Santa Caterina d'Alessandria (Caravaggio)

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Santa Caterina d'Alessandria
AutoreMichelangelo Merisi da Caravaggio
Data1598-1599
Tecnicaolio su tela
Dimensioni173×133 cm
UbicazioneMuseo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Santa Caterina d'Alessandria[1] è un dipinto a olio su tela (173 × 133 cm) realizzato nel 1598-1599 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.[2]

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il dipinto faceva parte della raccolta del cardinale Francesco Maria Del Monte, dove è ricordato nel 1627[3]. La santa, insieme a santa Maria Maddalena era fra le preferite del cardinale che la ricordò nel suo testamento e, secondo Alessandro Zuccari, venne dipinta su suggerimenti del prelato (quando Caravaggio soggiornava presso di lui a Palazzo Madama)[4] che aveva ripreso le istanze della revisione iconografica controriformistica, portata a vedere nelle sante della leggenda delle persone storiche[5].

Peter Robb, sostenendo che Caravaggio poteva essere fra gli spettatori del supplizio inferto a Beatrice Cenci, nel dipinto (dove sono mostrati gli strumenti del martirio, come la spada e la ruota dentata), potrebbe aver raffigurato nella santa un ricordo della decapitazione della giovane parricida che tanto scalpore aveva fatto a Roma, proprio nel 1599[6][7].

La postura della santa viene vivacizzata dall'espressione vitale dello sguardo che dona un effetto di spontaneità alla scena unita alla complicità della luce che, dall'alto, scende da destra. La santa è ritratta come una donna moderna, nobile, vestita con abiti lussuosi, poggiata su di un cuscino damascato, con appena un sottile cerchietto ad indicare la santità (piuttosto raro se non unico nella iconografia del pittore), ma senza raggi di luce divina, seni nudi o labbra socchiuse come nella tradizione figurativa, ma pallida ed umana, con uno sguardo interrogativo che, come sottolinea Robb, denota incertezza e le dita posate sulla lunga lama che è già arrossata ad indicare il sangue del martirio[8]. Dietro la Santa si vede una rappresentazione realistica (si vedano le nervature del legno) di uno strumento di tortura, la ruota dentata (i due denti si vedono in alto), che però non è completa ma spezzata, ne manca cioè una parte: un riferimento alla leggenda del martirio della santa, secondo la quale la ruota di tortura a cui stava per essere sottoposta si ruppe. In basso sul cuscino, invece, un simbolo di iconografia tradizionale, la palma del martirio, che va ad incrociare la lama insanguinata della spada con la quale fu decapitata.

