Vincenzo Bellini

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Vincenzo Bellini

Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento.

Gran parte di ciò che è noto della vita di Bellini e della sua attività di musicista proviene da lettere scritte al suo amico Francesco Florimo, incontrato come compagno di studi a Napoli.

Considerato, al pari di Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti, il compositore per antonomasia dell'era del bel canto italiano, in particolare dell'inizio del XIX secolo, Bellini fu autore di dieci opere liriche in tutto, delle quali le più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Vincenzo Bellini, di Robergo Focosi, prima del 1862

I primi anni a Catania[modifica | modifica wikitesto]

La casa natale di Bellini a Catania

Bellini nacque a Catania (nel Regno di Sicilia), presso un appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas, in piazza San Francesco d'Assisi, il 3 novembre del 1801, figlio di Rosario Bellini e di Agata Ferlito. Era figlio e nipote d'arte: suo padre era infatti un compositore minore, mentre il nonno paterno, Vincenzo Tobia Nicola Bellini, era un rinomato compositore di musiche sacre, originario di Torricella Peligna (nell'Abruzzo Citeriore, una regione del Regno di Napoli), già attivo a Petralia Sottana e trapiantato, in seguito alla sua scritturazione da parte di Ignazio Paternò Castello, a Catania, dove visse presso via Santa Barbara.

Bellini dimostrò precocemente il suo interesse nei confronti della musica[1] e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno, il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al 1817 la sua produzione si fece particolarmente intensa, per convincere il senato civico a concedere una borsa di studio per il perfezionamento, da effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, dopo una supplica datata al 1818.

Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente a un naufragio.

Gli studi musicali a Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Il "Real Collegio di musica" di San Sebastiano, a Napoli, dove studiò nella seconda parte della sua carriera accademica, era ubicato in via San Sebastiano, nei locali che oggi ospitano il Liceo classico Vittorio Emanuele II. Dal 1890, in epoca post-unitaria, l'istituzione prese il nome di "Regio conservatorio di musica", situato in via San Pietro a Majella. Attualmente ha assunto la denominazione di Conservatorio di musica San Pietro a Majella, che appare nella foto.

A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma, conosciuto Nicola Antonio Zingarelli, preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici (Palestrina, Paisiello e Pergolesi su tutti) e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana.[2] Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso grazie alle lettere scambiate.

In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine, il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte.

Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone.

L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un "suonatore di cembalo".

Esperienze nel nord Italia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Vincenzo Bellini, eseguito da Giuseppe Patania nel 1830
Casta Diva (info file)
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Sia Il pirata (1827), sia La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito.

Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo Teatro Ducale (oggi Teatro Regio di Parma) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani, 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833).

Parigi, gli ultimi anni e la morte[modifica | modifica wikitesto]

La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Gioachino Rossini, che viveva a Parigi, lo considerava il suo pupillo. Oltre a I puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien diretto da Rossini, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi.

La sua carriera e la sua vita furono però stroncate a 33 anni da una forma di rettocolite ulcerosa complicata da un ascesso epatico, malattia probabilmente esacerbata dalla particolare emotività del compositore. [3]

La tomba di Bellini nel duomo di Catania
La lapide che ricorda il soggiorno di Bellini a Moltrasio, sul Lago di Como
Ah, non credea mirarti! (info file)
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Bellini fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise, con un monumento funebre realizzato da Carlo Marochetti,[4] dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Rossini fu tra coloro che portarono il feretro. Il 23 ottobre 1876 la salma, traslata dal Père Lachaise, fu inumata nel duomo di Catania con una cerimonia descritta dall'amico compositore Francesco Florimo.[5]

Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in patria, il feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose. In onore del ritorno in patria delle sue spoglie, la sua città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno francese del musicista.

La tomba fu realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara, mentre il monumento cittadino fu opera di Giulio Monteverde.

