Schita

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Schita
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
Zona di produzioneOltrepò Pavese
Dettagli
Categoriacontorno
Ingredienti principalifarina, acqua, strutto

La schita è una frittella composta da acqua, farina bianca e strutto, tipica dell'Oltrepò Pavese.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Si prende una biella (ciotola), si mette un po' di farina, un pizzico di sale e si “bagna” il tutto con l'acqua. Poi si frigge in una padella, tradizionalmente con lo strutto, versando il preparato fino a stenderlo in modo omogeneo su tutta la superficie. Dopo qualche minuto si gira, si attende finché è ben dorata ed è pronta per essere servita.

Tipica dell'Oltrepò Pavese (dove viene anche chiamata schita d'la nona, “la schita della nonna”) è conosciuta anche come farsùla o paradèla. In base alla tradizione, una volta fritta, viene mangiata senza nessun'altra aggiunta.

Tuttavia oggi ci sono diverse versioni: dolce (aggiungendo un pizzico di zucchero oppure anche una goccia di miele) e salata. Si può accompagnare anche ai salumi locali.

La schita, in dialetto, veniva anche chiamata "cola" in quanto l'impasto usato per fare la focaccetta era del tutto simile a quello usato come colla per la realizzazione della cartapesta o per incollare la carta. A Santa Giuletta, negli anni '30-'40 del Novecento, si producevano bambole in catapesta usando una colla realizzata facendo bollire farina ed acqua (circa 3 cucchiai di farina in un litro d'acqua).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]