Báb

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Mírzá `Alí Muḥammad, o Siyyid `Alí Muḥammad Shírází, noto anche con lo pseudonimo di Báb (La Porta) (in persiano سيد علی ‌محمد شیرازی‎; Shiraz, 20 ottobre 1819 (primo giorno di Muharram del 1235 dell'egira)[1]Tabriz, 9 luglio 1850), è stato un profeta persiano, fondatore del bábismo, e una delle tre figure centrali della fede bahá'í.

Mausoleo del Báb a Haifa

Era figlio di Siyyid Muhammad Riḍá e di Fátimih Bagum, figlia di un noto mercante di Shiraz. Mírzá `Alí Muḥammad discendeva da Maometto tramite l'Imam Husayn e sua moglie Fāṭima bint Muhammad da entrambi i genitori,[2] per ciò era un Siyyid, denominazione che è parte del suo patronimico, per la discendenza dal Profeta dell'Islam.[3]

Portatore di una rivelazione divina indipendente, Mírzá `Alí Muḥammad è noto con l'appellativo di Báb (parola araba che significa "Porta"). All'età di 25 anni dichiarò d'essere l'araldo di una nuova era di giustizia, l'età d'oro predetta da profeti e messaggeri del passato. Il suo principale compito fu l'aprire la strada al nuovo Messaggero di Dio, e molti suoi scritti si riferiscono a "Colui Che Dio manifesterà". La sua missione ebbe inizio il 23 maggio 1844 [4][5], quando rivelò che

«Dio Glorioso lo aveva eletto allo stato di Báb»

ossia la 'Porta', un tramite tra Dio e gli uomini, un Messaggero divino. Sebbene fosse popolare tra le classi più umili, il Báb dovette affrontare l'opposizione del clero ortodosso e del governo che alla fine giustiziarono lui e migliaia dei suoi seguaci, conosciuti come Bábí

Il Báb compose numerose lettere e libri in cui introduceva i concetti di un nuovo ordine sociale e prometteva che presto sarebbe arrivato un nuovo messaggero divino. [7] Incoraggiò l’apprendimento delle arti e delle scienze, prescrisse regole per il matrimonio, il divorzio e l’eredità e stabilì leggi – sebbene mai attuate – per una futura società Bábí. [7] Sebbene diversi tumulti videro scontri tra le forze armate del governo e i Bábí che si difendevano, il Báb insegnò ai suoi seguaci ad essere pacifici ed abolì la pratica tradizionale di ottenere conversioni tramite l'uso della forza. [7]

Per i bahà'í il Báb, oltre ad essere un Messaggero di Dio portatore di una rivelazione divina indipendente, ricopre anche un ruolo simile a quello di Elia nel giudaismo o di Giovanni Battista nel cristianesimo come precursore della fede bahá'í [8] il cui fondatore, Bahá'u'lláh, affermò nel 1863 di essere l'adempimento della profezia del Báb: "Colui la cui venuta era stata predetta dal Báb: il Prescelto da Dio". [5] La maggior parte dei seguaci bábí si convertí e divenne bahá'í prima della fine del XIX secolo. [9]

Infanzia e giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Sua madre era Fátimih (1800–1881), figlia di un importante mercante di Shiraz. In seguito divenne bahá'í. Il padre, Siyyid Muhammad Ridá, un mercante assai noto, morì molto giovane, poco dopo la nascita di Mírzá `Alí Muḥammad che fu affidato quindi alla cura dello zio materno Hájí Mirzá Siyyid 'Ali, anche lui mercante che lo allevò.

Esercizio calligrafico del Báb scritto prima dei dieci anni.
Esercizio calligrafico del Báb prima dei dieci anni.

