Tabiano Castello

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Tabiano Castello
frazione
Tabiano Castello – Veduta
Tabiano Castello – Veduta
Casa del sarto e torre di guardia nel borgo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Comune Salsomaggiore Terme
Territorio
Coordinate44°47′34.15″N 10°01′23.92″E / 44.79282°N 10.02331°E44.79282; 10.02331 (Tabiano Castello)
Altitudine329 m s.l.m.
Abitanti12[2]
Altre informazioni
Cod. postale43039
Prefisso0524
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Tabiano Castello
Tabiano Castello

Tabiano Castello è una frazione del comune di Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma.

La località dista 4,72 km dal capoluogo.[1]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il piccolo borgo medievale di Tabiano Castello sorge sulle prime colline dell'appennino parmense, a poca distanza dal torrente Rovacchia; grazie alla sua posizione sopraelevata, costituisce un punto panoramico, molto aperto sulle vallate circostanti e sulla vicina pianura. La località, sviluppata attorno al castello, è caratterizzata da un clima piuttosto mite, sia in estate che in inverno.[3]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo della località, nota originariamente come Tablanus, deriva forse dal nome romano Octavianus.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Risale all'età romana la prima presenza accertata di un nucleo abitato, probabile avamposto di legionari, sul crinale roccioso di Tabiano.[4]

All'epoca delle invasioni barbariche, molti degli abitanti delle pianure si rifugiarono nei luoghi più elevati; a Tabiano giunsero numerosi fuggiaschi da Fidenza Julia e Salso de Majori, che vi edificarono agli inizi dell'VIII secolo una prima chiesa intitolata a san Pietro, sul luogo dell'attuale.[4]

Tra il X e l'XI secolo fu innalzata, probabilmente per volontà dei Pallavicino, la prima fortezza,[4] che a partire dal 1143 fu al centro di una lunga contesa tra i figli di Oberto I;[5] nel 1153 il castello fu ricostruito da Delfino Pallavicino, che ne fu ufficialmente investito con il titolo di marchese.[6] Alla sua morte nel 1180, il feudo fu ereditato dai canonici della cattedrale di Parma, che pochi anni dopo ne cedettero i tre quarti a Bernardo da Cornazzano.[6]

Nel 1249 il castello fu assegnato al marchese Oberto II Pallavicino dall'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia, ma nel 1267 fu espugnato dai guelfi parmigiani.[6] Agli inizi del XIV secolo Manfredino Pallavicino, figlio di Oberto II, si reimpadronì del maniero grazie all'aiuto dei Visconti, ma lo lasciò ai cugini del ramo di Scipione,[5] che a loro volta lo trasmisero alla stirpe di Busseto.[4]

Nel 1374 Niccolò Pallavicino uccise lo zio Giacomo, marchese di Bargone, e il cugino Giovanni, per appropriarsi del loro castello; in risposta Bernabò Visconti attaccò la fortezza di Tabiano e se ne impossessò,[4] per donarla nel 1380 alla consorte Regina della Scala. Nel 1390 Gian Galeazzo Visconti riconsegnò il castello a Niccolò,[6] che nel 1395 fu ufficialmente investito di tutti i suoi feudi da parte dell'imperatore Venceslao di Lussemburgo.[7] Alla sua morte per avvelenamento nel 1401, le sue sostanze passarono al figlio naturale Rolando il Magnifico.[6]

Facciata sud del castello nel 1957

Nel 1441 Niccolò Piccinino attaccò su più fronti lo Stato Pallavicino, costringendo il Pallavicino alla fuga;[8] le sue terre furono incamerate da Filippo Maria Visconti, che nel 1442 investì il condottiero del feudo di Tabiano e di numerosi altri.[6] Nel 1457 Francesco Sforza investì Uberto Pallavicino, figlio di Rolando, del maniero di Tabiano.[6] I suoi discendenti mantennero il possesso della fortezza fino al 1756, quando morì l'ultimo marchese Odoardo e il feudo fu confiscato dalla Camera ducale di Parma,[5] che lo assegnò alla famiglia Sermattei di Assisi;[6] le terre rimasero tuttavia di proprietà della marchesa Ottavia Pallavicino, moglie di Francesco Maria Landi, che riacquistò anche il castello.[4]

Nel 1882 l'ultima erede dei Landi, Sofia,[4] alienò la fortezza e il borgo circostante, entrambi in stato di avanzato degrado, a Giacomo e Rosa Corazza;[4] il figlio Carlo all'inizio del XX secolo acquistò nuove terre e ristrutturò i casali, fondando un'azienda agricola.[4] I discendenti agli inizi del XXI secolo recuperarono l'intera struttura del castello e del piccolo borgo di origine medievale, che trasformarono in elegante albergo diffuso.[9]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Facciata nord del castello
Scalone d'onore del castello
Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Tabiano.