Nelle sembianze della santa, Caravaggio ha ritratto Fillide Melandroni, nota prostituta romana di cui s'invaghì, e che gli sarà causa di molti mali. Fillide tornerà ritratta da lui nella Conversione della Maddalena, in Giuditta e Oloferne e nel ritratto singolo bruciato a Berlino durante l'ultima guerra[9]. Recentissimi studi riconoscono invece per modella del quadro della Santa Caterina, così come della Conversione e della Giuditta, la cortigiana romana Maddalena Antognetti[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ S. Caterina d'Alessandria (287, Ales.d'Egit. 305) Registrata sotto Gregorio XIII, nel Martirologio romano, Roma 1586, p. 532. La Leggenda si legge nella Legenda Aurea, Firenze, 1985, pp. 788-798. La Leggenda, originariamente in latino, venne tradotta in volgare sin dal Trecento; sul finire del Cinquecento ve ne era una traduzione del Manerbio. Sull'iconografia Bibliotheca Sanctorum, ad vocem, III vol, 1968, coll. 954-975.
  2. ^ Per la storia del dipinto, M. Cinotti, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, in AA. VV., I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, Bergamo, 1983, pp. 510 sgg; Maurizio Marini, Michelangelo Merisi da Caravaggio "pictor praestantissimus", Roma, Newton Compton, 1987, pp. 391 e sgg., Maurizio Calvesi, La realtà del Caravaggio, Torino, Einaudi, 1990, pp.216-220. Il dipinto è databile, secondo questi studiosi, al 1598-1599.
  3. ^ Sul dipinto del Caravaggio e l'iconografia religiosa nell'età della Controriforma, Alessandro Zuccari, Storia e tradizione nell'iconografia religiosa del Caravaggio, in Michelangelo Merisi da Caravaggio. La vita e le opere attraverso i documenti, a c. di Stefania Macioce, Roma, Logart, 1995, pp. 289-308; (pp. 289-291)
  4. ^ Caravaggio conobbe il cardinal Francesco Maria del Monte, ambasciatore di Francia a Roma, probabilmente nel 1597, quando lo apprezzò per la maestria mostrata nel dipinto I Bari, visto , probabilmente, nella bottega di un mercante d'arte francese (o greco), di nome Valentino o Costantino), che si trovava presso la chiesa di San Luigi de' Francesi, proprio di fronte a Palazzo Madama, cfr. G. Baglione, Le vite de'pittori, scultori et architetti, Roma, 1672, pp. 136 e sgg. Caravaggio si sistemò dal cardinale in una stanza usata come studio insieme all'amico pittore e modello, Mario Minniti, cfr. C.L. Frommel, Caravaggio, Minniti e il Cardinal Francesco Maria Del Monte, in Michelangelo Merisi da Caravaggio. La vita e le opere, cit., p. 18.
  5. ^ Alessandro Zuccari, Storia e tradizione nell'iconografia religiosa del Caravaggio, cit., p. 291. Il cardinale Cesare Baronio era il promotore di questa revisione e aveva lui proposto di vedere un personaggio storico in Caterina, sebbene fosse stato un tentativo mal riuscito ma interessante, come Giovan Battista Bronzini citato dallo Zuccari (cfr. A.Zuccari, Storia e tradizione, cit., p. 299, n. 11, G.B. Bronzini, La leggenda di S. Caterina d'Alessandria Passioni greche e latine, in Accademia Nazionale dei Lincei, Memorie, Classe di Scienze Morali, VIII, S. 9, 1960, pp. 257-416, pp. 295-297). In mancanza di prove certe la consulenza iconografica di Del Monte si basa sull'inquadramento del cardinale nell'ambito della cultura degli oratoriani e in rapporto con il Baronio che poteva essere in qualche modo applicata al dipinto.
  6. ^ P. Robb, M. L'enigma Caravaggio, Milano, Mondadori, 2001, pp. 95-96.
  7. ^ Naturalmente si tratta di una proposta del tutto ipotetica. Non vi sono prove della presenza del Caravaggio al supplizio di Beatrice sebbene vi fossero in genere molti pittori interessati alla riproduzione della decapitazione e via era Gentileschi con la figlia Artemisia, oltre che a Guido Reni probabile pittore di un ritratto di Beatrice fatto in cella; Caravaggio è vero che dipinse la Giuditta che decapita Oloferne, più o meno nello stesso periodo e che la modella è la stessa di quella della S. Caterina, la cortigiana Fillide Melandroni, però anche qui non vi sono documentazioni.
  8. ^ P. Robb, M. L'enigma Caravaggio, cit., p. 96. Il dipinto, qui ha una maggiore spazialità e la figura intera la domina completamente, cfr. M.L. Frommel, cit., p. 23. Il fiotto di luce che scende dall'alto, può essere un indice simbolico dell'azione della grazia illuminante di dio, cfr., Maurizio Calvesi, citato da Zuccari, cit., p. 291, Maurizio Calvesi, Caravaggio o la ricerca della salvazione, in "Storia dell'Arte", 9-10, 1971, pp. 93- 143; 115-119.
  9. ^ Su Fillide, Riccardo Bassani, Flora Bellini, Caravaggio assassino, Roma, 1994, p. 26, n. 20. Peter Robb, M L'enigma Caravaggio, cit., pp. 95-97. Il ritratto scomparso a Berlino, che Fillide restituì al suo amante fiorentino, Giulio Strozzi, era nell'inventario Giustiniani ancora nel 1638, quando si trova citato come "cortigiana Fillide" , cfr. C.L. Frommel, cit., p. 25, Maurizio Marini, Michelangelo Merisi da Caravaggio, cit., pp. 391 e ss.
  10. ^ Fiora Bellini, La modella e il «pittor celebre»: una storia in sette quadri, in Riccardo Bassani, La donna del Caravaggio. Vita e peripezie di Maddalena Antognetti, Roma, Donzelli, 2021, pp. 202-206

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Riccardo Bassani, Flora Bellini, Caravaggio assassino, La carriera di un"valenthuomo" fazioso nella Roma della Controriforma, Roma, Donzelli, 1994, ISBN 88-7989-100-6.
  • Alessandro Zuccari, Storia e tradizione nell'iconografia religiosa del Caravaggio, in Michelangelo Merisi da Caravaggio. La vita e le opere attraverso i documenti,a c. di Stefania Macioce, Roma, Logart, 1995, pp. 289–301.
  • Peter Robb, M. L'enigma Caravaggio, ed.it., Milano, Mondadori, 2001.
  • Maurizio Calvesi, La realtà del Caravaggio, Torino, Einaudi, 1990.
  • Christoph Luitpold Frommel, Caravaggio, Minniti e il cardinal Francesco Maria del Monte, in Michelangelo Merisi da Caravaggio. La vita e l'opere, cit., pp. 18–41, tav. 14.
  • G. Baglione, La vite de'pittori, scultori et architetti, Roma, 1642.
  • Giovan Pietro Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, a c. E. Borea e G. Previtali, Rorino, Einaudi, 1976.
  • M. Cinotti, Caravaggio, La vita e l'opera, Bergamo, 1991.
  • R. Bassani, La donna del Caravaggio. Vita e peripezie di Maddalena Antognetti, Roma, Donzelli, 2021. ISBN 978-88-5522-238-9
  • F. Bellini, La modella e il «pittor celebre»: una storia in sette quadri, in R. Bassani, La donna del Caravaggio. Vita e peripezie di Maddalena Antognetti, Roma, Donzelli, 2021, pp. 199-235. ISBN 978-88-5522-238-9

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