Società Anonima della Guidovia a Vapore Iseo-Rovato-Chiari

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Società Anonima della Guidovia a Vapore Iseo-Rovato-Chiari
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione24 febbraio 1895 a Iseo
Chiusura1915 (scioglimento)
Sede principaleIseo
SettoreTrasporto
Prodottitrasporti tranviari

La Società Anonima della Guidovia a Vapore Iseo-Rovato-Chiari è stata una società di trasporti pubblici tranviari della Franciacorta che si è occupata prevalentemente della gestione della tranvia interurbana Iseo – Rovato – Chiari.

Fu fondata con atto notarile del 24 febbraio 1895 dai membri del Comitato promotore per la Guidovia Iseo-Rovato-Chiari, quando la Deputazione della Provincia di Brescia sembrava sul punto di rilasciare concessione per una tranvia a scartamento ridotto che collegasse Iseo, a quel tempo stazione di testa della ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, con Rovato, stazione delle ferrovie Brescia - Bergamo e Milano - Venezia, e Chiari, anch'essa attraversata dalla Milano-Venezia.

Il 13 maggio 1896 la Deputazione e la Società stipularono la convenzione che rilasciava alla seconda una concessione cinquantennale per la costruzione e l'esercizio della linea tranviaria. La società si impegnò anche a versare due depositi cauzionali di 6 000 Lire e di 17 000 Lire e a vincolare a favore della provincia materiale mobile per 50 000 Lire; il tutto allo scopo di dimostrare l'affidabilità all'esercizio della linea[1].

Mancando l'autorizzazione da parte del Ministero dei lavori pubblici, la società poté avviare solamente l'esercizio provvisorio. Il tronco Iseo-Rovato fu aperto il 26 novembre 1897, mentre la prosecuzione fino a Chiari fu avviata il 25 settembre 1898[1].

L'autorizzazione ministeriale all'esercizio di servizi tranviari arrivò alla fine del 1900.

Nel maggio 1899 la società avviò pratica per l'apertura di due nuove tranvie: la CoccaglioPalazzolo e la IseoPilzone. L'obiettivo era di trasportare il pietrame della Società Italiana delle Calci e dei Cementi di Bergamo, ma la mancata possibilità di avere sussidi da parte della Deputazione, causata dalla vaghezza dei progetti iniziali, fece naufragare la loro costruzione[2].

L'esercizio della Guidovia fu sempre in perdita[3], quindi la società chiese più volte alla Provincia dei sussidi[4].

Il 15 settembre 1915 l'assemblea straordinaria della Società Anonima ne decretò lo scioglimento anticipato[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Claudio Mafrici. I binari promiscui. p. 96
  2. ^ Claudio Mafrici. I binari promiscui. p. 97
  3. ^ Claudio Mafrici. I binari promiscui. pp. 249
  4. ^ Claudio Mafrici. I binari promiscui. pp. 97-98
  5. ^ Claudio Mafrici. I binari promiscui. p. 100

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudio Mafrici. I binari promiscui - Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930). «Quaderni di sintesi» n. 51, novembre 1997.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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