A Shiraz, suo zio lo iscrisse ad una scuola elementare (maktab), dove il Báb studiò per sei o sette anni. [10] Mentre la teologia formale e ortodossa dominava il curriculum scolastico dell'epoca, che comprendeva lo studio della giurisprudenza e della grammatica araba, il Báb fin da giovane si sentì incline verso altre materie – come la matematica e la calligrafia – che erano poco studiate a livello elementare. L'interesse del Báb per la spiritualità, la creatività e l'immaginazione infastidiva i suoi insegnanti e non veniva ben tollerata nell'atmosfera del sistema scolastico persiano del XIX secolo.[10] Di conseguenza, il Báb rimase deluso dal sistema educativo e, nei suoi scritti, incaricò gli adulti di trattare i bambini con dignità, di permettere loro di avere giocattoli e passatempi, [11] e di non mostrare mai ira o durezza verso i loro studenti.[12]

A 15 anni, il Báb cominciò a lavorare per suo zio nell'azienda commerciale di famiglia e divenne un commerciante nella città di Bushehr, vicino al Golfo Persico. [13] Era rinomato per la sua onestà e fidatezza nei suoi affari, che si concentravano sul commercio con l'India, l'Oman e il Bahrein.[14] Alcuni dei suoi primi scritti suggeriscono che non fosse interessato all'attività e che preferisse, invece, dedicarsi allo studio della letteratura religiosa.[15]

Già da fanciullo mostrò delle capacità eccezionali per la propria età, maniere affascinanti e grande nobiltà di carattere oltre che una forte devozione religiosa nell'osservanza delle preghiere e dei dettami della fede musulmana. [16]

Le fonti comunemente descrivono il Báb come gentile, precoce o dotato di grande intelligenza. [8] Uno dei suoi seguaci contemporanei lo descrisse come:

«molto taciturno, e (lui) non pronunciava mai una parola a meno che non fosse assolutamente necessario. Non rispondeva nemmeno alle nostre domande. Era costantemente assorto nei suoi pensieri, ed occupato nella recitazione delle preghiere e dei versetti sacri. Viene descritto come un uomo di bell’aspetto, con una barba fine, vestito in abiti puliti; indossa uno scialle verde e un turbante nero."»

Un medico irlandese lo descrisse così :

«Era un uomo dall'aspetto molto mite e delicato, di statura piuttosto bassa e con carnagione molto chiara per un persiano, con una voce melodiosa e gentile che mi colpì molto.»

A.L.M. Nicolas, scrittore francese del XIX secolo di lui scrisse: "La Sua vita è uno dei più magnifici esempi di coraggio che l'umanità abbia avuto il privilegio di vedere...".

Edward Granville Browne scrisse: "Sono molto ansioso di apprendere tutto ciò che posso su quest'uomo grande e nobile e ho paura che se non si fanno ricerche ora, andrà tutto perso". [19]

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1842 sposò Khadíjih-Bagum, (1820-1882), figlia di un facoltoso mercante di Shíráz. Era un matrimonio felice [20] e nel 1843 la coppia ebbe un figlio, a cui fu dato il nome di Ahmad, che però morì lo stesso anno, [20] dopodiché non ebbero altri figli. Gli sposi vissero a Shíráz, in una casa modesta insieme alla madre del Báb.[20] Anni dopo Khadíjih Bagum abbracciò la Fede bahá'í. [20]

Shaykhismo[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine del '700, Shaykh Ahmad Ahsa'i (1753–1826) diede vita in Iraq ad una scuola di pensiero religioso all'interno dell'Islam sciita. I suoi seguaci, che divennero noti come Shaykhi, si aspettavano l'imminente ritorno della guida divina attraverso l'apparizione del Mahdi (l'Imam Nascosto) o di un suo rappresentante. Shaykh Ahmad aveva un approccio meno letteralista agli insegnamenti islamici, insegnando ad esempio che il corpo materiale di Maometto non ascese durante il Mi'raj, [21] e che l'attesa risurrezione dei morti era di natura spirituale. [22] Questi insegnamenti lo misero in conflitto con i teologi sciiti ortodossi dell'epoca che lo denunciarono come eretico nel 1824. [23]

Dopo la morte di Shaykh Ahmad, Siyyid Kázim Rashti (1793–1843) assunse la guida spirituale del movimento ed accentuò l'importanza profetica dell'anno 1260 AH (1844 d.C.), mille anni lunari dalla data dell'occultamento del dodicesimo Imam. [24]

