia chiave.
  5. ^ Oggi è fissato internazionalmente a 440 Hz.
  6. ^ Oggi per le copie moderne di strumenti originali si sono imposti, per motivi pratici, tre tipi di diapason: quello più comune, che oggi è anche lo standard per la musica barocca, è La = 415 Hz (mezzo tono sotto rispetto all'attuale standard); gli strumenti di fine Seicento e inizio Settecento, come quelli di Hotteterre e J. H. Rottenburgh, solitamente si costruiscono a 392 Hz (un tono sotto. 392 Hz è il diapason, particolarmente basso, della musica francese da camera fra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento; fu imitato anche in Germania e in particolare era la preferenza di Quantz); per i flauti della fine del Settecento si preferisce un diapason a 430 Hz, cioè poco più basso rispetto ad oggi.
  7. ^ In misura più limitata rispetto a come si fa tuttora, a causa della conformazione interna dei giunti che, essendo più grossi in uno strumento di legno, formerebbero un dislivello notevole fra i due pezzi se questi sono allontanati troppo, compromettendo la risposta generale dello strumento.
  8. ^ Un noto flauto, oggi molto popolare e riprodotto di frequente dai costruttori, realizzato da G.A. Rottenburgh intorno al 1770 e ora parte della collezione del flautista Barthold Kuijken, ha una dotazione di addirittura sette corpi di ricambio. Un flauto traverso costruito da Jacob Denner dispone anche di un corpo che abbassa il diapason di una terza minore, permettendo di utilizzare il flauto nella taglia di flauto d'amore.
  9. ^ da Federico Maria Sardelli, La musica per flauto di Antonio Vivaldi, Olschki, Firenze, 2001.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, Il Lessico, vol. II, Torino, UTET, 1983, pagg. 247-252
  • The New Grove Dictionary of Musical Instruments, diretto da Stanley Sadie, Londra, MacMillan, 1984, vol. 1, pagg. 769-788, ISBN 0-333-37878-4
  • Giampiero Tintori, Gli strumenti musicali, tomo II, Torino, UTET, 1971, pagg. 740-748
  • Claudio Paradiso, Il flauto in Italia, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005
  • Giuseppe Fagnocchi, Lineamenti di storia della letteratura flautistica, Faenza, Mobydick, 1999
  • Gianni Lazzari, Il flauto traverso. Storia, tecnica, acustica, Torino, EDT, 2003.
  • Albert Cooper, Il flauto, Cremona, Turris, 2005
  • Vinicio Gai, Il flauto, Ancona, Bèrben, 1975
  • Raymond Meylan, The Flute, Londra, B.T. Basford, 1988
  • Christian Meyer, Sebastian Virdung - Musica getutscht. Les instruments et la pratique musicale en Allemagne au début du XVIe siècle, Parigi, CNRS, 1980 (contiene principalmente la traduzione francese di Musica getutscht)
  • Jacques Hotteterre le Romain, Principes de la flute traversiere, ou flute d'Allemagne - de la flute a bec, ou flute douce - et du hautbois, Amsterdam, Estienne Roger, 1728; facsimile con trad. ted. e postfazione, Kassel, Bärenreiter, 1982
  • Johann Joachim Quantz, Versuch einer Anweisung, die Flöte traversière zu spielen, Berlin, 1752; facsimile con prefazione, postfazione e note, Kassel, Bärenreiter, 1983
  • Marcello Castellani, Elio Durante, Del portar della lingua negli instrumenti di fiato - Per una corretta interpretazione delle sillabe articolatorie nella trattatistica dei secc. XVI-XVIII, 2ª ed., Firenze, S.P.E.S., 1987
  • Stefano Benini, Il flauto e il jazz, Padova, Muzzio, 1992
  • Filadelfio Puglisi, I flauti traversi rinascimentali in Italia - The renaissance transverse flutes in Italy, Firenze, S.P.E.S., 1995
  • Janice Dockendorff-Boland, Method for the one-keyed flute, University of California Press, 1998
  • Leonardo De Lorenzo, My Complete Story of the Flute, Lubbock, Texas Tech University Press, 1992
  • Hector Berlioz, Grand traité d'instrumentation et d'orchestration modernes, 1843[1][2]
  • Nikolay Rimsky-Korsakov, Основы оркестровки ("Principi di orchestrazione"), 1912
  • John Solum, The early flute, Clarendon Press, Oxford, 1992
  • Federico Maria Sardelli, La musica per flauto di Antonio Vivaldi, Olschki, Firenze, 2001

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  1. ^ L'edizione originale (Parigi-Bruxelles, Lemoine, 1843) è accessibile gratuitamente on-line in Internet Archive.
  2. ^ edizione ampliata da Richard Strauss