Heinrich Heine lo descrive così:[6] «Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d'un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un'espressione di dolore». Secondo Heine, Bellini parlava francese molto male, anzi: «orribilmente, da cane dannato, rischiando di provocare la fine del mondo».[7]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

La musica di Bellini è un singolare connubio tra classicità e romanticismo. Classicista era la formazione ricevuta a Napoli, basata sui modelli di Palestrina, della scuola operistica napoletana (Pergolesi e Paisiello), di Haydn e di Mozart, e anche una personale tendenza a valori poetici come armonia e compostezza. Romantico era invece il pathos delle sue opere, l'importanza che le passioni e i sentimenti assumono nelle vicende rappresentate. Il punto di raccordo fra le due tendenze è la melodia, che senza venir meno a una classica sobrietà crea atmosfere sognanti, sensuali e malinconiche, vicine al romanticismo del tempo. Tale talento nel cesellare melodie della più limpida bellezza conserva ancora oggi un'aura di magia, mentre la sua personalità artistica si lascia difficilmente inquadrare entro le categorie storiografiche.

Legato a una concezione musicale antica, fondata sul primato del canto, sia esso vocale o strumentale, il siciliano Bellini portò prima a Milano e poi a Parigi un'eco di quella cultura mediterranea che l'Europa romantica aveva idealizzato nel mito della classicità. Il giovane Wagner ne fu tanto abbagliato da ambientare proprio in Sicilia la sua seconda opera, Il divieto d'amare, additando la chiarezza del canto belliniano a modello per gli operisti tedeschi e tentando di seguirlo a sua volta.[8]

Apoteosi di Bellini, dipinto di Michele Rapisardi (1876) – collezione di Francesco Paolo Frontini.

All'interno di una sorta di Bellini renaissance, la musica del compositore catanese ha attirato nel XX secolo l'attenzione di diversi compositori d'avanguardia come Bruno Maderna e, soprattutto, Luigi Nono, che l'hanno riletta al di fuori delle categorie operistiche, concentrando l'attenzione su una particolare concezione del suono, della voce e dei silenzi le cui radici - secondo musicologia contemporanea - affonderebbero nella musica della Grecia antica e dell'area del Mar Mediterraneo piuttosto che nella moderna tradizione musicale europea.[9]

Fortuna[modifica | modifica wikitesto]

Già nel 1827, Bellini ottenne riscontri positivi con Il Pirata. Successivamente, sia I Capuleti e i Montecchi, rappresentata a La Fenice nel 1830, che La sonnambula, a Milano nel 1831, raggiunsero nuove vette trionfali. Norma, data a La Scala nel 1831, non andò altrettanto bene fino alle successive rappresentazioni. La carriera di Bellini si concluse con il trionfo de I puritani a Parigi.

In una lettera di Giuseppe Verdi, datata 1869 e indirizzata a Florimo, il grande compositore esprime la sua ammirazione nei confronti del compositore catanese:

"Sono poi completamente d'accordo con voi, caro Florimo, nelle lodi che tributate a Bellini. S'egli non aveva alcune delle brillanti qualità di qualche suo contemporaneo, aveva ben maggiore originalità, e quella tal corda che lo rende tanto caro a tutti, e che nel tempio dell'arte lo colloca in una nicchia ove sta solo... Lode a lui e lode grandissima"

A proposito di Bellini, il critico londinese Tim Ashley ha detto:[10]

(EN)

«Bellini was also hugely influential, as much admired by other composers as he was by the public. Verdi raved about his "long, long, long melodies such as no one before had written". Wagner, who rarely liked anyone but himself, was spellbound by Bellini's almost uncanny ability to match music with text and psychology. Liszt and Chopin professed themselves fans. Of the 19th-century giants, only Berlioz demurred. Those musicologists who consider Bellini to be merely a melancholic tunesmith are now in the minority.»

(IT)

«Bellini, oltre ad essere molto influente, fu ammirato sia da altri compositori che dal pubblico. Giuseppe Verdi era entusiasta delle sue 'lunghe melodie', Richard Wagner, che raramente apprezzava qualcuno a parte sé stesso, era affascinato dalla capacità quasi sorprendente di Bellini nell'abbinare la musica al testo e alla psicologia. Liszt e Chopin si dichiararono ammiratori. Tra i giganti del XIX secolo, solo Berlioz si mostrò indifferente. Oggi, quei musicologi che consideravano Bellini un semplice melodista, rappresentano la minoranza.»

Composizioni[modifica | modifica wikitesto]

Tutte le composizioni di Bellini saranno pubblicate nella Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini, Milano, Ricordi, 2003 sgg.

Opere liriche[modifica | modifica wikitesto]

Iscrizione sulla lapide della Tomba di Bellini con l'incipit dell'aria de La sonnambula:
"Ah! non credea mirarti / Sì presto estinto, o fiore".

Composizioni vocali da camera[modifica | modifica wikitesto]

Perdute[modifica | modifica wikitesto]

Arie e cantate[modifica | modifica wikitesto]

Frontespizio dell'edizione Venturini (1901) della cantata Imene (intitolata dall'incipit "Ombre pacifiche").
Vincenzo Bellini (info file)
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La farfalletta — Versione per clarinetto e pianoforte
  • Fenesta ca lucive (vedi) musica su parole di Giulio Genoino pubblicata nel 1842 dalle edizioni Girard
  • T'intendo, sì, mio cor, versi di Pietro Metastasio, per 4 soprani, senza accompagnamento
  • No, traditor non curo, aria per soprano e pianoforte (probabilmente in origine per soprano e orchestra)
  • Sì, per te gran nume eterno, cavatina per soprano e orchestra
  • Gioite, amiche contrade, aria di Cerere, per soprano e orchestra
  • E nello stringerti a questo core, aria per voce e orchestra
  • Torna, vezzosa Fille, cantata
  • Imene, cantata epitalamica per soprano, due tenori e orchestra (1824?)
  • Quando incise su quel marmo, scena ed aria per contralto e orchestra, versi di Giulio Genoino (?) (1824?)
  • Giacché tu dei lasciarmi, scena ed aria per voce e pianoforte[11]

Musica sinfonica[modifica | modifica wikitesto]

  • Capriccio, ossia Sinfonia per studio in Do minore
  • Sinfonia in Si bemolle maggiore
  • Sinfonia in Do minore
  • Sinfonia in Re minore
  • Sinfonia in Re maggiore
  • Sinfonia in Mi bemolle maggiore
  • Concerto per oboe e orchestra

Musica per pianoforte[modifica | modifica wikitesto]

  • Allegretto in Sol minore
  • Capriccio in Sol maggiore per pianoforte a 4 mani
  • Polacca per pianoforte a 4 mani
  • Sonata in Fa maggiore per pianoforte a 4 mani
  • Pensiero musicale (edito da Francesco Paolo Frontini)
  • Tema in Fa minore (1834 circa)
  • Capriccio ad uso della Signorina Luisella D'Andreana

Musica per organo[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonata in Sol maggiore
La statua di Bellini all'interno del Teatro Massimo a Catania

Musica sacra[modifica | modifica wikitesto]

Bellini ritratto da Natale Schiavoni

Tutte le composizioni sacre di Bellini risalgono al periodo degli studi, ovvero sono state scritte prima del 1825.

  • Compieta (perduta)
  • Cor mundum crea in Fa maggiore, per voci soliste e organo
  • Credo in Do maggiore, per 4 voci e orchestra
  • Cum sanctis
  • De torrente
  • Dixit Dominus per solisti, 4 voci e orchestra
  • Domine Deus
  • Gallus cantavit
  • Gratias agimus in Do maggiore, per soprano e orchestra
  • Juravit
  • Kyrie
  • Laudamus te
  • Litanie pastorali in onore della Beata Vergine per 2 soprani e organo
  • Magnificat per 4 voci e orchestra
  • Messa in Re maggiore per 2 soprani, tenore, basso e orchestra (1818)
  • Messa in Sol maggiore per 2 soprani, tenore, basso e orchestra
  • Messa in La minore per soprano, contralto, tenore, basso, 4 voci e orchestra
  • Pange lingua per 2 voci e organo
  • Qui sedes
  • Qui tollis
  • Quoniam per tenore, 4 voci e orchestra
  • Quoniam per soprano e orchestra
  • Salve regina in La maggiore, per 4 voci e orchestra
  • Salve regina in Fa minore, per basso e organo
  • Tantum ergo in Re maggiore per contralto e orchestra (1823)
  • Tantum ergo in Mi maggiore, per voci soliste, coro e orchestra (1823)
  • Tantum ergo in Fa maggiore, per 2 voci e orchestra (1823)
  • Tantum ergo in Sol maggiore, per soprano e orchestra (1823)
  • Tantum ergo con Genitori in Sib maggiore, per soprano e orchestra
  • Tantum ergo con Genitori in Mib maggiore, per soprano e orchestra
  • Tantum ergo con Genitori in Fa maggiore, per 2 soprani, 4 voci e orchestra
  • Tantum ergo in Fa maggiore, per soprano e orchestra
  • Tantum ergo con Genitori in Sol maggiore, per coro e orchestra
  • Te Deum in Do maggiore, per 4 voci e orchestra
  • Te Deum in Mib maggiore, per 4 voci e orchestra
  • Versetti da cantarsi il Venerdì Santo per 2 tenori e orchestra
  • Virgam virtutis