Nel 1841 il Báb andò in pellegrinaggio in Iraq dove rimase per alcuni mesi principalmente a Karbala e dintorni, dove frequentò le lezioni di Siyyid Kázim Rashti.[13] Alla sua morte, avvenuta nel dicembre del 1843, Kázim Rashti non nominò un successore, ma consigliò ai suoi seguaci di viaggiare in cerca del Mahdi che, secondo le sue profezie, sarebbe presto apparso.[25] Uno di quei seguaci, Mullá Ḥusayn, dopo aver digiunato e vegliato per 40 giorni, si recò a Shiraz dove incontrò il Báb.[26]

Dichiarazione[modifica | modifica wikitesto]

Arrivato a Shiraz sul far della sera, Mullá Ḥusayn, incontrò il Báb nei pressi d'una porta della città. La notte tra il 22 e il 23 maggio 1844 Mullá Husayn, invitato a casa dal Báb, gli confidò che stava cercando d'individuare l'atteso Mahdī (lett. "Ben guidato da Dio") come indicatogli da Siyyid Kázim, fu allora che il Báb gli suggerì di considerare se poteva essere lui il Mahdī, il "Promesso", il possessore della conoscenza divina. [27] [28] [29]

Il Báb rispose in modo soddisfacente a tutte le domande di Mullá Husayn e scrisse in sua presenza - di getto e con estrema rapidità - un lungo e significativo commento alla Sūra di Giuseppe. Questo commento conosciuto come Qayyúmu’l-Asmá' è considerato il primo scritto rivelato dal Báb. [13] Quello stesso giorno, Mullá Husayn riconobbe il Báb come il "Promesso", diventandone cosí il primo seguace. Questo giorno viene tuttora celebrato dai bahá’í come l’inizio della nuova dispensazione e del nuovo calendario. [27]

Lettere del Vivente[modifica | modifica wikitesto]

Mullá Ḥusayn fu dunque il primo a riconoscere il Báb. Nei cinque mesi successivi altri diciassette Shaykhi riconobbero autonomamente il Báb come Manifestazione di Dio. Fra loro vi era anche la famosa poetessa Fáṭimih Zarrín Táj Barag͟háni, nota anche con gli appellativi di Qurratu’l-‘Ayn (“consolazione degli occhi”) e Ṭáhirih (“la Pura”). A questi primi diciotto discepoli il Báb conferì il titolo di Lettere del Vivente ed assegnò loro la missione di spargersi per la Persia, l'Iraq, e l'India e diffondere la notizia della sua Rivelazione.[30]

Insieme alla manifestazione di Dio, questi diciannove individui formano il primo váhid (arabo “unità”; il valore numerico di questa parola, secondo il sistema abjad, è 19) della nuova Rivelazione. Il Báb sottolineò lo stadio spirituale di questa unità e nel suo libro sacro, il Bayán, ne spiegò l’identità in senso metaforico come il ritorno dei Quattordici Infallibili dell'Islam sciita (Maometto, i dodici Imam, Fatima, ed i quattro arcangeli) e l’equivalente dei primi discepoli di Gesú. [27] [31]

Proclamazione[modifica | modifica wikitesto]

Nei suoi primi scritti il Báb s'identificò come 'Porta al dodicesimo Imam occulto', successivamente chiarì ch'egli stesso era anche il Mahdi, il messaggero di Dio, profetizzato da Maometto.[32] Un rivelarsi progressivo e saggio, tipico anche d'altri fondatori religiosi, ad esempio Bahá'u'lláh, il quale si dichiarò come Promesso da Dio nel 1863, alla cerchia presente dei suoi seguaci, e successivamente a tutti; un altro caso di gradualità è quello di Gesù, il quale subito non divulgò, se non ai Discepoli, d'essere il Messia, come riferito nel Vangelo secondo Marco 8, 27-30.[33]

Successivamente il Báb accompagnato dal diciottesimo dei suoi discepoli, Quddús, si recò in pellegrinaggio a La Mecca e a Medina, luoghi santi dell'Islam, dove giunse nel dicembre del 1844.

