Sándor Márai

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«L'uomo comprende il mondo un po' alla volta e poi muore»

Sándor Márai

Sándor Márai, nato Sándor Károly Henrik Groschenschmied de Mára (Košice, 11 aprile 1900San Diego, 22 febbraio 1989), è stato uno scrittore e giornalista ungherese naturalizzato statunitense. La sua fama è legata in particolare al romanzo Le braci del 1942 (apparso in Italia nel 1998) e L'eredità di Eszter, pubblicato nel 1999.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Márai nacque a Košice, che in tempi passati faceva parte del Regno d'Ungheria (a sua volta parte dell'Impero austro-ungarico) e oggi appartiene alla Slovacchia, da un'antica famiglia sassone della piccola nobiltà ungherese, in una famiglia di quattro figli di cui era il maggiore. Era figlio del dottor Géza Groschenschmied de Mára (1872-1934), notaio reale, presidente della Camera degli avvocati di Košice, già senatore del Partito socialista cristiano nazionale ungherese; sua madre era Margit Ratkovszky (1874-1964). Il suo antenato János Kristóf Groschenschmied (1745-1798), alto funzionario del Tesoro, nato nel comitato di Máramaros in Transilvania, ricevette da Leopoldo II il feudo di Mára (1790)[1]. Studiò giornalismo presso l'Institut für Zeitungskunde dell'Università di Lipsia per poi spostarsi a Francoforte sul Meno e Berlino, senza però conseguire mai la laurea. Per un breve periodo accarezzò l'idea di scrivere in tedesco, scegliendo però alla fine la propria lingua madre, l'ungherese: in questo periodo apparvero i primi articoli sulla rivista satirica Der Drache dell'editore sassone Hans Reinmann. Più tardi iniziò una collaborazione con uno dei più prestigiosi quotidiani tedeschi, la Frankfurter Zeitung. Nel 1917 pubblicò la sua prima opera, una raccolta di poesie dal titolo Il libro dei ricordi.

Nel 1923 si sposò con una donna di origini ebraiche, Ilona Matzner (Lola), ma la coppia non riuscì ad avere figli (più tardi, alla fine della seconda guerra mondiale, avrebbero adottato un orfano di guerra, János). Márai visse agiatamente per un certo periodo a Berlino, prima della disastrosa crisi inflazionistica che colpì in quegli anni la Germania, poi fu inviato dalla Frankfurter Zeitung a Parigi come corrispondente. Nella capitale francese però non riuscì a mantenere lo stesso tenore di vita del passato e in poco tempo si ritrovò in gravi ristrettezze economiche.

La casa di Sándor Márai a Košice, oggi sede di una raccolta di cimeli dello scrittore

Nel 1928 fece ritorno in Ungheria e si stabilì a Budapest, disorientato e confuso, in cerca di un nuovo lavoro e della possibilità di comporre prose più lunghe ed elaborate nella lingua madre. Proprio questo periodo corrisponde alla sua fase più produttiva: sviluppò decine di lavori, 22 dei quali tradotti oggi in tedesco. Negli anni trenta acquistò visibilità e fama con il suo stile chiaro e preciso, impregnato di realismo, e fu il primo a recensire le opere di Kafka. Risale al 1934 il suo primo successo, con il libro Confessioni di un borghese. Scrisse commenti entusiastici sul Primo arbitrato di Vienna, ma non risparmiò critiche al regime nazista e a quello comunista che salì al potere dopo la seconda guerra mondiale: profondamente antifascista, riuscì a scampare al conflitto mondiale, ma le persecuzioni dei comunisti lo costrinsero ad abbandonare l'Ungheria nel 1948.

Si rifugiò in Svizzera da dove, dopo solo sette settimane, si spostò a Posillipo, quartiere di Napoli, in una abitazione procurata dallo zio della moglie, il serbo Lajos Marton che dopo essere stato in campi d'internamento in Italia, era diventato welfare officer del campo profughi di Bagnoli dell'Organizzazione Internazionale dei Rifugiati.[2] Una traccia di tale soggiorno rimane nel romanzo Il sangue di San Gennaro, del 1965). Visse sempre in condizioni precarie, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, di cui acquisì la cittadinanza nel 1957.

Si stabilì nella città di San Diego, in California, e continuò a scrivere in lingua madre, ma non fu pubblicato in inglese fino alla metà degli anni novanta. Quando il figlio János si sposò, decise di americanizzare il proprio nome: questo rifiuto del suo retaggio ungherese creò un grave contrasto con i genitori. Márai e la moglie decisero quindi di tornare in Italia e si stabilirono a Salerno all'inizio del 1968. Qui, isolato dal mondo culturale, ma vicinissimo ai ceti popolari, lo scrittore visse fino al maggio 1980, in quasi totale anonimato, in via Trento al civico n. 64, quando decise di ritornare a San Diego a causa di un'infezione intestinale mal curata. Nel periodo salernitano scrisse la raccolta Terra! Terra!...Ricordi e intensificò le pagine del suo diario.

Dopo la morte della moglie per cancro, seguita da quella del figlio, Márai cominciò a isolarsi sempre più, fino a quando, nel febbraio 1989, si suicidò con un colpo di pistola alla tempia; secondo le sue volontà il corpo fu cremato e le ceneri furono disperse nell'Oceano Pacifico. Nove mesi dopo, cadde il Muro di Berlino e con esso anche il regime comunista in Ungheria, che era stato la causa del lungo esilio dello scrittore.

Largamente trascurata al di fuori dell'Ungheria, la sua opera (fatta di poesie, romanzi e diari) è stata "riscoperta" in modo tardivo e ripubblicata in francese (1992), inglese, tedesco e italiano, ed è ora considerata parte dei capolavori della letteratura europea del XX secolo.

