Tebaide (Stazio)

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Tebaide
Titolo originaleThebais
Lotta tra Eteocle e Polinice
AutorePublio Papinio Stazio
1ª ed. originale92 d.C.
1ª ed. italiana1570
Editio princepsRoma, 1470 circa
Generepoema epico
Lingua originalelatino
AmbientazioneTebe, Argo, Olimpo, Grecia
ProtagonistiI Sette a Tebe (Polinice, Adrasto, Anfiarao, Partenopeo, Tideo, Capaneo, Ippomedonte)
AntagonistiEteocle
Altri personaggiIssipile
Melanippo
Giocasta
Creonte
Seguito daSilvae

La Tebaide (Thebais) è un poema epico latino dello scrittore Papinio Stazio, composto nel I secolo e incentrato sulla guerra mitica di Eteocle e Polinice sotto la città di Tebe. Il poema è diviso in 12 libri per un totale di 9.748 esametri (pressoché identica in lunghezza all'Eneide virgiliana, che conta 9.896 esametri).

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Libro 1: La Tebaide si apre con una priamel in cui il poeta rifiuta diversi temi che trattano la mitologia tebana e decide di concentrarsi sulla casa di Edipo (Oedipodae confusa domus), al che fa seguito una recusatio e un passo in lode di Domiziano.

La narrazione inizia con la preghiera di Edipo agli dei ctonii e la maledizione sui suoi figli Polinice ed Eteocle che lo hanno respinto e maltrattato. La Furia Tisifone ascolta la preghiera di Edipo e sale sulla terra per adempiere alla maledizione, causando conflitti tra Eteocle e Polinice (che è in esilio per un anno mentre Eteocle detiene il trono di Tebe). Segue un concilio degli dei (concilium deorum) in cui Giove informa gli dei del suo piano per coinvolgere Tebe e Argo in una guerra; quando Giunone supplica appassionatamente per Argo, viene messa a tacere dalla decisione irremovibile di Giove. Mercurio viene inviato negli inferi per recuperare l'ombra di Laio per guidare Eteocle in guerra.

Nel frattempo Polinice è guidato da una tempesta verso Argo e la soglia del palazzo di Adrasto, dove incontra Tideo in esilio da Calidone e che cerca anche rifugio e combatte con lui. Adrasto invita i due esiliati, li festeggia e, in adempimento di una profezia, offre loro le sue figlie per sposarsi; prosegue spiegando l'eziologia della festa che stanno celebrando gli Argivi, raccontando la storia della purificazione di Apollo da parte di Crotopo e la sua seduzione di sua figlia Psamate, che alla fine porta alla morte di lei e di suo figlio Lino, seguita dalla vendetta di Apollo, che invia un mostro mangiatore di bambini dagli inferi che in seguito fu ucciso da Corebo e che, infine, offrì un sacrificio ad Apollo per porre fine alla piaga. Il libro termina con la preghiera di Adrasto ad Apollo.

Libro 2: Il secondo libro inizia con Mercurio che guida l'ombra di Laio a Tebe; Laio appare nei panni di Tiresia a Eteocle in un sogno e lo spinge a rifiutare di permettere a Polinice di diventare re quando il suo anno sia finito. Adrasto sposa Polinice con Argia e Tideo con Deipile in una cerimonia segnata da cattivi presagi. Il poeta descrive la collana di Armonia, che Argia indossa al matrimonio, come un oggetto che porta sfortuna ai suoi portatori e causa conflitti. Polinice invia Tideo in un'ambasciata a Eteocle per ricordargli che il suo tempo di regno è finito, ma Eteocle rifiuta la richiesta di rinunciare al trono. Tideo esce da Tebe con rabbia ed Eteocle lancia un agguato per ucciderlo in un passo di montagna: l'eroe calidonio, però, uccide tutti tranne Meone, in modo che possa riportare la notizia ad Eteocle.