Alla Mecca il Báb scrisse allo Sceriffo della Mecca (in arabo شريف مكة?) illustrandogli la sua missione; in seguito tornò col suo compagno di pellegrinaggio a Bushehr.[34]

Arresto[modifica | modifica wikitesto]

La predicazione del Báb e quella da Lui ispirata alle Lettere del Vivente ebbe gran successo presso tutte le classi sociali iraniane e moltissimi ne accettarono il messaggio e gli insegnamenti.[35]

"Il Babismo aveva numerosi adepti in tutte le classi sociali e molte erano persone assai influenti: avevano abbracciato questa dottrina grandi signori, membri del clero, militari e mercanti" (Journal Asiatiche, 1866, tomo 8, p. 251)

Ciò inasprì il clero islamico contro il Báb e i suoi seguaci che subirono, a Teheran, Mazandaran, nella regione di Fars e in altre località, repressioni e persecuzioni sempre più violente, crudeli e sanguinarie.[32]

«Molti furono decapitati, impiccati, messi innanzi alla bocca del cannone prima della scarica, bruciati vivi o squartati»

Tale supplizio tuttavia produsse, come spesso accade nelle ingiustizie, l'effetto contrario a quello voluto dai persecutori, alimentando il movimento religioso con nuovi fedeli e con la stima di molte persone verso di esso.[32]

Sospinto dal clero il governatore di Shiraz ordinò l'arresto del Báb, che lasciando Bushehr, (in ritorno dal pellegrinaggio a Mecca) sul cammino per Shiraz nel giugno 1845, si consegnò volontariamente alle autorità; in seguito fu posto agli arresti domiciliari presso la casa di un suo zio sempre a Shiraz fino a quando scoppiò, nel settembre 1846 un'epidemia di colera.[36]

Il Báb, dopo una prodigiosa vicenda fu rilasciato e, poté andare ad Esfahan, dove molte persone gli resero visita essendo affascinati dai suoi insegnamenti, aumentando sempre più la popolarità di cui godeva.[37]

Dopo il trapasso del governatore di Esfahan, che era diventato un suo sincero supporter, lo Shah, Mohammad Shah Qajar, su pressione del clero della provincia, ordinò, nel gennaio 1847, il trasferimento del Báb da Esfahan a Teheran.[38]

Dopo qualche mese di viaggio però, e prima che il Báb arrivasse nella capitale per incontrare lo Shah, il Primo Ministro lo fece proseguire e confinare a Tabriz.[36]

Immagine della Fortezza di Mah-Ku
Questa è un'immagine della Fortezza di Mah-Ku, dove fu imprigionato il Báb. La Moschea Blu si trova nel luogo in cui si trova la Cella del Báb.

Evitato intenzionalmente l'incontro con lo Shah, e dopo poche settimane di relegazione a Tabriz, sempre su ordine del Primo Ministro, meno inquieto sul suo futuro per l'ormai scansato incontro, il Báb venne trasferito e recluso nella fortezza di Maku nell'estrema, impervia e montuosa, regione iraniana dell'Azarbaijan occidentale, delimitata ad ovest dal fiume Arasse, che divide il territorio dello Scià dall'Impero Russo, mentre a sud vede il confine con la Turchia; ciò col proposito di isolare il Báb, in quel remoto e inospitale angolo di Persia, dal crescente numero di suoi discepoli in tutto il paese.

Durante tale carcerazione il Báb iniziò il suo più importante lavoro scritto, il Bayān persiano, che però restò incompiuto.

A causa della crescente popolarità del Báb e dell'inattesa conversione del governatore della cittadina di Maku, il primo ministro, nell'aprile del 1848, ordinò un altro trasferimento del Báb nella fortezza di Chihríq,[25] ma anche in quell'ulteriore e isolato luogo restrittivo la sua popolarità crebbe e, pure lì, i suoi carcerieri ne alleviarono la detenzione; e fu presto evidente che alcuni dei più eminenti siyyid, 'ulamá e funzionari della vicina città di Khoy avevano dato il loro incondizionato e completo appoggio alla sua Fede.

Il primo ministro ordinò, allora, di riportare il Báb di nuovo a Tabriz dove dei rappresentanti del governo assieme ad autorità religiose lo sottoposero ad un processo per blasfemia e apostasia.[36]

Processo[modifica | modifica wikitesto]

Il processo si svolse nel luglio del 1848, alla presenza di un principe della Corona, e con diversi membri di un clero pregiudizialmente nemici del Báb,[36] ma non ebbe un risultato decisivo.

