Strombichide

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Strombichide, figlio di Diotimo del demo di Evonimo (in greco antico: Στρομβιχίδης?, Strombichìdes; metà del V secolo a.C.Atene, 404 a.C.), è stato un ammiraglio ateniese, probabile padre dell'oratore Autocle[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Contro Chio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 412 a.C. Strombichide fu nominato comandante di una flotta di otto navi, inviata in Asia Minore per sedare una rivolta degli abitanti di Chio. Arrivato a Samo e, aggiunta una trireme alla propria squadra, ripartì per Teo, dove volle tastare lo spirito dei ribelli; là, però, una flotta spartana numericamente superiore, comandata da Calcideo e Alcibiade, lo costrinse a fuggire a Samo, mentre Teo si ribellò immediatamente.[2]

Poco tempo dopo Strombichide tornò ad Atene, ma nello stesso anno fu mandato nuovamente a Samo, con due colleghi, per portare 35 nuove navi, che incrementarono la flotta dell'isola a 104; a quel punto, la flotta fu divisa nuovamente, e Strombichide, con altri due colleghi, tornò a combattere Chio, stavolta con 30 navi. Durante il viaggio incontrarono una tempesta, che ne affondò tre, ma le altre, giunte a destinazione, cominciarono ad assediare l'isola: fortificarono una località chiamata Delphinium e misero in grave difficoltà l'isola.[3]

Nell'Ellesponto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 411 a.C., quando si ribellarono anche Abido e Lampsaco, Strombichide partì da Chio con 24 navi e riprese Lampsaco, ma non riuscì a convincere Abido a ritornare cogli Ateniesi; a quel punto si diresse verso Sesto, stabilendovi una guarnigione incaricata di controllare tutto l'Ellesponto. In seguito, però, gli fu ordinato di andare a rinforzare la guarnigione di Samo che, senza di lui, non avrebbe potuto tener testa alla flotta, numericamente superiore, dello spartano Astioco.[4]

Processo e morte[modifica | modifica wikitesto]

Lisia riferisce che Strombichide, essendo un ferreo sostenitore della democrazia, fu uno di coloro che si indignarono per la pace conclusa da Teramene con Sparta nel 404 a.C.;[5] ciò lo rese antipatico agli oligarchi (che avevano instaurato il governo dei Trenta tiranni) e uno di loro, Agorato, accusò lui e i principali membri del partito democratico di cospirare contro la pace. Per questo motivo essi furono messi in prigione e, poco dopo, sommariamente processati, condannati a morte e giustiziati.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Senofonte, Elleniche, VI, 3, 2.
  2. ^ Tucidide, Guerra del Peloponneso, VIII, 15-17.
  3. ^ Tucidide, Guerra del Peloponneso, VIII: 30, 34, 38, 40.
  4. ^ Tucidide, Guerra del Peloponneso, VIII: 55, 60, 61, 62, 79.
  5. ^ Lisia, Contro Agorato, 13.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie