Signori, in carrozza!

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Signori, in carrozza!
Peppino De Filippo, Vera Nandi e Aldo Fabrizi in una scena del film
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1951
Durata100 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
Generecommedia
RegiaLuigi Zampa
SoggettoAge & Scarpelli
SceneggiaturaAge & Scarpelli, Ruggero Maccari, Aldo Fabrizi, Luigi Zampa e Vitaliano Brancati
Produttore esecutivoDomenico Forges-Davanzati
Casa di produzioneProduzioni D.F.D.
Lux Film de France
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaCarlo Montuori
MontaggioEraldo Da Roma
MusicheRenzo Rossellini
ScenografiaEnrico Ciampi
TruccoFrancesco Freda
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Signori, in carrozza! è un film del 1951 diretto da Luigi Zampa.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Vincenzo Nardi, che svolge il lavoro di controllore di vagoni letto, è in servizio sulla tratta Roma-Parigi. L'uomo ha due famiglie: a Roma ha una trasandata moglie napoletana, il cui fratello è uno sfaccendato, mentre a Parigi frequenta Ginette, una piacente vedova con una figlia che considera Vincenzo un secondo padre. Per vari anni l'insolito stile di vita dell'uomo procede tranquillamente, senza che nessuna delle due famiglie sappia dell'esistenza dell'altra.

Quando a Vincenzo viene proposto di interrompere il faticoso servizio notturno per trasferirsi in una sede stabile, a sorpresa lui sceglie Parigi, intenzionato a separarsi dalla moglie di Roma e dal cognato per creare un legame duraturo con Ginette. Tutto si guasta quando suo cognato Gennaro, spinto dalla necessità di lasciare Roma in quanto ricercato per furto, decide di seguire Vincenzo a Parigi. Gennaro rintraccia subito il cognato a casa di Ginette e Vincenzo riesce a tenergli nascosta la sua relazione, tanto che Gennaro stesso corteggia la signora francese.

Alla fine si presenta a Parigi anche Clara, la moglie di Vincenzo, e l'irregolarità della situazione viene a galla. Ginette si sente tradita e non vuole più avere a che fare con Vincenzo, e lui si decide a tornare a Roma con Clara che è disposta a perdonarlo. Sulla via del ritorno i due riescono a liberarsi di Gennaro che riconosce di aver abusato della loro generosità e si ferma a Torino con l'intenzione, peraltro, non di cercarsi un lavoro e una vita indipendente, bensì di farsi mantenere da un'altra sua sorella lì residente.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

In qualità di aiuto regista vi furono Mauro Bolognini, Leopoldo Savona e Jean Laviron.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Gian Piero Brunetta mette in luce, riguardo a questo periodo, l'«integrazione progressiva dei letterati nel cinema», per cui in Signori, in carrozza! troviamo, tra gli sceneggiatori, il nome di Brancati così come si era trovato Alberto Moravia in Perdizione, ed, elencando, impegnati nel nuovo ruolo di sceneggiatori, scrittori quali Palazzeschi, Calvino, Pratolini ed altri. Lo stesso Brunetta vede quest'impegno, però, semplicemente come un «reclutamento di forza - lavoro intellettuale per la confezione di prodotti destinati ai mercati popolari».[1]. È stato anche notato che Signori, in carrozza! «è considerato un po' una cenerentola tra i film di Zampa e Brancati, oscurato dalla fama di opere quali Anni difficili, Anni facili, L'arte di arrangiarsi.[2] Alberto Moravia disse: «In questo film c'è un solo motivo veramente vitale: il raffronto tra scroccone e scroccato, fra il controllore dei vagoni letto e il suo impudente e insaziabile cognato».[3]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film venne iscritto al Pubblico registro cinematografico con il n. 976. Presentato alla Commissione di Revisione Cinematografica il 20 settembre 1951, ottenne il visto di censura n. 10.612 del 25 settembre 1951, con una lunghezza della pellicola di 2.780 metri[4]. Ebbe la prima proiezione pubblica il 18 ottobre 1951. Girato negli studi della Titanus alla Farnesina e gli esterni a Roma e Parigi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gian Piero Brunetta, Il cinema neorealista italiano. Storia economica, politica e culturale, Edizioni Laterza, Bari 2009, pp. 278 - 279
  2. ^ Enrico Giacovelli ed Enrico Lancia, Peppino de Filippo, Gremese Editore, Roma 1992, p. 66
  3. ^ Alberto Moravia, L'Europeo, 25 novembre 1951
  4. ^ Come si evince dal visto di censura originale tratto dal sito Italia Taglia.

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