Il clero pretendeva la pena capitale mentre il governo spingeva per una pena più leggera a causa della popolarità del Báb, e perciò fu chiesto a dei medici di dichiarare l'inquisito insano di mente per evitarne l'esecuzione.[39]

Lo Shaykh al-Islam, un religioso apicale, campione della campagna anti-Báb, che non era presente al processo, emise una sentenza di morte condizionata alla sanità mentale del Báb.

Fu emessa una fatwā che dichiarò l'apostasia del Báb, Ridda ردة, ossia apostasia dall'Islam, e che

«La reputazione di una incorreggibile apostasia non è accettata, e che l'unico motivo del rinvio della sua esecuzione è solo il dubbio sulla sua sanità mentale.»

William Cormick, il medico personale del principe della corona, esaminò il Báb e si conformò alla richiesta del governo con elementi di clemenza, che, pur ritardando l'esecuzione, non lo salvò dal bastinado, il quale prevedeva venti colpi di frusta alla pianta dei piedi.[40]

Il rapporto ufficiale dichiarò che a causa di tale tortura il Báb avesse ritrattato e si sia scusato, con l'impegno a non rivendicare la propria missione divina.[41]

Nonostante quel rapporto ufficiale, si ritenne tale asserzione non veritiera e che fosse stata scritta al solo scopo di minare presso la gente l'autorità morale del Báb.[40]

Esiste quindi solo uno scritto di ritrattazione predisposto dalle autorità dopo il processo, ma che il Báb si rifiutò di firmare.[40]

Il Báb, alla fine, fu riportato nella fortezza di Chihríq.

Successione del Báb[modifica | modifica wikitesto]

Documento di nomina di Ṣubḥ-i-Azal come successore del Báb, trascritto da lui stesso.

Tempo prima che il Báb fosse fucilato un suo seguace di nome Abd al-Karim, gli prospettò la necessità che indicasse un successore alla guida del suo messianico movimento religioso, in attesa di Colui che Dio avrebbe manifestato.

Fu durante la sua prigionia nella fortezza di Chehriq, qualche tempo dopo il martirio del suo discepolo Quddús, che il Báb scrisse nel 1849 una lettera intitolata Lawh-i-Vasaya, considerata come suo testamento, con cui nominava Ṣubḥ-i Azal come successore e guida della comunità babì dopo la sua morte, fino al momento in cui sarebbe apparso "Colui che Dio renderà manifesto" (man yuẓhiruhu'lláh, in arabo: من یظهر الله, e in persiano: مظهر کلّیه الهی) (versetto 27), con le consegne di:

  • assicurare la sicurezza dei suoi scritti.
  • raccogliere gli scritti santi del Báb, per distribuirli tra i Babi e farli conoscere all'umanità.
  • invitare tutti gli uomini ad abbracciare la rivelazione del Báb.
  • riconoscere "Colui che Dio renderà manifesto", al Suo apparire, e invitare gli uomini a fare altrettanto.

E. G. Browne,[42] nel suo commento all'edizione della storia sui Babi di Hajj Mirza Jani di Kashan, scrive a proposito di tale nomina:

"Briefly what clearly appears from this account is that Mirza Yahya received the title of Subh-i-Azal because he appeared in the fifth year of the Manifestation, which, according to a tradition of Kumayl (p. 3, last line of the text) is characterized by ” a Light which shone forth from the Dawn of Eternity”; that the Báb bestowed on him his personal effects, including his writings, clothes and rings, nominated him as his successor (Wali), and bade him write the eight unwritten Wahids of the Bayan, but abrogate it if ”'He whom God', shall manifest” should appear in his time, and put into practice that with which he should be inspired."[43]

Come ha scritto A.-L.-M. Nicolas[44] "Che questo Mirzá Yahya [Subh-i Azal] sia stato considerato da tutti i Babí come il successore del defunto Báb, non può essere dubitato da nessuno e i bahá’í sono in malafede se lo negano"[45]

Dopo la morte del Báb, Ṣubḥ-i Azal fu dapprima accettato da tutti i Babì come leader del movimento, ma la sua leadership fu in seguito problematica.[46]

Nel periodo in cui, Bahá'u'lláh e Ṣubḥ-i Azal, erano entrambi a Baghdad, Bahá'u'lláh indicò pubblicamente, oralmente e nelle sue lettere, Subh-i-Azal come il leader della comunità, anche se questi rimaneva nascosto e teneva i contatti con i Babì tramite degli emissari chiamati i "Testimoni del Bayan".

Supplendo alla debolezza di Subh-i-Azal, Bahá'u'lláh si occupò della cura morale e spirituale della comunità.[47]

Nel 1863 Bahá'u'lláh rivelò a un piccolo gruppo di seguaci d'essere lui Colui che Dio renderà manifesto, ossia la figura messianica profetizzata dal Bab, e nel 1866 rese totalmente pubblica tale rivelazione.[36]

La rivelazione di Bahá'u'lláh abrogò di fatto la leadership di Subh-i-Azal, che però rifiutò tale pretesa, trovando seguito solo tra una minoranza di Babì,[36] mentre la maggioranza riconobbe la rivelazione di Bahá'u'lláh, affluendo in quella che poi sarebbe divenuta la nuova religione Bahá'í.

Esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

Mausoleo del Báb

Attorno alla metà del 1850 il nuovo primo ministro, Amir Kabir,[48] ordinò l'esecuzione del Báb, probabilmente a motivo di vari tumulti avversi ai suoi fedeli, peraltro repressi nel sangue, e visto che a seguito di tale falcidia la popolarità del movimento sembrava diminuita.

Il Báb fu allora condotto a Tabríz da Chihríq per esservi fucilato da un apposito squadrone d'esecuzione. La notte precedente l'esecuzione, mentre il Báb veniva portato in cella, un giovane credente, Muḥammad-`Alíy-i-Zunúzí detto Anís, lo implorava di condividere la sua sorte;[49] Anís fu quindi arrestato e posto nelle stessa cella del Báb.

La mattina del 9 luglio 1850, il Báb e Anís vennero sospesi a un muro del piazzale d'una caserma della città e uno squadrone di soldati armeno-cristiani si preparò all'esecuzione.[36]

Presenziarono tantissimi testimoni compresi alcuni diplomatici occidentali.[50]

Dopo che l'ordine di sparare fu dato e dopo che il fumo dei settecentocinquanta moschetti svanì si vide che il Báb e Anís non erano colpiti ma che i proiettili avevano solo tagliato le corde a cui erano appesi.[49]

Quel fatto, assai miracoloso, inclusa la momentanea scomparsa del Báb, suscitò una grande emozione e lo squadrone dei soldati armeno-cristiani si rifiutò di ripetere un altro tentativo di esecuzione.[51]

Un nuovo squadrone, di soldati musulmani, sostituì il precedente plotone ed eseguì la seconda fucilazione e questa volta il Báb e Anís furono uccisi.[32]

I loro corpi furono gettati in pasto agli animali in un fossato della città, ma furono arditamente recuperati da alcuni fedeli babì e nascosti.

Successivamente furono traslati sempre segretamente a Esfahan, Kirmanshah, Baghdad, Damasco, e a Beirut da dove nel 1899, via mare furono portati ad Acri.

Nel 1909, quelle martoriate spoglie furono tumulate in uno speciale mausoleo sul Monte Carmelo a Haifa in Israele, un mausoleo voluto da 'Abdu'l-Bahá.