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
«riconoscimento per l'opera "I puritani
— Parigi, 1835[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La biografia della sua infanzia ci è pervenuta da un testo dai toni agiografici scritto con ogni probabilità da parte di un suo parente, pertanto poco affidabile; resta tuttavia significativa la sua precoce produzione, come nel caso del Gallus Cantavit, composto a sei anni, le Tantum Ergo per la chiesa di San Biagio all'età di nove e il celebre La Farfalletta, composto a dodici; cfr. Gioacchino Lanza Tomasi, Vincenzo Bellini, § 3 "L'infanzia", Sellerio editore, Palermo 2001, pp. 18-21.
  2. ^ Per le note biografiche vedi Gioacchino Lanza Tomasi, Vincenzo Bellini, Palermo, Sellerio editore, 2001, pp. 9-21, ISBN 88-389-1740-X. E anche in Salvatore Enrico Failla, Vincenzo Bellini - critica, storia, tradizione, Catania, Maimone, 1991, ISBN 88-7751-056-0.
  3. ^ La vera causa della fine di Bellini, su misterbianco.com.
  4. ^ Se ne parla in una lettera di Luigi Lablache rivolta al direttore del napoletano Omnibus, Vincenzo Torelli, e pubblicata da L’Eco di Milano, n. 155 del 28 dicembre 1835, dove si scriverà: «Mio caro Torelli, Riguardo al povero Bellini, ti dirò che ci occupiamo di una sottoscrizione per le spese di un funerale, e per erigergli un monumento, e che sino a questo giorno si sono incassati franchi 14,000. Il monumento sarà fatto dal migliore scultore esistente in Francia, signor Marocchetti Italiano. È impossibile dirti quello che fa Rossini per questa sottoscrizione, ti basti sapere che due terzi della suddetta somma, si debbono a lui, perché non fa che girare, e quasi prende la gente per la gola e gli obbliga a firmare, e ciò gli riesce facilmente perché in questo paese egli è onnipotente. […] Se tu lo avessi visto (al momento che gli demmo la nuova della morte di Bellini) piangere a calde lagrime, avresti detto con me, ecco l'uomo senza cuore! perché così viene chiamato da' suoi nemici. […] ecc.».
  5. ^ Francesco Florimo, Translazione delle ceneri di Vincenzo Bellini, memorie ed impressioni, Napoli, Stabilimento tipografico del professor Vincenzo Morano, 1877, ISBN non esistente.
  6. ^ Heinrich Heine, "Notti fiorentine", in Il rabbi di Bacharach e altri racconti, traduzione di Enrico Rocca, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1934, p. 207, SBN IT\ICCU\PAL\0093249.
  7. ^ Heinrich Heine, ibidem, p. 208.
  8. ^ Ricordando Vincenzo Bellini, Radio 8 Opera - RAI. URL consultato il 4 giugno 2017.
  9. ^ Bellini Vincenzo, su coralearnatese.it. URL consultato il 4 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2017).
  10. ^ (EN) Tim Ashley, Opera must make you weep and die, in The Guardian, 2 novembre 2001. URL consultato il 5 luglio 2020.
  11. ^ Inedita, segnalata in Francesco Cesari, "Nuove acquisizioni al catalogo vocale da camera di Vincenzo Bellini", in Francesco Sanvitale (a cura di), La romanza italiana da salotto, Torino, EDT, 2002, pp. 209-277 (221-2; 260-2), ISBN 88-7063-615-1.
  12. ^ Curiosità e aneddoti su Vincenzo Bellini, su goccediperle.it. URL consultato il 22 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Catania giorno e notte, Catania, Prova d'autore, 2013, ISBN 978-88-6282-114-8.
