Tear down this wall!

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Il presidente statunitense Ronald Reagan mentre parla di fronte alla Porta di Brandeburgo

Tear down this wall! (Abbatta questo muro!) è una frase pronunciata il 12 giugno 1987 dall'allora presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan durante un discorso tenuto presso la Porta di Brandeburgo, in occasione dei 750 anni di Berlino.[1][2] La frase era un'esortazione rivolta al segretario generale del PCUS Michail Gorbačëv ad abbattere il Muro di Berlino.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Costruito nel 1961, il Muro di Berlino divenne noto come un simbolo della contrapposizione Est-Ovest. Il presidente Reagan nel 1987 visitò Berlino per la seconda volta in cinque anni durante un momento di accresciuta tensione causata in particolare dal dibattito sul posizionamento di missili statunitensi a corto raggio in Europa.

Il discorso[modifica | modifica wikitesto]

Il discorso integrale

Il discorso fu tenuto in prossimità della Porta di Brandeburgo, luogo simbolo della città che, pur trovandosi oltre il muro, nella zona orientale della città, era ben visibile alle spalle del presidente statunitense[1].

Il discorso presidenziale usò il muro come metafora per le differenze ideologiche ed economiche tra Est ed Ovest e la frase Tear down this wall era la logica conclusione per proposte inoltrate.[1] L'inserimento di questa frase fu fonte di controversie all'interno dell'amministrazione Reagan. Diversi membri dello staff sconsigliarono di menzionare il muro, affermando che ciò avrebbe provocato ulteriori tensioni col blocco sovietico e avrebbe messo in imbarazzo Gorbačëv, con il quale il presidente Reagan aveva costruito un buon rapporto.[3] Fu soprattutto Peter Robinson, speechwriter della Casa Bianca, che si recò preventivamente in Germania Ovest per sondare il ritorno positivo del discorso, ad insistere per introdurre la frase e Reagan approvò.[3][4]

Arrivato a Berlino il 12 giugno 1987, il presidente Reagan ha prima visitato il Palazzo del Reichstag per poi dirigersi verso la Porta di Brandeburgo. Il discorso fu tenuto alle due del pomeriggio davanti a circa quarantamila persone.[1][5] Reagan era protetto da due lastre di vetro antiproiettile alle spalle per evitare eventuali azioni terroristiche provenienti dalla zona Est, che ovviamente non poteva essere presidiata dalle forze di polizia occidentali.[1] Quel pomeriggio, Reagan disse:

(EN)

«We welcome change and openness; for we believe that freedom and security go together, that the advance of human liberty can only strengthen the cause of world peace. There is one sign the Soviets can make that would be unmistakable, that would advance dramatically the cause of freedom and peace. General Secretary Gorbačëv, if you seek peace, if you seek prosperity for the Soviet Union and eastern Europe, if you seek liberalization, come here to this gate. Mr. Gorbačëv, open this gate. Mr. Gorbačëv, Mr. Gorbačëv, tear down this wall!»

(IT)

«Accogliamo con favore il cambiamento e l'apertura, perché crediamo che la libertà e la sicurezza vadano insieme, che il progresso della libertà umana non può che rafforzare la causa di pace nel mondo. C'è solo un'azione che i sovietici possono fare che sarebbe inconfondibile, che farebbe avanzare drammaticamente le cause delle libertà e della pace. Segretario generale Gorbačëv, se cerca la pace, se cerca la prosperità per l'Unione Sovietica e per l'Europa orientale, se cerca liberalizzazione, venga qui a questa porta. Signor Gorbačëv apra questa porta. Signor Gorbačëv, Signor Gorbačëv, abbatta questo muro!»

Più tardi, nel suo discorso, Reagan disse inoltre:[6]

(EN)

«As I looked out a moment ago from the Reichstag, that embodiment of German unity, I noticed words crudely spray-painted upon the wall, perhaps by a young Berliner: "This wall will fall. Beliefs become reality." Yes, across Europe, this wall will fall. For it cannot withstand faith; it cannot withstand truth. The wall cannot withstand freedom.»

