Spada nella roccia

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Rappresentazione artistica della spada nella roccia

In alcune opere del ciclo arturiano, la spada nella roccia è una spada magica conficcata in una roccia (o talvolta in un'incudine). Viene spesso identificata con la spada Excalibur, specie nelle versioni recenti del mito arturiano, sebbene in numerose opere del ciclo le due spade siano distinte.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La versione in cui Artù estrae la spada dalla roccia apparve per la prima volta nel racconto in versi francese Merlino, di Robert de Boron (fine XII secolo – inizio XIII secolo), ma l'autore inglese sir Thomas Malory, ne La morte di Artù (1485), scrisse che la spada che lui aveva estratto dalla roccia non è Excalibur, poiché Artù aveva rotto la sua prima spada in uno scontro con re Pellinor ed aveva solo dopo ricevuto Excalibur dalla Dama del Lago come spada sostituta. La rottura della prima spada viene affermata anche nella francese Suite du Merlin (Prosa di Merlino), del 1240 circa.

Altre spade nella roccia[modifica | modifica wikitesto]

La "spada nella roccia" sembra comparire anche nella storia italiana, per esempio nella vita di San Galgano (1150 ca.-1181). Nella cappella di San Galgano, nel comune di Chiusdino in provincia di Siena, è conservata la spada che il santo avrebbe capovolto e lasciato infissa in segno di rinuncia alla vita di cavaliere; è necessario precisare, tuttavia, che le fonti agiografiche primarie (il processo di canonizzazione e le più antiche biografie redatte fra la metà del XIII secolo e la metà del XIV secolo) affermano che la spada fu dal santo piantata in terra e non in una roccia.

Troviamo riferimenti ad una "spada nella roccia" anche in un antichissimo racconto della tradizione erculea: Servio, nel suo celebre commento all'Eneide di Virgilio, ricorda che Ercole, volendo dimostrare il proprio valore, conficcò una sbarra di ferro nel suolo e che nessuno riuscì poi a estrarla se non lui stesso; dal foro prodottosi fuoriuscì un'immensa massa d'acqua che formò poi il lago del Cimino, oggi detto di Vico o di Ronciglione, sui Monti Cimini, nel Viterbese[1]. A Sant'Angelo di Roccalvecce, frazione di Viterbo, detto il Borgo delle fiabe per i suoi murales fiabeschi, c'è una spada piantata in una roccia a ricordare la leggenda arturiana.

Nell'archeologia sarda sono state trovate in svariati siti [1][2] alcune spade conficcate nella roccia dai guerrieri nuragici o shardana[2][3][senza fonte]: alcuni esempi si trovano presso la fonte sacra di Su Tempiesu a Orune, a Sa Sedda 'e Sos Carros e ad Abini (Teti) in provincia di Nuoro, a Su Mulinu di Villanovafranca e Su Scusorgiu di Villasor, nel basso Campidano.[4]

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Virgilio, Eneide, BUR Classici Greci e Latini, vol. II pag. 746, nota N°104.
  2. ^ (EN) Nicola Ialongo, Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra bronzo recente e prima età del ferro. Proposta di una scansione cronologica.. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  3. ^ Pingback: Armi Nuragiche ~ Museo Archeologico di Cagliari-Thesilentube83 Blog Sardegna 10 aprile 2019, Storia, analisi e significato delle spade votive nuragiche!, su Sardegna in Blog 2019, 15 gennaio 2015. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  4. ^ Prof.Giovanni Ugas, http://turistipercaso.it/italia/video/1/ Archiviato il 26 luglio 2012 in Internet Archive.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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