In onore e in ricordo dello scrittore ogni anno viene assegnato il Premio Sándor Márai per la letteratura ungherese. Tra i passati vincitori vi sono Péter Esterházy (2001) e György Ferdinandy. Sul lungomare di Salerno gli era stato eretto nel 2007 un busto in bronzo, che però è stato rubato all'inizio del 2009. Il 23 giugno 2023, sempre sul lungomare di Salerno, viene inaugurato un nuovo busto in bronzo a ricordo dello scrittore ungherese.[3]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Opere pubblicate in Ungheria[modifica | modifica wikitesto]

  • 1918 Emlékkönyv (it. Album), poesie
  • 1924 A mészáros (it. Il macellaio) romanzo breve
  • 1930 A zendülők (it. I ribelli)
  • 1931 Idegen emberek 1-2 (it. Gente estranea), romanzo
  • 1932 Csutora (it. Truciolo), romanzo
  • 1933 A szegények iskolája (it. La scuola dei poveri), poesie
  • 1934 A sziget (it. L'isola), romanzo
  • 1934-35 Egy polgár vallomásai I-II (it. Le confessioni di un borghese), romanzo
  • 1936 Válás Budán (it. Divorzio a Buda), romanzo
  • 1936 Kabala (it. Cabala), racconti brevi
  • 1939 Eszter hagyatéka (it. L'eredità di Eszter), romanzo
  • 1940 Kaland (it. Avventura), dramma
  • 1940 Vendégjáték Bolzanóban (it. La recita di Bolzano), romanzo
  • 1940 Szindbád hazamegy (it. Sindbad torna a casa), romanzo
  • 1941 Mágia (it. Magia), racconti brevi
  • 1941 Az igazi (it. La donna giusta)
  • 1942 Ég és föld (it. Cielo e terra), romanzo-saggio
  • 1942 A kassai polgárok (it. I cittadini di Košice), un dramma allegorico sulla lotta dei cittadini di Košice per la legge e la giustizia nel Medioevo
  • 1942 A gyertyák csonkig égnek (it. Le braci)
  • 1943 Sirály (it. Il gabbiano)
  • 1946 A nővér (it. La sorella), romanzo
  • 1947 Európa elrablása (it. Il rapimento d'Europa), articolo sulle esperienze personali di Márai in occidente dopo la seconda guerra mondiale

Opere scritte e pubblicate durante l'esilio[modifica | modifica wikitesto]

  • 1952 Béke Ithakában
  • 1958 Napló (1945–1957) (it. Diario), libro di memorie pubblicato a Washington
  • 1960 Egy úr Velencéből
  • 1965 San Gennaro vére
  • 1968 Napló 1958–1967 (it. Diario), diario, pubblicato a Roma
  • 1970 Ítélet Canudosban
  • 1971 Rómában történt valami
  • 1972 Föld, föld...! (it. Terra, terra!)
  • 1975 Erősítő
  • 1976 Napló (1968–1975) (it. Diario), diario, pubblicato a Toronto
  • 1978 A delfin visszanézett (it. Il delfino guardò indietro), raccolta di poesie, pubblicato a Monaco
  • 1980 Judit... és az utóhang
  • 1982 Jób... és a könyve
  • 1983 Harminc ezüstpénz
  • 1985 Napló (1976–1983) (it. Diario), diario, pubblicato a Monaco
  • 1988 A Garrenek műve

Opere pubblicate postume[modifica | modifica wikitesto]

  • 1991 Ami a Naplóból kimaradt (1950–1952)
  • 1992 Ami a naplóból kimaradt (1945-46) (it. Diario: Quel che resta)
  • 1993 Ami a Naplóból kimaradt (1947)
  • 1994 Ismeretlen kínai költő
  • 1997 Napló (1984–1989)
  • 1998 Ami a Naplóból kimaradt (1948)
  • 1999 Ami a Naplóból kimaradt (1949)
  • 2000 Szabadulás (it. Liberazione)
  • 2000 Vándor és idegen
  • 2001 Eszter hagyatéka és három kisregény
  • 2002 Tájak, városok, emberek
  • 2002 Magyar borok
  • 2003 Írók, költők, irodalom
  • 2003 Kedves Tibor!
  • 2003 Ami a Naplóból kimaradt (1953–1954-1955)
  • 2003 Oroszország Márai Sándor szemével
  • 2004 Lucrétia fia
  • 2004 Japán kert I-II.
  • 2004 Bölcsességek januártól decemberig
  • 2004 Ajándék a végzettől
  • 2005 Kitépett noteszlapok
  • 2005 Lomha kaland
  • 2005 A régi szeret
  • 2013 Hallgatni akartam (it. Volevo tacere)

Opere pubblicate in italiano[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sándor Márai e Napoli. Il sapore amaro della libertà, regia di Gilberto Martinelli (luglio 2012, 52 minuti)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Iván Nagy, Magyarország családai T. III-IV, Pest 1857-1868
  2. ^ László Csorba, La Napoli del dopoguerra: impressioni di un scrittore ungherese agli inizi degli anni 1950 (PDF), in Italogramma, vol. 2, Budapest, italogramma.elte.hu, 2012, p. 29.
  3. ^ Redazione, Lungomare, inaugurato il busto per ricordare lo scrittore ungherese Márai, in Salernonotizie, 24 giugno 2023.
  4. ^ il volume riunisce Az igazi (1941) e Judit... és az utóhang (1980)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Montefoschi, "L'Ungheria dilaniata di Sándor Márai nel pamphlet perduto e ritrovato", Corriere della Sera, 2 giugno 2017, Terza pagina, p. 43.
  • André Reszler, Budapest. I Luoghi di Sándor Márai, Milano, Unicopli, 2008, ISBN 9788840012674

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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