Teosofia

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Emblema della Società Teosofica

La teosofia (dal greco θεός, 'dio', e σοφία, 'sapienza') è un insieme di diverse dottrine esoterico-filosofiche storicamente succedutesi dal XV al XXI secolo, che si richiamano l'una all'altra.

Correnti principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Nella filosofia neoplatonica, la teosofia indica la sapienza divina, alla quale l'uomo può accedere attraverso un'esperienza mistica e ascetica.
  • Nella filomazia, la teosofia indica la circolarità di tutte le cose in divenire, alla quale l'uomo può accedere solo attraverso la perenne ricerca di se stesso partendo dall'osservazione del contingente realismo.
  • La teosofia diventa una dottrina filosofica del XVII secolo, la quale sostiene che tutte le religioni hanno un'unica origine. Tale dottrina afferma di poter condurre l'uomo alla verità tramite una conoscenza esoterica della divinità.
  • Un nuovo movimento ed una dottrina religiosa-esoterica risalenti al XIX secolo, in un sistema sincretico di elementi cristiani, orientali, filosofici, spiritisti, assume la possibilità di un contatto diretto con la divinità, predicando la metempsicosi (letteralmente passaggio da un corpo a un altro).
  • In particolare, la teosofia è la dottrina propugnata dalla Società Teosofica, fondata nel 1875 a New York da Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), che appunto si proponeva di divulgare il pensiero teosofico, secondo il quale tutte le religioni deriverebbero da un'unica verità divina. Tale verità sarebbe stata tramandata nel corso della storia attraverso una strettissima cerchia di iniziati, che avrebbero rivelato solo gli aspetti più conformi al periodo storico in cui essi si sarebbero venuti a trovare.

L'esoterista René Guénon tiene però a distinguere la teosofia di stampo neoplatonico, di orientamento religioso e in particolar modo cristiano, alla quale appartenevano le dottrine di Jacob Böhme, Johann Georg Gichtel, William Law, Jane Lead, Swedenborg, Louis Claude de Saint-Martin, Eckartshausen, dalla riformulazione che ne venne data dalla Blavatsky a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, che egli chiama piuttosto teosofismo per distinguerla dalla prima accezione.[1]

Secondo Helena Blavatsky, ogni religione si rapporta con la cabbala, la teosofia e l'occultismo, incluse il Giudaismo e i maomettani. Unica eccezione sono i cristiani la cui dottrina della salvezza porta a sconfessare la pratica della teurgia. L'ebraico lamad significa "Dio insegna". Nella lingua volgare tibetana, lama significa "strada" o "cammino" e, in senso figurato, "via", come "via della saggezza e della salvezza", ma anche "croce". Nella lingua irlandese luah significa "capo spirituale" e capo di una Chiesa.[2]

La Società Teosofica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Teosofica.
Madame Blavatsky

Il metodo di questa nuova forma di teosofia proponeva un forte eclettismo e una conoscenza diretta dei testi sacri, soprattutto orientali. Alcuni studiosi vedono nel movimento teosofico l'origine della moderna "New Age",[3] con le sue libere esegesi dei testi convenzionalmente ritenuti sacri da vari culti religiosi.[4]

Nell'ambito della Società Teosofica del XIX secolo, la teosofia si configura essenzialmente come scienza esoterica. Il termine "scienza" ha dunque qui un significato molto sui generis, basato sulla credenza che al di là delle conoscenze scientifiche sulle cose, la loro intima verità (eidos) fosse accessibile solo per via chiaroveggente e intuitiva.

Helena Blavatsky definisce la teosofia, nel testo La dottrina segreta, come:

«la saggezza accumulata nel corso delle ère [...] provata e verificata da generazioni di profeti»

I tre principi e scopi su cui si basa la Società Teosofica sono:

  1. formare un nucleo di fratellanza universale dell'umanità senza distinzioni di razza, sesso, credo, casta o colore;
  2. incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze;
  3. investigare le leggi inesplicate della Natura e le capacità latenti dell'uomo.

Il testo sacro di questi teosofi è il Libro di Dzyan. La loro cosmogonia prevede uno sviluppo del mondo tramite vari stadi intermedi tra la materia e lo spirito; l'uomo, composto di corpo, anima e spirito, cresce anch'esso attraverso vari stadi definiti: materia, corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale, ragione, anima e infine spirito. L'anima umana non ha né inizio né fine: essa è destinata ad un ciclo di reincarnazioni finché raggiunge la sostanza assoluta del cosmo.

La fondatrice del movimento, Helena Blavatsky, sostenne sempre di aver compiuto un viaggio nell'allora sconosciuto Tibet,[5] dove avrebbe incontrato i Maestri della "Fratellanza Bianca", la cui esistenza sarebbe attestata in tutte le tradizioni iniziatiche sia orientali sia occidentali: questi Maestri sarebbero da identificare con gli esseri soprannaturali noti in sanscrito come Mahatma.[6]

In Tibet questi Maestri le avrebbero insegnato le arti occulte che lei avrebbe poi rivelato, parzialmente attraverso i suoi libri, quindi totalmente agli aderenti dei più alti livelli della Società da lei fondata insieme al colonnello Henry Steel Olcott.[5]

Blavatsky affermava inoltre di essere in contatto con spiriti-guida che le svelavano progressivamente le verità più segrete.[7]

Il viaggio potrebbe anche essere inteso in senso metaforico, alludendo ad una sorta di iniziazione da parte di presunti Maestri, il cui rifugio metaforico o reale si troverebbe "in Tibet"; parimenti Blavatsky sostenne anche di aver combattuto al fianco di Giuseppe Garibaldi nell'unificazione d'Italia.[8]

Influssi nel pensiero teosofico di Blavatsky possono essere ricondotti alla tradizione ermetico-massonica da lei apprese in Europa.[9]

Aspetti controversi[modifica | modifica wikitesto]

Il metodo filologico della fondatrice, che si serviva anche dell'ipnosi e dell'interpretazione psicanalitica dei sogni, sollevò tuttavia molte riserve da parte degli studiosi che lei stessa citava, come l'eminente indologo (e fondatore della disciplina delle religioni comparate) Max Müller. In particolare Müller, che pur essendo sostenitore di una concezione spiritualista dell'evoluzione umana non dava credito alle abilità prodotte dai poteri occulti, le contestò di non conoscere le lingue nelle quali lei citava a piene mani; altri, come W. E. Coleman, la accusarono di plagio di libri altrui, di distorcere cioè qualunque fonte perché si piegasse alle proprie idee.[10] Nella Dottrina Segreta Helena Blavatski avrebbe introdotto anche affermazioni esplicitamente sataniste.[11]

Guénon ha sottolineato la differenza fra l'ispirazione cristiana che caratterizzava il pensiero dei teosofi appartenenti al XVII e XVIII secolo, e il preteso esoterismo della Società Teosofica che affermava di rifarsi, in maniera ingannevole a suo dire, alle dottrine orientali.[1] Nel teosofismo, in realtà, Guénon vedeva uno stravolgimento del rosicrucianesimo, attraverso il quale l'imperialismo britannico intendeva estendere il proprio controllo in India, introducendovi concezioni moderne basate sul modello anglosassone.[12]

