Solenopsis fugax

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Solenopsis fugax
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Arthropoda
Classe Insecta
Ordine Hymenoptera
Sottordine Apocrita
Superfamiglia Vespoidea
Famiglia Formicidae
Sottofamiglia Myrmicinae
Tribù Solenopsidini
Genere Solenopsis
Specie S. fugax
Nomenclatura binomiale
Solenopsis fugax
Latreille, 1798

Solenopsis fugax Latreille, 1798 è una formica appartenente alla sottofamiglia Myrmicinae.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le operaie di Solenopsis Fugax hanno un colore che va dal giallo brillante al marrone chiaro e hanno una lunghezza corporea che va da 1,5 a 3 mm circa. Non presentano caste. La regine sono molto più grandi delle operaie, di dimensioni che vanno da 4 a 5 mm circa. Sono nere e sull'addome presentano bande di colore chiaro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo di sciamatura della specie Solenopsis fugax va dalla meta di settembre fino ottobre.

Hanno un tipo di fondazione claustrale, possono essere poliginiche.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le Solenopsis fugax parassitano diverse specie più grandi di loro (es: Formica cunicularia). Sono note per costruire piccoli tunnel paralleli a formicai della specie bersaglio, che saccheggiano nutrendosi di avanzi di cibo e larve. Nonostante le ridotte dimensioni, presentano una spiccata aggressività, attaccano quasi sempre in gruppo.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diffusa nell'Europa Centrale e meridionale. In Italia è presente su tutto il territorio[2].

Prediligono luoghi termicamente protetti e si possono trovare sotto foglie, pietre e tronchi sul suolo. Le colonie sono spesso molto popolate formate da circa 100 000 individui. Hanno bisogno di un livello di umidità che va dal 40-60% e una temperatura di circa 20-27 °C.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Solenopsis fugax, in AntWeb. URL consultato il 6 febbraio 2013.
  2. ^ Scheda allevamento Solenopsis fugax, su formicarium.it. URL consultato il 16 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2011).

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