Stazione di Valdibrana

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Valdibrana
stazione ferroviaria
già Vaioni
Il piazzale di stazione in una cartolina storica
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPistoia, località Valdibrana
Coordinate43°57′55.8″N 10°54′36.36″E / 43.9655°N 10.9101°E43.9655; 10.9101
Lineeferrovia Porrettana
Storia
Stato attualesenza traffico
Attivazione1882
Caratteristiche
TipoFermata in superficie, passante
Binari1
InterscambiAutolinee
DintorniValdibrana

La stazione di Valdibrana è una fermata ferroviaria, attualmente chiusa al pubblico, posta sulla linea Bologna-Pistoia, costruita in località Valdibrana, piccola frazione del comune di Pistoia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vista del fabbricato viaggiatori dalla strada sottostante

La stazione è stata inaugurata nel 1882 con la denominazione di Vaioni[1][2][3], successivamente all'inaugurazione del tronco Pracchia-Pistoia della ferrovia Porrettana avvenuta il 3 novembre 1864.

Il 24 maggio 1927 venne attivato l'esercizio a trazione elettrica a corrente alternata trifase; la linea venne convertita alla corrente continua il 13 maggio 1935[4].

Dai primi anni novanta, con l'attivazione del Controllo Centralizzato del Traffico (CTC), la stazione viene impresenziata e chiusa al pubblico[5].

Dal 9 agosto 2020 la stazione viene declassata a fermata solo per servizio con norme particolari[6].

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

Stazione di passata importanza, soprattutto per il trasporto merci, testimoniato anche dal maestoso binario di lanciamento utilizzato per le locomotive a vapore. In passato possedeva due binari serviti da banchina per il servizio passeggeri, di cui quello di precedenza soppresso nel 2010,[7] rendendola atta al solo distanziamento.[5]

La stazione possedeva due binari particolari denominati binari di salvamento e lanciamento, il secondo è smantellato ed il viadotto è stato demolito. Durante il loro utilizzo avevano degli scopi ben precisi:

  • Il binario di salvamento è in forte pendenza e veniva utilizzato per fermare i treni provenienti da Bologna in caso di guasto ai freni; Ora questo importante binario è interrotto da un paraurti e viene utilizzato come asta di manovra.
  • Il binario di lanciamento era in lieve pendenza ed era utilizzato per dare una spinta ai convogli che partivano dalla stazione verso Pistoia. Di questo binario non rimane più nulla, a differenza del salvamento che mantiene intatti questo ed il viadotto. Per questo binario il viadotto è invece stato demolito.

Peculiarità dell'impianto era di possedere un piccolo fascio merci distaccato, ubicato ad est della stazione. Vi si accedeva attraverso un binario che sottopassa la Porrettana e finisce tronco nelle vicinanze. Lo scalo possiede due binari di cui uno che si dirama da quello di accesso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Planimetria della ferrovia Porrettana del 1891, su trenidicarta.it.
  2. ^ Rassegna dei lavori pubblici e delle strade ferrate, op. cit.
  3. ^ Atti parlamentari - Volume 9 - Pagina 35, op. cit.
  4. ^ Giovanni Cornolò, Claudio Pedrazzini, Locomotive elettriche FS, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1983, pp. 71-72.
  5. ^ a b Pagina della stazione
  6. ^ Rete Ferroviaria Italiana, Circolare Territoriale 007/2020, 9 agosto 2020.
    «Soppressione della stazione di Valdibrana e trasformazione in fermata
    La stazione di Valdibrana verrà soppressa e trasformata in fermata.
    Conseguentemente verranno soppressi i relativi deviatoi, l'apparato di sicurezza e il segnalamento luminoso di protezione e partenza. Tale fermata sarà adibita unicamente a servizio regolato come da specifiche norme particolari emanate a parte dalle Unità Periferiche»
  7. ^ Rete Ferroviaria Italiana, Circolare Compartimentale 19/2010, Compartimento di Bologna, 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rete Ferroviaria Italiana, Fascicolo Linea 83.
  • Marcello Venturi, Il treno degli Appennini, 1956.
  • Rivista generale delle ferrovie e dei lavori pubblici, volume 23, 1905.
  • Parlamento italiano, Atti parlamentari, Volume 9, Tipografia Eredi Botta, 1886.

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