Sesto Roscio Amerino

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Sesto Roscio Amerino (Ameria, circa 120 a.C.[1] – post 80 a.C.) fu un cittadino romano accusato di parricidio dal liberto di Silla Lucio Cornelio Crisogono.

il cognomen Amerino indicava la sua provenienza da Ameria.

Roscio Amerino si era opposto ad una disposizione del tiranno riguardo all'eredità di alcuni possedimenti e per questo fu accusato da Lucio Cornelio Crisogono, un liberto arricchito di Silla (che aveva pure proscritto Roscio Amerino, acquisendo i suoi beni)[2], di aver ucciso il padre Sesto Roscio. Fu difeso nell'80 a.C. da Marco Tullio Cicerone, con la sua Pro Roscio Amerino; il processo si concluse con il successo di Cicerone e l'assoluzione di Roscio Amerino.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'orazione Pro Sexto Roscio Cicerone ci dice che l'accusato, al momento del processo, non ha più di quarant'anni. G. Bellardi (a cura di), M. Tullio Cicerone, Le Orazioni, vol. I, UTET, 2002, pag. 221
  2. ^ Ròscio Amerino, Sesto nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 15 dicembre 2020.
  3. ^ Marco Tullio Cicerone, Pro Sexto Roscio Amerino.

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