  • Raffaele Monterosso, BELLINI, Vincenzo, in Dizionario biografico degli italiani, VII volume, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. URL consultato il 02-05-2013.
  • AA.VV., Vincenzo Bellini: verso l'edizione critica (Atti del Convegno internazionale, Siena, 1-3 giugno 2000), a cura di Fabrizio Della Seta e Simonetta Ricciardi, "Chigiana", vol. 45, Firenze, Olschki, 2004, ISBN 88-222-5299-3.
  • AA.VV., Vincenzo Bellini nel secondo centenario della nascita (Atti del Convegno internazionale, Catania, 8-11 novembre 2001), a cura di Graziella Seminara e Anna Tedesco, Firenze, Olschki, 2004, ISBN 88-222-5390-6.
  • AA.VV., Vincenzo Bellini 1801-2001 (con una appendice su Francesco Pastura), a cura di Roberto Carnevale, Lucca, LIM Libreria Musicale Italiana, 2001, ISBN 88-7096-284-9.
  • John Rosselli, Bellini, Milano, Ricordi, 1995, ISBN 88-7592-448-1.
  • (EN) John Rosselli, The Life of Bellini, Cambridge University Press, 1996, 1996.
  • Salvatore Enrico Failla, Vincenzo Bellini, Critica-Storia-Tradizione, Catania, Maimone ed., 1991, ISBN 88-7751-056-0.
  • Maria Rosaria Adamo e Friedrich Lippmann, Vincenzo Bellini, Torino, Edizione RAI Radiotelevisione Italiana (ERI), 1981, ISBN 88-397-0283-0.
  • (DE) Friedrich Lippmann, "Bellinis-Opern: Daten und Quellen", in: "Vincenzo Bellini und die italienische Oper seiner Zeit", in Analecta musicologica, 1969:6, pp. 365–397, ISSN 0585-6086 (WC · ACNP).
  • Francesco Pastura, Bellini secondo la storia, "Biblioteca di Cultura Musicale", vol. 7, Parma, Guanda, 1959, SBN IT\ICCU\PAL\0048556.
  • Francesco Florimo, Vincenzo Bellini - Biografia e Aneddoti, 1883.
  • Salvatore Porto, Bellini - Il sublime inganno, Boemi Editore, 2001.
  • Piero Isgrò, Il Musicista e l'Imperatore, Edizioni Saecula, 2013.
  • Maria Luisa Cambi (a cura di), Bellini - Epistolario, Milano, Mondadori, 1943, SBN IT\ICCU\SBL\0730778.
  • Graziella Seminara (a cura di), Vincenzo Bellini - Carteggi, Leo S. Olschki Editore, 2016.
  • Franco La Magna Vi ravviso, o luoghi ameni. Vincenzo Bellini nel cinema e nella televisione , Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, 2007, ISBN 978-88-7351-120-5
  • Carmelo Neri, Ritratto biografico di Vincenzo Bellini, Algra Editore, 2016.
  • Carmelo Neri, Vincenzo Bellini - Nuovo Epistolario 1819-1835, Editoriale Agorà, 2005.
  • Carmelo Neri, Bellini e Giuditta Turina - Storia documentata di un amore infelice, Prova d'Autore, 1998.
  • Marcello Arduino, Il Peccato di Norma (Romanzo storico sulla vita di Vincenzo Bellini), O. Grandi, 1936.
  • Eduardo Rescigno, Dizionario belliniano, L'Epos, 2009.
  • Ugo Carcassi, Vincenzo Bellini - Cultore di Medicina e Musicista, collana Malati Illustri, Carlo Delfino Editore, 2004.
  • Fabrizio Della Seta, Bellini, collana La cultura. L'opera Italiana, il Saggiatore, 2022.
  • Angelo Mario Del Grosso e Daria Spampinato (a cura di), Bellini Digital Correspondence, CNR Edizioni, 2023, ISBN 978-88-8080-562-5. URL consultato il 27 giugno 2023.

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