Stemma di Palermo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Stemma di Palermo
Blasonatura
Di rosso all'aquila romana d'oro ad ali aperte, tenente con gli artigli una fascia carica delle iniziali "S.P.Q.P."

Lo stemma della Città di Palermo è l'emblema raffigurativo del comune italiano di Palermo, capoluogo della Sicilia e dell'omonima provincia.

È costituito da uno scudo con lo sfondo rosso, timbrato dalla corona di città, al centro del quale è presente un'aquila con le ali aperte di colore oro che tiene tra gli artigli la legenda che riporta la sigla "S.P.Q.P.".

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

Gonfalone della città

Lo stemma, approvato con D.C.G. del 18 maggio 1942 ha la seguente blasonatura:[1]

«Di rosso all'aquila romana d'oro ad ali aperte, tenente con gli artigli una fascia carica delle iniziali "S.P.Q.P."

La descrizione del gonfalone è la seguente:[1]

«Drappo di rosso, frangiato d'oro caricato dell'aquila romana d'oro ad ali spiegate, tenente con gli artigli una fascia carica delle iniziali S.P.Q.P. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro

Inoltre la città usa una bandiera trinciata che riprende i colori dello stemma, cioè giallo (nella parte superiore) e rosso (nella parte inferiore).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fino al XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Stemma presente sul frontespizio di Siculi or Praedicatorum (1560)

Non si conosce per certo quale sia l'origine dello stemma della città, alcune fonti infatti lo fanno risalire ad una concessione del 1154 di re Guglielmo I di Sicilia[2] mentre altre all'epoca romana,[3] quest'ultima ipotesi veniva fatta propria dal prefetto della città a cui, alla fine del 1860, il governo italiano chiedeva informazioni sullo stemma della città appena entrata a far parte del Regno d'Italia «allo scopo di farlo figurare fra quelli che dovevano adornare la Camera dei deputati».[4] L'ipotesi dell'origine romana risale quasi sicuramente all'età umanistica e si trova per la prima volta nell'opera del 1470 De auctore er primordiis ac progressu felicis urbis Panormi il cui autore è il palermitano Pietro Ranzano.[5]

Secondo altre fonti all'epoca in cui Palermo era divisa in cinque quartieri (secoli XIV e XV) l'aquila romana in origine sarebbe stata simbolo del solo Cassaro (a sua volta suddiviso in alto e basso), avendo invece gli altri quartieri come armi rispettivamente:

  • l'Albergheria: «serpe di verde che in sé attortigliato sta ritto in campo d'oro»
  • il Seralcadio: «la figura di un Ercole che sbrana un lione, in campo celeste»
  • la Kalsa: «il rubicondo fiore della branconina o della rosa in campo d'argento»
  • la Loggia: «l'augusto stemma di casa d'Austria di origine moderna, levato sull'antica tabella o carta bianca con alcune iscrizioni»

questi stemmi vennero tutti soppiantati dall'aquila.[6]

Le due testimonianze più antiche del suo uso, risalenti all'epoca normanna, sono quelle relative al mosaico della Sala della Fontana della Zisa e ad una scultura presente all'esterno della Cattedrale, mentre l'esempio più antico di uso come simbolo del Senato palermitano e l'edicola soprastante il portale meridionale di Palazzo Sclafani del XIV secolo in cui l'aquila è inserita in uno scudo a forma di mandorla. Nel 1496 compare, disegnato a colori, nel manoscritto dei Privilegia della città.[5] Le opere letterarie più antiche che lo riportano sono del XV secolo, come ad esempio lo stemma presente sul frontespizio dell'opera Siculi or Praedicatorum di E. T. Fazello del 1560.[7] Nelle rappresentazioni del seicento e del settecento lo stemma spesso si arricchisce di elementi decorativi mentre manca in genere il cartiglio ed il motto della città (Senatus Populusque Panormitanus Urbs Felix et Regni Caput) è riportato sul bordo dello stemma che assume forma ovale, in pratica diventando un sigillo.

Dal XIX al XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nell'Ottocento lo stemma, mantenendo il simbolo dell'aquila, assunse le forme più diverse. Per stabilire quale fosse quindi la forma corretta dello stemma di Palermo il sindaco Domenico Perani istituì, il 6 marzo 1873, una commissione di esperti – composta da Giovanni d'Ondes Reggio, Vincenzo Palizzolo Gravina e Francesco Maggiore Perni – con l'incarico di «definire le divergenze sulla forma dello stemma e assodare una volta coi lumi della storia quale effettivamente debba essere». Il parere della commissione, presentato il 2 settembre, fu che lo stemma avesse origini romane e che i colori dovevano essere l'oro per l'aquila ad ali aperte e il rosso per lo sfondo, di conseguenza ne venne dipinto un esemplare su tavola che fu appeso nella sala del Palazzo Comunale, questa raffigurazione è comunque, attualmente, andata perduta.[3] La relazione relativa venne pubblicata sulla Gazzetta Municipale il 23 settembre.[4][8]

In seguito il Palizzolo Gravina nella sua opera Il Blasone in Sicilia, pubblicata dal 1871 al 1875, ne diede la seguente definizione: «di rosso, con l'Aquila d'oro, coronata del medesimo, afferrante con gli artigli una lista di bianco caricata con le lettere S.P.Q.P romane di nero».[9]

In occasione dell'Esposizione Nazionale del 1891 lo stemma venne ridisegnato da Damiani Almeyda, in questa versione in seguito apparirà sulle vetrate delle porte del Palazzo delle Aquile, ed è questa rappresentazione, anche se non rispondente alla blasonatura ufficiale per la mancanza del cartiglio (la sigla SPQP venne infatti inserita direttamente nello sfondo dello stemma), che rimarrà in uso fino al 1999, quando lo stemma venne ridisegnato dallo studio di Paolo Di Vita con la consulenza storica del professore Rosario La Duca;[10][11] ciò si rese necessario anche per ovviare alle difformità riscontrate nell'utilizzo dell'emblema comunale, con raffigurazioni in cui non era presente la lista riportante l'SPQP, la corona civica o in cui il campo risultava partito di oro e di rosso.[12]

Il 30 dicembre 1999 venne presentato, dal sindaco Leoluca Orlando, il nuovo stemma risultante da un redesign più rispettoso della definizione ufficiale; questo nuovo stemma rispetta la figura classica dell'aquila, quale simbolo della città, caricando i due colori (rosso e giallo) presenti e utilizzando per il motto SPQP il carattere Gill Sans, gli artigli dell'aquila spariscono dietro il cartiglio. Da esso è stato ottenuto anche il relativo logo ufficiale sostituendo allo scudo sannitico un quadrato, anch'esso di rosso.[10]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il gonfalone di Palermo ha ricevuto le seguenti onorificenze.

La città di Palermo è la sesta tra le ventisette città decorate di medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale"[14] per le azioni compiute dalla città nel periodo del Risorgimento[15][16]:

Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria
«Per commemorare le azioni eroiche della cittadinanza palermitana nei gloriosi fatti del 1848, che iniziarono il risorgimento nazionale e la conquista dell'unità. Nel 1848, un anno dopo il fallimento della sollevazione di Messina, Palermo divenne la guida del movimento rivoluzionario antiborbonico. Insorti il 12 gennaio, sotto la guida di R. Pilo e G. La Masa, i palermitani sconfissero in più riprese le truppe regolari e costituirono un governo provvisorio siciliano (2 febbraio), che fu l'ultimo a cadere, sotto i colpi del generale Carlo Filangieri, il 15 maggio 1849»
— 22 maggio 1898
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fedele alla sua tradizione plurisecolare di patriottismo e di valore, riaffermatasi nelle gloriose gesta del 1848 e nei fasti del Risorgimento italiano, sorretta da incrollabile fede nei destini della Patria, resistette impavida, per oltre tre anni, in condizioni drammatiche, spesso disperate, al succedersi pervicace e spietato di massicci bombardamenti aerei nemici, tendenti ad abbattere il morale e la tenace resistenza della popolazione civile. L'inesorabile azione aerea nemica si abbatté sempre più violenta e indiscriminata su edifici, impianti pubblici, tempi, causando perdite gravissime tra la popolazione e danni incalcolabili. Oltre tremila morti, circa trentamila mutilati e feriti, in gran parte vecchi, donne e bambini, e la perdita di ingente patrimonio culturale, artistico e religioso, segnarono il calvario dell'olocausto glorioso. 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943.»
— 5 marzo 1964

Stemmi collegati[modifica | modifica wikitesto]

Stemma dell'11º Battaglione trasporti "Etnea"

Lo stemma della città appare in quello della Provincia nel primo quarto (senza motto SPQP); è inoltre presente in vari emblemi militari quali lo stemma del 46º Reggimento trasmissioni, di stanza a Palermo, che lo riporta nella parte superiore, quello del 141º Reggimento fanteria "Catanzaro", 4º quarto, quello del 67º Reggimento fanteria "Legnano" e quello dell'11º Battaglione trasporti "Etnea".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Statuto comunale di Palermo Archiviato il 24 luglio 2010 in Internet Archive. comune.palermo.it
  2. ^ Mortillaro, p. 295.
  3. ^ a b Randazzo, p. 2.
  4. ^ a b Lavagnini, p. 122.
  5. ^ a b Lavagnini, p. 123.
  6. ^ Di Giovanni, pp. 135 e 274.
  7. ^ Randazzo, p. 4.
  8. ^ La Duca, pp. 222-3.
  9. ^ Palizzolo Gravina, p. 396.
  10. ^ a b Disegnare le città. Comune di Palermo, su sdz.aiap.it. URL consultato il 30 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2008).
  11. ^ Il sindaco Orlando e il professore La Duca presentano il restyling dello stemma della città di Palermo - 30 dicembre 1999 Archiviato il 28 aprile 2009 in Internet Archive.
  12. ^ La Duca, p. 224.
  13. ^ ACS - Patrimonio - 1205: Palermo, su patrimonioacs.cultura.gov.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
  14. ^ In ordine cronologico.
  15. ^ Quirinale.it. URL consultato l'11 agosto 2010.
  16. ^ Quirinale.it. URL consultato l'11 agosto 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bruno Lavagnini, Rosso e giallo i colori di Palermo saracena?, in Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, vol. II, 1962.
  • Vincenzo Di Giovanni, La topografia antica di Palermo dal secolo X al XV, Palermo, Tip. e legatoria del Boccone del Povero, 1889.
  • Rosario La Duca, Divagazione araldica sullo stemma del Comune di Palermo, in La città "passeggiata": taccuino palermitano 1997-1998, Palermo, L'Epos, 2001, pp. 222-225, ISBN 978-88-8302-157-2.
  • Vincenzo Mortillaro, Opuscoli di vario genere, Palermo, Tipogr. del giorn. letterario, 1836.
  • Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia, Palermo, Visconti & Huber, 1871-5.
  • Giulia Randazzo (a cura di), Lo stemma della città di Palermo, Palermo, Comune di Palermo, 2004.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]