Ai primi del Novecento si ebbe poi una rottura ad opera di Rudolf Steiner, già membro egli stesso della Società Teosofica, ma uscito da questa in polemica con le sue impostazioni culturali di fondo, alle quali contestava di voler limitare il libero arbitrio dell'uomo affidandolo alla tutela dei mahatma; questi ultimi, in connubio con logge massoniche occulte[13], miravano secondo Steiner a snaturare il cristianesimo strumentalizzando Blavatsky, «manovrandola come una marionetta, sospingendola per vie traverse secondo i loro scopi».[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b René Guénon, Il teosofismo: storia di una pseudoreligione (PDF), traduzione di Calogero Cammarata, Carmagnola, Arktos, 1986 [1921]. Ospitato su iniziazioneantica.altervista.org.
  2. ^ (EN) Helena Blavatsky, Lamas and Druses (TXT), in Ancient Survivals and Modern Errors, p. 7. Ospitato su Internet Archive.
  3. ^ Pacifico Massi, Dialogo possibile con la New Age. Spunti di riflessione cristiana, Ascoli Piceno, Lìbrati Editrice, 2007, p. 253, ISBN 9788887691436.
  4. ^ Sarebbe stata Alice Bailey, seguace della Blavatsky, a diffondere l'espressione "new age" (cfr. Carl A. Keller, New Age: lo "spirito" della nuova era, a cura di Paola Giovetti, traduzione di P.M. Canonico, Roma, Mediterranee, 1996, p. 14, ISBN 9788827211540.
  5. ^ a b Giovetti, p. 13.
  6. ^ Erminio Lora (a cura di), Enchiridion Vaticanum, vol. 22, Edizioni Dehoniane Bologna, 2006, p. 126.
  7. ^ Giovetti, p. 70.
  8. ^ Giovetti, p. 27.
  9. ^ Jorg Sabellicus, introduzione a Eliphas Lévi, Storia della magia, Roma, Mediterranee, 1985.
  10. ^ H.P.B. cita nel suo primo libro ben 1400 lavori, ma William Emmette Coleman ha mostrato che semplicemente saccheggiò la bibliografia dei libri che aveva letto ((EN) J. N. Farquhar, The Crown of Hinduism, Oxford University Press, 1913, p. 224. Ospitato su Internet Archive). Il suo primo libro iniziava con un inno vedico copiato integralmente dalla traduzione di Max Muller. Una delle sue fonti principali fu Horace H. Wilson, il quale a sua volta traduceva i riassunti parafrastici di Sayana, un erudito indiano del tredicesimo secolo, anziché il testo originale. Vedi (EN) Denis Vidal, Max Muller and the theosophists or the other half of victorian orientalism, in Jackie Assayag, Roland Lardinois e Denis Vidal, Orientalism and Anthropology; from Max Muller to Louis Dumont, collana Pondy Papers in Social Science, n. 24, Institut Français de Pondichéry, 1997, ISBN 978-81-8470-077-0, ffhal-01293966f.
    «if Max Muller wished to place as much distance as he could between his work and that of the theosophists, the feeling was mutual. H.P. Blavatsky did not acknowledge any debt towards Wilson and other Sanskritists any more than Wilson did towards Sayana. Instead of appealing to science to ascertain the singularity of her work, she referred to the supernatural nature of the inspiration that served as her guide»
  11. ^ (EN) Per Faxneld, Blavatsky the Satanist: Luciferianism in Theosophy, ESSWE 3: The Third International ESSWE Conference, Szeged, Hungary, 6-10 July 2011.
  12. ^ Recensione all'opera di Guénon Il teosofismo. Storia di una pseudo-religione su massimopacilio.it. URL consultato il 6 marzo 2024.
  13. ^ Lucetta Scaraffia e Anna Maria Isastia, Donne ottimiste. Femminismo e associazioni borghesi nell'Otto e Novecento, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 61-62, ISBN 9788815089434.
    «La Società teosofica costituì un esempio dei più riusciti di un nuovo tipo di associazionismo che si stava affermando nel XIX secolo, fondato non più sull’appartenenza alla stessa comunità (come le confraternite) o allo stesso mestiere (come le corporazioni) ma sulla condivisione di una ideologia, Confraternite e massoneria avevano entrambe un aspetto caritatevole, e si erano costituite, almeno all’inizio, in forma segreta. (...) La massoneria però, a differenza delle confraternite, era riservata alle classi agiate e colte, e si muoveva in una dimensione internazionale di matrice illuminista che, almeno a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si compattava al suo interno grazie alla lotta contro un nemico comune, la Chiesa cattolica. Il successo che ha goduto fra le classi agiate dell’Ottocento, sulle quali indubbiamente ha esercitato una influenza sprovincializzante accelerandone il processo di secolarizzazione, ne ha fatto senza dubbio il modello per tutti i tentativi di associazionismo laico del periodo.»
  14. ^ Peter Tompkins, La vita segreta della natura, a cura di Maria Luisa Forenza, Roma, Mediterranee, 2009, p. 179, ISBN 978-88-272-2028-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Inoltre, un importante ed esaustivo compendio della Teosofia è racchiuso nei cinque volumi scritti da Arthur E. Powell, editi in Italia da Bis Edizioni:

  • Il Doppio Eterico (The Etheric Double, 1925)
  • Il Corpo Astrale (The Astral Body, 1926)
  • Il Corpo Mentale (The Mental Body, 1927)
  • Il Corpo Causale (The Causal Body And The Ego, 1928)
  • Il Sistema Solare (The Solar System, 1930)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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