Edificato originariamente tra il X e l'XI secolo, il castello fu ricostruito nel 1153 e più volte ampliato nei secoli successivi; a eccezione di alcune parentesi nel XII e nel XIV secolo, i marchesi Pallavicino lo mantennero quasi ininterrottamente fino alla loro estinzione nel 1756; assegnato ai Sermattei, il maniero fu acquistato dopo alcuni anni dai cugini Landi; alienato nel 1882 alla famiglia Corazza, il maniero fu ristrutturato e trasformato in un'elegante dimora signorile, ricca di affreschi e decorazioni in stucco; dagli inizi del XXI secolo l'edificio è adibito, unitamente al borgo circostante, ad albergo diffuso, con annessa azienda agricola.[4]

Borgo[modifica | modifica wikitesto]

Casa del Mezzadro e fienile
Locanda
Oratorio di Santa Maria

In adiacenza al castello, che sorge in posizione sopraelevata, si sviluppa il piccolo borgo in pietra nato in epoca medievale; la parte più antica è proprio costituita dagli edifici che si innalzano all'interno delle mura duecentesche ai piedi del maniero; in corrispondenza dei due margini orientali della cinta si innalzano altrettante torri angolari a pianta circolare.[10]

L'antica torre d'ingresso in pietra sorge a ridosso della scarpata su cui si eleva il castello; caratterizzata dallo spigolo in mattoni rossi, è coronata da merlature ghibelline; la facciata esterna mostra ancora in evidenza, ai lati del portale ad arco a sesto acuto, le due alte fessure che un tempo ospitavano i bolzoni del ponte levatoio, in seguito sostituito da un ponticello in legno.[10]

All'interno della cinta muraria si innalzano la torre di Guardia, risalente al XIV secolo, inglobata nella casa della Ragione, e la casa dell'Agata, la cui parte basamentale risale all'epoca medievale.[10]

All'esterno sorgono edifici di epoche differenti; i più antichi, di origine medievale, sono l'Osteria, la casa del Fabbro, la casa del Sarto e la casa del Mezzadro; più recenti sono invece i fabbricati a destinazione agricola, tra cui le stalle, i fienili ed il caseificio,[10] innalzati in prevalenza agli inizi del XX secolo, quando Carlo Corazza acquistò nuove terre e ristrutturò i casali più vecchi, fondando una fiorente impresa rurale.[4] All'epoca il borgo conobbe il suo periodo di maggior prosperità ed accanto all'oratorio dedicato a santa Maria, fondato nel 1904 da Giacomo Corazza,[11] sorsero numerose attività in aggiunta a quelle già esistenti, tra cui un barbiere, un falegname, un calzolaio ed una tabaccheria; dopo la seconda guerra mondiale il settore agricolo entrò in crisi ed il piccolo borgo si spopolò, per rinascere solo col nuovo millennio grazie alla trasformazione dell'intero complesso in albergo.[10]

Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio[modifica | modifica wikitesto]

Lato sud della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
Facciata della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio

All'esterno del borgo, ad ovest del castello, sorge isolata la chiesa dedicata ai santi Gervasio e Protasio, innalzata nelle forme attuali nel XVI secolo in stile romanico,[12] sui resti di una precedente cappella di origine medievale.[4]

Il luogo di culto, già elevato a parrocchia nel XIV secolo,[13] fu in seguito restaurato nel 1907, quando fu innalzata in stile neoromanico la facciata in pietra di Varone su progetto dell'architetto Mario Vacca; il portale con la lunetta in marmo di Carrara fu realizzato dallo scultore Rossi; infine il campanile con la loggetta angolare adiacente fu edificato nel 1950, sempre in stile neoromanico.[12]

Il 9 novembre 1983 l'edificio fu danneggiato da una forte scossa sismica, con la formazione di alcune lesioni; conseguentemente, fu avviata una serie di lavori, l'ultima fase dei quali si svolse tra il 2017 e il 2023, col consolidamento strutturale delle fondazioni e delle volte, che furono anche restaurate.[14]

Gli interni si presentano in stile barocco; vi si conservano alcune interessanti tele ad olio: Gervasio e Protasio, realizzata dal pittore parmigiano Francesco Pescatori e donata dalla duchessa Maria Luigia nel 1841, e L'Ultima Cena, dipinta nel 1636 dal fidentino Picelli.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La Frazione di Tabiano Castello, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  2. ^ [1]
  3. ^ Tabiano Castello - Mille anni tra storia, leggende e misteri, su tabianoedintorni.it. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m Un po' di storia a proposito del Castello di Tabiano, su tabianoedintorni.it. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  5. ^ a b c Il Castello di Tabiano, su preboggion.it. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  6. ^ a b c d e f g h Castello Tabiano, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 3 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  7. ^ Bargone, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 1º ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2016).
  8. ^ Pezzana, pp. 446-448.
  9. ^ Il borgo, su tabianocastello.com. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  10. ^ a b c d e Antico borgo di Tabiano Castello, su tabianoedintorni.it. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  11. ^ Corazza Martini, p. 27.
  12. ^ a b c Chiesa di SS Gervasio e Protasio, su visitsalsomaggiore.it. URL consultato il 3 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2017).
  13. ^ Parrocchia Tabiano Castello, su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 3 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  14. ^ Terminati dopo sette anni i lavori nella chiesa di Tabiano Castello, in Gazzetta di Parma, 20 luglio 2023, p. 23.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Corazza Martini, Giacomo Corazza L'uomo e l'imprenditore nella Salsomaggiore di fine Ottocento, Roma, Gangemi Editore SpA, 2010, ISBN 9788849269703.
  • Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo secondo, Parma, Ducale Tipografia, 1842.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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