La sede amministrativa mondiale Bahá'í è ora situata nei pressi di tale mausoleo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ J. E. Esslemont, op. cit. in bibliografia, p. 18, 24.
  2. ^ Hasan M. Balyuzi, op. cit. in bibliografia, p. 32.
  3. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 18.
  4. ^ La data esatta secondo la scansione del tempo occidentale sarebbe due ore e undici minuti dopo il tramonto del 22 maggio ossia del quarto giorno di Jamadiyu'l-Avval del 1260 dell'egira, ma poiché il giorno bahai inizia dal tramonto e non dalla mezzanotte, quella rivelazione è celebrata il quinto giorno di Jamadi, corrispondente al 23 maggio.
  5. ^ a b J. E. Esslemont, op. cit., p. 41
  6. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 19.
  7. ^ a b c Hartz, Paula, World Religions: Baha'i Faith , New York, Chelsea House Publishers, 2009, p. 24 - 29, ISBN  ISBN 978-1-60413-104-8.
  8. ^ a b Ghaemmaghami Omid, La vita del Báb, Regno Unito: Routledge, Oxfordshire, 2022, pp. 17–28, ISBN 978-1-138-36772-2.
  9. ^ De Bellaigue Christopher, The Islamic Enlightenment: The Modern Struggle Between Faith and Reason., London: Vintage, 2018, p. 140, ISBN  978-0-099-57870-3.
  10. ^ a b Balyuzi, Hasan M., The Bab: The Herald of the Day of Days., Oxford, 1973, pp. 34-39, ISBN 0 85398 054 3.
  11. ^ Saiedi, Nader, Gate of the Heart: Understanding the Writings of the Báb., Waterloo, Canada, Wilfrid Laurier University Press, 2008, p. 305, ISBN 978-1-55458-056-9.
  12. ^ Saiedi Nader, Gate of the Heart: Understanding the Writings of the Báb., Wilfrid Laurier University Press., 2008, p. 206, ISBN 978-1-55458-056-9.
  13. ^ a b c A. Bausani, 1999. Encyclopedia of Islam, articolo Bāb, Leiden, Koninklijke Brill, NV.
  14. ^ Bellaigue, Christopher, The Islamic Enlightenment: The Modern Struggle Between Faith and Reason., London, 2018, p. 141, ISBN 978-0-099-57870-3.
  15. ^ Balyuzi, Hasan M., The Bab: The Herald of the Day of Days., George Ronald Publisher, 1973, pp. 40-42, ISBN 0 85398 054 3.
  16. ^ John E.Esselmont, Bahá'u'lláh e la Nuova Era, Roma, 1998, p. 36, ISBN 88-7214-049-8.
  17. ^ Hajji Muhammad Husayn, citato da Abbas Amanat, Resurrection and Renewal: The making of the Babi Movement in Iran, 1844-1850, p. 132–33, Cornell University Press, 1989.
  18. ^ H. M. Balyuzi, The Bab - The Herald of the Day of Days, p. 146.
  19. ^ Zuffada Luigi, il Giovane Principe della Gloria, p. IX, ISBN 978-88-7214-193-9.
  20. ^ a b c d H. M. Balyuzi, Khadijih Bagum, - Wife of the Bab
  21. ^ Adamson, Dalla A alla Z della fede bahá'í, Regno Unito, Plymouth, 2009, ISBN 9780810868533.
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  23. ^ Al-Ahsã'ï, Enciclopedia Britannica, 1º gennaio 2022.
  24. ^ Warburg Margit, Cittadini del mondo: storia e sociologia dei bahá'í dalla prospettiva della globalizzazione, 2006, ISBN 9789047407461.
  25. ^ a b A. Bausani, ibid..
  26. ^ H. M. Balyuzi, op. cit. p. 13.
  27. ^ a b c Zarandí, Muḥammad [Nabíl-i-A‘ẓam], Gli Araldi dell'Aurora, Roma, 1978, pp. 46-91, ISBN 978-88-7214-000-0.
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  29. ^ Ghaemmaghami Omid, “The Life of the Báb,” in The World of the Bahá’í Faith, London, Robert Stockman, 2021, ISBN 9780429027772.
  30. ^ Ghaemmaghami Omid, “The Life of the Báb” in The World of the Bahá’í Faith, London, Robert Stockman, 2021, p. 20, ISBN 9780429027772..
  31. ^ “Letters of the Living (Hurúf-i-Hayy)”, Bahá’í Encyclopedia Project., su bahai-encyclopedia-project.org.
  32. ^ a b c d e J. E. Esslemont, ibid.