Libro 3: Meone ritorna a Tebe, riferisce il massacro ad Eteocle, criticando il comportamento del tiranno e poi si suicida. I tebani escono per esaminare il massacro e seppellire i morti. Giove ordina a Marte di andare sulla terra per scatenare la guerra, ma Venere blocca il suo carro, implorandolo di impedire la guerra. Marte segue i comandi di Giove e si dirige sulla terra, suscitando guai nelle città e aiutando Tideo a diffondere la notizia della battaglia combattuta. Arrivato ad Argo, infatti, l'eroe esorta la gente della città ad attaccare immediatamente Tebe, ma Adrasto impiega un po' di tempo a pensare al miglior modo di agire. Anfiarao e Melampo vanno ad Afete a trarre gli auspici per l'imminente guerra, che fa presagire confusione, violenza e morte. Marte spinge gli Argivi in delirio, che prendono le armi e si radunano alle porte del palazzo, chiedendo la guerra. Argia, solidale con l'irrequietezza di suo marito, fa appello ad Adrasto per accelerare la guerra. Il re viene finalmente convinto e inizia i preparativi.

Libro 4: Tre anni dopo, gli Argivi e i loro alleati sono riuniti e il poeta chiede a Fama e Vetustas di aiutarlo nel catalogo di eroi e alleati. I Tebani si preparano a malincuore alla guerra. A causa dei cattivi presagi e dell'avvertimento di Bacco, il re Eteocle consulta Tiresia, che afferma che evocare gli spiriti è un modo più certo di predire il futuro, quindi Tiresia, Eteocle e Manto vanno nel bosco di Diana per eseguire la negromanzia. Manto e Tiresia hanno una visione degli inferi e i suoi numerosi abitanti vengono a bere il sangue offerto. Vedono anche lo spirito di Laio a distanza, che si avvicina solo dopo che Tiresia lo convince che il suo odio è per suo figlio Edipo, non suo nipote Eteocle; lo spirito del vecchio re dice loro che Tebe sarà vittoriosa, ma la vittoria apparterrà a Edipo. Mentre gli Argivi marciano attraverso Nemea, Bacco provoca una siccità; l'esercito incontra Ipsipile che allatta il bambino Ofelte e che lascia il piccolo e mostra agli Argivi una sorgente dove finalmente trovano acqua; il libro termina con le lodi per Nemea.

Libro 5: Su richiesta degli Argivi, Ipsipile racconta la sua storia ma, mentre parla, un serpente uccide Ofelte. Il re Licurgo ed Euridice piangono il loro figlio e gli Argivi suggeriscono l'istituzione dei giochi di Nemea per commemorare Ofelte.

Libro 6: Gli Argivi compiono sacrifici funebri mentre Euridice recita un lamento. Nove giorni dopo, i concorrenti si riuniscono per i nuovi Giochi di Nemea.

Libro 7: Giove, arrabbiato per il ritardo di Nemea, manda Mercurio al tempio di Marte in Tracia perché smuova l'esercito: Marte, allora, manda il panico nell'esercito argivo per spaventare i soldati che riprendono la loro marcia. Bacco supplica Giove di evitare la guerra invano quando gli Argivi arrivano a Tebe con terribili presagi. Antigone e un vecchio servitore guardano l'esercito da una torre e descrivono gli eroi (teichoscopia), e Giocasta cerca di dissuadere Polinice dal combattimento.

Gli Argivi uccidono due tigri sacre a Bacco e spingono i Tebani a combattere. Il poeta invoca la musa mentre inizia a descrivere la prima scaramuccia in cui Apollo dà ad Anfiarao una aristeia. Durante la battaglia, la terra si apre e ingoia Anfiarao e il suo carro.

Libro 8: Mentre Anfiarao scende nell'Ade, Plutone, minacciato da questa violazione del suo regno, manda Tisifone a devastare il campo di battaglia. I Tebani celebrano dopo la battaglia mentre Melampo si propizia Tellus con sacrifici nel campo Argivo. Il poeta invoca Calliope quando la battaglia si accende di nuovo. Entrambe le parti ottengono vittorie nei combattimenti, ma Ati, promesso sposo di Ismene, viene ucciso e portato a Edipo. Tideo è ferito da Melanippo, lo uccide e gli divora il cervello, poi muore a sua volta.

Libro 9: Si accende la mischia per il corpo di Tideo. Tisifone guida Ippomedonte e l'eroe compie una aristeia, finendo, però, ucciso dal fiume Ismeno. Gli eroi combattono per il corpo di Ippomedonte e Ipseo muore. Atalanta in Arcadia sogna la morte del figlio Partenopeo e prega Diana che gli dà forza per una aristeia prima che venga ucciso da Driante.

