Tell ‘Uqayr

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Tell ‘Uqayr
CiviltàBabilonese
Localizzazione
StatoIraq
RegioneGovernatorato di Babil
Dimensioni
Superficie10 ha [1] 
Scavi
Data scoperta1940-2
OrganizzazioneDirettorato Generale per le Antichità
ArcheologoSeton Lloyd e Fuad Safar
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 32°46′59.88″N 44°40′59.88″E / 32.7833°N 44.6833°E32.7833; 44.6833

Tell 'Uqayr è un sito archeologico a nord-est di Babilonia, a circa 60 km a sud della moderna città di Baghdad, nell'attuale Governatorato di Babil, in Iraq.

Sito archeologico[modifica | modifica wikitesto]

Il sito fu scoperto e scavato durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 ed il 1942, da un gruppo di archeologi del Direttorato Generale per le Antichità, sotto la direzione di Seton Lloyd e Fuad Safar.[2]

Il sitom è costituita da due piccoli rilievi, alti 6 metri e separati da quello che apparentemente è il letto di un antico canale.

Gli edifici e i manufatti scoperti risalgono alla cultura di Ubaid, alla cultura di Uruk e alla cultura di Gemdet Nasr; vennero inoltre scoperte quattro tavolette in scrittura pre-cuneiforme.

La scoperta più importante a Tell Uquair fu il Tempio Dipinto, un grande complesso simile nella struttura al Tempio Bianco di Anu trovato a Uruk, interamente ricoperto all'interno da pitture policrome figurative e geometriche.[3]

Alcuni degli affreschi originali erano ancora visibili al momento dello scavo e furono copiati. Diversi affreschi furono recuperati intatti e inviati al Museo di Baghdad.[4]

Si ritiene che il tempio risalga al periodo Uruk o al primo periodo Jemdet Nasr.[5] Si ritiene siano le più antiche pitture murali note, risalenti all'inizio del III millennio a.C..[senza fonte]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il sito registra una prima significativa occupazione durante il periodo Ubaid (4.500-3.500 a.C.), per crescere durante i periodi Uruk (4.000-3.100 a.C.) e Gemdet Nasr (3.100 -2.900 a.C.) . Alcune tombe della prima dinastia e una manciata di manufatti accadici e babilonesi indicano che il luogo continuò ad essere utilizzato in modo limitato fino al tempo di Nabucodonosor II.

Sulla base delle tavolette di argilla rinvenute nel sito, si ipotizza che si tratti dell'antica città babilonese di Urum.[6][7]

È noto che durante il III millennio aC Urum era un luogo di culto di Sin, il dio della luna nella mitologia babilonese, protettore del ciclo lunare e degli elementi naturali a esso connessi.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesca Giusti, I primi stati la nascita dei sistemi politici centralizzati tra antropologia e archeologia, Donzelli, 2002, pp. 139, ISBN 9788879896771.
  2. ^ (EN) Seton Lloyd e Fuad Safar, Tell Uqair: Excavations by the Iraq Government Directorate General of Antiquities in 1940 and 1941, Journal of Near Eastern Studies, 1943.
  3. ^ Light and colour in a Mesopotamian temple (Tell Uqair, LC5), su archeorient.hypotheses.org. URL consultato il 26 dicembre 2023.
  4. ^ Tell ‘Uqair “Painted Temple”, su penn.museum. URL consultato il 26 dicembre 2023.
  5. ^ (EN) Sarah Dermech, The Tell'Uqair temple (4th mill. BC): colours and iconography, in BAF-Online: Proceedings of the Berner Altorientalisches Forum, vol. 1, 2016, DOI:10.22012/baf.2016.22.
  6. ^ Robert K Englund, Proto-Cuneiform Texts from Diverse Collections, Gebr. Mann Verlag, 1996, ISBN 978-3-7861-1875-6.
  7. ^ (EN) Piotr Steinkeller, On the Reading and Location of the Toponyms ÚR×Ú.KI and A.ḪA.KI, in Journal of Cuneiform Studies, 32(1), The University of Chicago Press, 1980, pp. 23-33, DOI:10.2307/1359788.
  8. ^ (EN) Wu Yuhong e Stephanie Dalley, The Origins of the Manana Dynasty at Kish, and the Assyrian King List, in British Institute for the Study of Iraq, vol. 52, 1990, pp. 159-165, DOI:10.2307/4200326.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBN IT\ICCU\CFI\0114992.