Serri

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Serri
comune
(ITSC) Serri
Serri – Stemma
Serri – Bandiera
Serri – Veduta
Serri – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sardegna
ProvinciaSud Sardegna
Amministrazione
SindacoSamuele Antonio Gaviano (lista civica) dal 10-6-2012 (3º mandato dal 13-6-2022)
Territorio
Coordinate39°42′05.07″N 9°08′40.93″E / 39.701409°N 9.144702°E39.701409; 9.144702 (Serri)
Altitudine640 m s.l.m.
Superficie19,18 km²
Abitanti606[1] (30-11-2023)
Densità31,6 ab./km²
Comuni confinantiEscolca, Gergei, Isili, Mandas, Nurri
Altre informazioni
Cod. postale09063
Prefisso0782
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT111079
Cod. catastaleI668
TargaSU
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Nome abitanti(IT) serresi
(SC) serresus
Patronosan Basilio Magno
Giorno festivo1º settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Serri
Serri
Serri – Mappa
Serri – Mappa
Posizione del comune di Serri all'interno della provincia del Sud Sardegna
Sito istituzionale

Serri è un comune italiano di 606 abitanti della provincia del Sud Sardegna.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'area fu abitata già in epoca nuragica, per la presenza sul territorio dell'imponente santuario nuragico di Santa Vittoria, il cui utilizzo da parte delle popolazioni locali, con diverse funzioni, iniziò nell'epoca neolitica e continuò durante l'epoca punica, romana e bizantina.

Nel Medioevo il paese appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria di Siurgus. Alla caduta del giudicato (1258) passò sotto il dominio pisano e dal 1324 sotto quello aragonese, che lo concesse il feudo alla famiglia dei Carroz. Il paese fu poi incorporato nel marchesato di Mandas, che nel 1603 fu trasformato in ducato, feudo dei Maza. In epoca sabauda la signoria passò ai Tellez-Giron d'Alcantara, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Ai sensi della Legge Regionale n. 9 del 12 luglio 2001, che ha previsto l'istituzione delle nuove province sarde, il comune di Serri, che era in provincia di Nuoro, avrebbe dovuto essere aggregato alla neonata provincia del Medio Campidano; con successiva Legge Regionale n. 10 del 13 ottobre 2003 si stabilì invece che passasse a quella di Cagliari, di cui fece parte fino alla successiva riforma del 2016.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Stemma

«Semipartito troncato: il primo, di azzurro, alla quercia di verde, fustata al naturale, nodrita nella pianura di rosso, sinistrata dalla volpe d'oro, con la testa e la zampa anteriore destra alzate; il secondo, di verde, al toro furioso, d'oro; il terzo, di azzurro, al nuraghe d'oro, fondato in punta, murato di nero, con la sommità e il fianco sinistro rovinati. Ornamenti esteriori da Comune.[3][4]»

Gonfalone

«Drappo partito di verde e di giallo…[3][4]»

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del Presidente della Repubblica del 2 ottobre 2006.[3][4]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Santuario nuragico di Santa Vittoria

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[5]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

La variante di sardo parlata a Serri è il campidanese occidentale.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

A circa un chilometro a sud est del paese è presente la fermata ferroviaria di Serri, posta lungo il tracciato della ferrovia Cagliari-Isili. I treni dell'ARST effettuano relazioni che dalla struttura hanno termine a Monserrato e Mandas a sud e a Isili a nord.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ a b c D.P.R. 02.10.2006 Serri, concessione di stemma e gonfalone, su Governo Italiano, Ufficio Onorificenze e Araldica. URL consultato il 13 aprile 2001.
  4. ^ a b c Serri, su araldicacivica.it. URL consultato il 6 novembre 2011.
  5. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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