Schema (psicologia)

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In psicologia cognitiva, uno schema è un modello di pensiero e comportamento che organizza le informazioni e le relazioni tra di esse. Può anche essere descritto come una struttura mentale di idee preconcette, una struttura che rappresenta alcuni aspetti del mondo o un sistema di organizzazione e percezione di nuove informazioni.

La teoria psicologica dello schema è probabilmente il più originale ed innovativo contributo di Frederic Bartlett alla moderna psicologia sperimentale e cognitiva in special modo, e si segnala sia per la non dogmaticità del suo assunto (che al contrario è squisitamente empirico), sia per il merito di rimuovere il pregiudizio circa la neutralità delle nostre elaborazioni inconsce; queste ultime sono – al contrario – inconfutabilmente ricollegate da Bartlett al nostro patrimonio di vissuto emotivo.

Inquadramento del problema[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei temi più controversi nello studio della memoria, in psicologia, è la precisione nel richiamare alla mente i ricordi, specie dopo un lungo periodo di tempo.

Lo stesso psicologo svizzero Jean Piaget dovette ammettere che un drammatico evento che aveva funestato la propria infanzia, e del quale, ovviamente, conservava un vivido ricordo, non era in realtà mai avvenuto: quanto egli credeva di rammentare, era soltanto il frutto di suggestioni indotte dal racconto menzognero inventato dalla sua bambinaia, come ebbe modo di apprendere molti anni più tardi, per confessione della donna medesima.[senza fonte]

Normalmente gli psicologi accettano l'idea che la memoria di eventi occorsi nel passato remoto (memoria di lungo termine) sia una memoria ricostruttiva: in breve, ci comportiamo – inconsciamente – come il paleontologo che da pochi reperti di osso ricostruisce, ipoteticamente, l'intero scheletro di dinosauro.

Il nostro cervello aggiunge a posteriori i tasselli d'informazione che obiettivamente non ha registrato, e – come fa il paleontologo, ma nel nostro caso in modo inconscio – scegliamo tali tasselli del mosaico che compone il ricordo in virtù di una supposta coerenza con gli elementi effettivamente immagazzinati nella nostra memoria.

La teoria di Bartlett[modifica | modifica wikitesto]

Sir Frederic Bartlett prese le mosse dalla natura ricostruttiva della memoria intorno al 1930. Introdusse il termine schema per riferirsi ai temi generali che ricaviamo dall'esperienza. Per esempio, se voleste ricordare una nuova favola, cerchereste di integrare le informazioni della nuova favola con il vostro schema di ciò che s'intenda per favola.

Molti studiosi hanno dimostrato che siffatti schemi possono distorcere i ricordi degli eventi che ci formiamo. In altri termini, talora cancelliamo o omettiamo dal ricordo quei dettagli di un'esperienza che mal si conciliavano con lo schema. Per converso, possiamo sinceramente credere di ricordare dettagli – che in realtà sono inesistenti – semplicemente perché sono coerenti con lo schema.

Secondo Ernest Hilgard, gli esperimenti di Bartlett hanno significato principalmente in relazione alla forma di oblio che va sotto la denominazione di distorsione sistematica della traccia mnestica.[1]

«Guerra degli spettri»[modifica | modifica wikitesto]

Un esempio di racconto-test utilizzato da Bartlett per i suoi classici esperimenti è costituito dalla Guerra degli spettri (vedasi riquadro a margine), una (supposta) leggenda dei nativi americani. Questo racconto viene "somministrato" alle persone, che – dopo averlo letto o ascoltato – sono invitate a ripetere a mente la storia. Inevitabilmente avvengono deformazioni, aggiunte od omissioni, a cui il ricercatore attribuisce un significato alla luce della teoria dello schema di Bartlett.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Psicologia – Corso introduttivo, cit. pagg. 341-344. Le altre forme, per inciso, sono la disintegrazione passiva attraverso il disuso, l'inibizione retroattiva e proattiva, l'oblio motivato.
  2. ^ Secondo Bartlett (Remembering, cit.), lo sviluppo dell'oblio si manifesta in questa tipica forma di distorsione:

    [1] Se le varie riproduzioni erano distanziate nel tempo, l'omissione di dettagli, la semplificazione dei fatti e della struttura e la trasformazione in altri più familiari, possono procedere indefinitamente, o almeno finché è possibile la rievocazione senza aiuti esterni.
    [2] … nel ricordo a distanza l'elaborazione diventa in certi casi più comune; inoltre può aumentare l'introduzione di elementi estranei o l'invenzione…
    [3] Un dettaglio spicca sugli altri nella misura in cui si accorda con gli interessi e le tendenze preformate del soggetto. In questo caso viene ricordato, anche se spesso trasformato, e tende ad assumere nelle riproduzioni successive una posizione sempre più vicina all'inizio della storia.
    [4] In ogni ricordo successivo, la razonalizzazione, la riduzione del materiale a una forma che può essere trattata in modo facile e «soddisfacente», diviene molto preminente.
    [5] Esistono prove di un ritardo nel manifestarsi delle trasformazioni, che sono adombrate dopo settimane, talvolta mesi, prima di presentarsi realmente.
    (Fonte: Hilgard, Psicologia – Corso introduttivo, cit., pag. 344)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Psicologia. Corso introduttivo, by Ernest R. Hilgard, Ernest R. Hilgard, Richard C. Atkinson, Richard C. Atkinson - 1989 - 720 pages
  • Bartlett, F.C. (1932),Remembering: An Experimental and Social Study. Cambridge: Cambridge University Press
  • Smith, E.R., / Queller, S. (2001). Mental Representations. In Tesser, A., & Schwarz, N. (Eds.). Blackwell handbook of social psychology: Intraindividual processes. London: Blackwell Publishers.
  • Mandl, H. / Spada, H. (Hg.) (1988), Wissenspsychologie. München / Weinheim.
  • Holland, D. / Quinn, N. (Hg.) (1987): Cultural Models in Language and Thought. Cambridege-Mass.
  • Psychologia poznawcza, Nęcka E., Orzechowski J., Szymura B.
  • Baddeley, A. (2005) Az emberi emlékezet. Budapest: Osiris
  • Thorne, B.M.; Henley, T. B. (2000) A pszichológia története. Budapest: Glória
  • Atkinson, R. L.; Atkinson, R. C.; Smith, E. E.; Bem, D.J.; Nolen-Hoeksema, S. (2003) Pszichológia. Budapest: Osiris
  • Visciola, M. (1984) Il concetto di schema nella psicologia cognitivista. Storia e Critica della Psicologia. Vol V, n.2. Bologna: Il Mulino.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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