Solifugae

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Solifugi
Un maschio di Galeodes sp. (From R A Lydekker, 1879)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Superphylum Protostomia
(clade) Ecdysozoa
Phylum Arthropoda
Subphylum Chelicerata
Classe Arachnida
Ordine Solifugae
Sundevall, 1833
Famiglie

I solifugi (Solifugae Sundevall, 1833) sono un ordine di aracnidi.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Aracnidi di dimensioni medie, con casi eccezionali di esemplari misuranti 12–15 cm di diametro. Hanno corpo marcatamente diviso in prosoma e opistosoma segmentato. Presenti pedipalpi molto lunghi, grandi cheliceri e quattro paia di arti deambulatori. Carattere più eclatante sono i cheliceri estremamente grandi in rapporto alle dimensioni corporee. Predatori attivi, usano i cheliceri per ghermire e stritolare la preda producendo un caratteristico scricchiolio.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Animali adattati alle regioni aride e sabbiose, sono abili scavatori che si rintanano per il riposo, la digestione, per le mute o per l'ibernazione. Sono i più veloci del loro ordine di aracnidi e vivono nelle zone d'ombra (da cui il nome, "che fugge il sole"). Il loro morso è doloroso ma non sono velenosi. Possono raggiungere i 15 cm di diametro in alcuni casi, anche se sul loro conto si sono diffuse svariate leggende metropolitane che li dipingono ben più grandi e molto pericolosi per l'uomo.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Comprendono circa 1000 specie divise in 12 famiglie e circa 140 generi. Presenti soprattutto nelle zone aride delle Americhe, dell'Africa e dell'Asia, sono pochissime le specie europee o mediterranee.

In Italia sono presenti solo due specie del genere Biton (Daesiidae), endemiche di Lampedusa[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

L'ordine dei Solifugi comprende 12 famiglie:[senza fonte]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fabio Stoch, Daesiidae, in Checklist of the Italian fauna on-line, 2003. URL consultato il 14 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015).

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