Libro 10: I Tebani celebrano la vittoria momentanea, mentre le mogli degli eroi di Argo eseguono sacrifici a Giunone, che manda Iride nel bosco di Sonno, che fa dormire profondamente l'esercito tebano durante la notte. Una banda di soldati viene raccolta dagli Argivi, entra nel campo tebano e massacra i guerrieri addormentati. Dimante e Opleo uccidono molti tebani e vengono uccisi insieme. I Tebani si svegliano e fuggono in città; c'è una battaglia alle porte, che alla fine vengono chiuse. Tiresia esige la morte di Meneceo affinché la guerra finisca e il giovane si getta dalle mura. Capaneo si arrampica su una torre e maledice Giove, che lo uccide con un fulmine.

Libro 11: Gli Argivi sono respinti dai Tebani nel loro accampamento. Tisifone e Megera spingono Polinice a sfidare Eteocle a singolar tenzone per decidere la guerra. Giocasta e Antigone cercano di dissuaderli, ma i due escono nella pianura per combattere e si uccidono a vicenda, ed Edipo si lamenta mentre Giocasta si uccide alla notizia. Creonte prende il potere, proibisce la sepoltura di Polinice e dei morti argivi ed esilia Edipo, mentre gli Argivi ritornano a casa.

Libro 12: I Tebani seppelliscono i loro morti. Le vedove argive si recano a Tebe per seppellire i loro parenti morti ma ricevono la notizia che Creonte ha negato loro la sepoltura; le donne viaggiano ad Atene per chiedere a Teseo di aiutarle. Argia viene segretamente a Tebe e incontra Antigone fuori dal muro; bruciano i corpi dei fratelli su una pira, ma le fiamme si separano. Creonte arresta le donne mentre le vedove si prostrano supplici all'altare di Clementia ad Atene. Teseo prepara un esercito contro Tebe e uccide Creonte in battaglia.

Il poema termina con un epilogo in cui il poeta prega che la sua poesia abbia successo, dichiara di non voler rivaleggiare con l'Eneide e si augura che la sua fama gli sopravviverà.

Traduttori in lingua italiana[modifica | modifica wikitesto]

Il grande successo della Tebaide lungo la tarda antichità e il medioevo (si pensi all'uso che ne fa Dante, oltre ad introdurre Stazio come personaggio negli ultimi canti del Purgatorio) spiega anche le numerose traduzioni del poema lungo l'età moderna, da quella di Erasmo da Valvasone, nel 1570, a quella di Giacinto Nini (1630).

Una delle traduzioni più famose ed ancora oggi usate è quella di Cornelio Bentivoglio, che nel 1729 la pubblicò con lo pseudonimo "Selvaggio Porpora". Seguirono la traduzione di Giulio Lisati (Chioggia, 1839) e di Umberto Sailer, stampata a Venezia nel 1881.

Nel XX secolo si segnalano la traduzione di Giovanna Faranda Villa (1998) per Rizzoli e di Laura Micozzi (2010) per Mondadori.

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

  • Publius Papinius Statius, Le Opere, notizie introduttive di Federico Dubner, Giuseppe Antonelli Editore, Venezia, 1840.
  • La Tebaide, 2 voll., trad. Cornelio Bentivoglio, introduzione e note di Carlo Calcaterra, Collezione di Classici Italiani con note, UTET, Torino, 1928.
  • La Tebaide: Libro I, introd., testo, trad. e note di Franco Caviglia, Collezione Scriptores Latini n.13, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1973.
  • Opere, testo latino a fronte, a cura di Antonio Traglia e Giuseppe Aricò, Collana Classici Latini, UTET, Torino, 1980-1987, pp. 1128.
  • Tebaide, trad. e note di Giovanna Faranda Villa, introduzione di William J. Dominik, Collana Classici greci e latini, BUR, Milano, 1998 ISBN 978-88-17-17213-4.
  • Tebaide. A cura di Laura Micozzi. Testo originale a fronte, introd. di L. Micozzi, Collana Classici Greci e Latini n.164, Oscar Mondadori, Milano, 2010 ISBN 978-88-04-59173-3.

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