(IT)

«Mentre qualche attimo fa guardavo fuori dal Reichstag, la personificazione dell'unità tedesca, ho notato parole rozzamente dipinte a spray sul muro, magari da un giovane berlinese: «Questo muro cadrà. Le convinzioni diventano realtà». Sì, in tutta Europa, questo muro cadrà. Perché non può resistere alla fede; non può resistere alla verità. Il muro non può resistere alla libertà.»

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Muro di Berlino § La caduta.

Nel 1987 il discorso ricevette una copertura mediatica relativamente modesta.[5] Dalla parte orientale della cortina di ferro l'accoglienza al discorso fu fredda: l'agenzia di stampa sovietica TASS definì la visita «apertamente provocativa, portatrice di guerra»[5] e Günter Schabowski parlò di «assurda dimostrazione da parte di un guerriero».[2]

Ventinove mesi dopo, il 9 novembre 1989, il muro di Berlino cadde. Nel settembre 1990 Reagan, ormai decaduto dalla carica di presidente, tornò a Berlino e diede alcune simboliche martellate ad un pezzo di muro ancora in piedi.[7]

L'ex cancelliere tedesco occidentale Helmut Kohl ha detto che non dimenticherà mai quando fu vicino a Reagan durante il discorso in cui sfidò Gorbačëv ad abbattere il muro di Berlino: «È stato un colpo di fortuna per il mondo, soprattutto per l'Europa».[8]

Il discorso è ricordato come un momento importante della guerra fredda e la frase Tear down this wall! è divenuta la più famosa della presidenza di Ronald Reagan.[3][5] A distanza di vent'anni il quotidiano tedesco Bild ha affermato che quel discorso cambiò il mondo.[2]

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

A volte la frase è stata citata con esplicito riferimento al discorso di Reagan, anche in contesti estranei a quella circostanza, come ad esempio nell'articolo intitolato Mr. Bush, tear down this wall, pubblicato sulla rivista Electronic Engineering Times nel 2005 o nell'articolo Mr. Obama, Tear Down This Wall! pubblicato su Freeman new series Foundation for economic education nel 2009.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Gerald M. Boyd, Raze Berlin wall, Reagan urges Soviet, in The New York Times, 13 giugno 1987. URL consultato il 13 marzo 2011.
  2. ^ a b c (EN) Reagan's 'tear down this wall' speech turns 20, in USA Today, 12 giugno 2007. URL consultato il 13 marzo 2011.
  3. ^ a b c (EN) Kenneth T. Walsh, Seizing the Moment, in U.S. News & World Report], 10 giugno 2007. URL consultato il 14 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2012).
  4. ^ Romesh Ratnesar, Tear Down This Wall: A City, a President, and the Speech that Ended the Cold War, Bargain Price, 2009.
  5. ^ a b c d (EN) Romesh Ratnesar, 20 Years After "Tear Down This Wall", in TIME, 11 giugno 2007. URL consultato il 14 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2013).
  6. ^ (EN) Testo del discorso, su reaganfoundation.org. URL consultato il 15 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2007).
  7. ^ (EN) Carlyle C. Douglas, Reagan Hailed for Taking the Evil Out Of The Empire?, in The New York Times, 16 settembre 1990. URL consultato il 15 marzo 2011.
  8. ^ (EN) Jason Keyser, Reagan remembered worldwide for his role in ending Cold War division, in USA Today, 7 giugno 2004. URL consultato il 15 marzo 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Peter Robinson, It's My Party: A Republican's Messy Love Affair with the GOP. (2000), Warner Books, ISBN 0-446-52665-7
  • John Kornblum, Reagan's Brandenburg Concerto, The American Interest, maggio-giugno 2007
  • Romesh Ratnesar, Tear Down This Wall: A City, a President, and the Speech that Ended the Cold War (2009)

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]