  33. ^ Poi domandò loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro, rispondendogli disse: "Tu sei il Cristo!" E ordinò loro di non dir nulla di lui a nessuno.
  34. ^ H. M Balyuzi, op. cit. p. 30.
  35. ^ J. E. Esslemont, ibid., p. 23
  36. ^ a b c d e f g Dennis MacEoin, ibid.
  37. ^ Amanat, Resurrection and Renewal, p. 257.
  38. ^ Amanat, ibid., 258.
  39. ^ Abbas Amanat, op. cit. p. 390-393.
  40. ^ a b c d Abbas Amanat, ibid.
  41. ^ E. G. Browne, Materials for the Study of the Babi Religion, Cambridge University Press, 1918
  42. ^ Nato il 7 febbraio 1862 e morto il 25 gennaio 1926, Edward Granville Browne studiò a Eton e a Cambridge il persiano, l'arabo e il sanscrito. È stato uno dei più celebri orientalisti britannici ed è stato professore all'Università di Cambridge, dove ha creato una scuola di lingue orientali viventi. Arrivò in Persia nell'ottobre del 1887 e ha descritto quel periodo nel suo libro intitolato A Year amongs the Persians 1893. Ha scritto molti libri ed articoli sul Babismo e la religion Baha'i. Ha incontrato personalmente tanto Baha'ullah quanto Ṣubḥ-i-Azal, come pure 'Abd ul-Bahá, col quale ha avuto uno scambio epistolare, e del quale ha scritto una necrologia nel 1921.
  43. ^ Kitab-i Nuqtatu l-Kaf Being the Earliest History of the Babis compiled by Hajji Mirza Jani of Kashan between the years A.D. 1850 and 1852, edited from the unique Paris MS. Suppl. Persan 1071 by Edward G. Browne, p. 20
  44. ^ Séyyèd Ali Mohammed dit le Bâb, Parigi, 1905, p. 20
  45. ^ Tale questione in realtà non fu mai posta in dubbio dai bahá’í o dalla loro storiografia, che alla luce dei fatti affermano che all’apparire del Promesso, Mirzá Yahya, diversamente dalla gran maggioranza dei Babí, rinnegò Bahá’u’lláh, tradendo nella sua condotta le indicazioni del suo Maestro e guida, cioè il Báb.
  46. ^ The Sources for Early Bābī Doctrine and History, scritto da Denis MacEoin, pubblicato da E.J. Brill, Leiden, 1992, ISBN 9004094628.
  47. ^ "Baha'u'llah's Surah of God: Text, Translation, Commentary", tradotto da Juan Cole e pubblicato in Translations of Shaykhi, Babi and Baha'i Texts, 2002, vol. 6, nº1.
  48. ^ Shoghi Effendi, op. cit. in bibliografia, pp. 273–289
  49. ^ a b J. E. Esslemont, op. cit., p. 24.
  50. ^ Sir Justin Shiel, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotentiario a Teheran della Regina Vittoria, fece un rapporto dell'esecuzione, il 22 luglio 1850, a Lord Henry Temple Palmerston, Segretario di Stato Britannico per gli Affari Esteri
  51. ^ J. E. Esslemont, op. cit., p. 25.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • Shoghi Effendi, Dio Passa nel Mondo, Roma, 2010, ISBN 978-88-7214-087-0.
  • John E. Esslemont, Bahá'u'lláh e la nuova era. Roma, G. Bardi, 1998, ISBN 88-7214-049-8.
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  • Warburg Margit, Cittadini del mondo: storia e sociologia dei bahá'í dalla prospettiva della globalizzazione, 2006, ISBN 9789047407461, pp. 121-123.
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  • Ghaemmaghami, Omid (2022). "Ch. 2: The Life of the Bab". In Stockman, Robert H. (ed.). The World of the Bahá'í Faith. Oxfordshire, UK: Routledge. pp. 17–28. ISBN 978-1-138-36772-2 p. 17
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  • Smith, Peter (2000). A Concise Encyclopedia of the Baháʼí Faith. Oneworld Publications. ISBN 978-1780744803 p. 312
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  • Ghaemmaghami Omid, “The Life of the Báb,” in The World of the Bahá’í Faith, London, Robert Stockman, 2021, ISBN 9780429027772.

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