Salvatore D'Aquila

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Salvatore D'Aquila, anche detto Zù Totò, Zù Turiddu, Don Turiddu (Palermo, 7 novembre 1873New York, 10 ottobre 1928), è stato un mafioso italiano naturalizzato statunitense.

Conosciuto come uno dei più potenti capimafia di New York e degli Stati Uniti d'America da inizio secolo sino alla sua morte; è stato il primo boss della famiglia Gambino, dal 1910 al 1928[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato il 7 novembre 1873 a Palermo, quando emigra nel 1906 è già un potente mafioso. Al suo arrivo a New York, inizia a lavorare per Ignazio Lupo e Giuseppe Morello a East Harlem[2] e allarga il suo giro d'affari, sia legali che illegali. I suoi affari legali comprendono delle ditte di importazione negli Stati Uniti di formaggi, olio, olive, acciughe, ed altri prodotti tipici siciliani[3]. È in affari con i principali boss di Cosa nostra statunitense come Charles Matranga di New Orleans, Anthony D'Andrea e la famiglia Genna di Chicago, con Angelo Palmeri di Buffalo, Gregorio Conti di Pittsburgh, e Joseph Lonardo di Cleveland. I suoi affari illegali comprendono le estorsioni, la lotteria illegale, le bische clandestine e l'usura in tutta Brooklyn, dove stabilisce i suoi uffici.

Nel 1916, con il momentaneo arresto di Lupo e Morello, D'Aquila inizia ad agire con una propria famiglia criminale (la futura famiglia Gambino) insieme a Umberto Valenti, Alfred Mineo, Giuseppe Traina e Frank Scalice[4]. È considerato il più potente capo di Cosa Nostra negli USA ed è proprio in questo periodo che cerca di sottomettere tutte le altre famiglie[1]. Per combattere il nuovo boss della famiglia Morello, ovvero Joe Masseria, si allea con un suo vecchio nemico ed ex alleato proprio di Masseria cioè Valenti. La faida fa vittime da entrambe le parti e proprio Umberto Valenti assieme al suo guardaspalle rimane vittima dei killer di Joe Masseria.

Il 10 ottobre 1928 Don Turiddu viene ucciso assieme al suo guardaspalle, appena sceso dall'auto, davanti al garage di casa sua al 211 di Avenue A, all'angolo con la 13ª strada, a Manhattan, da tre killer di Joe Masseria[3]. Lascia la moglie Marianna (1885-1946) e sei figli[5]. Alla guida della famiglia viene messo Al Mineo. La sua tomba si trova nel Saint John's Cemetery, nel Queens.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Mike Dash, C'era una volta la mafia, Newton Compton Editori, 5 maggio 2016, ISBN 9788854195141. URL consultato il 6 marzo 2017.
  2. ^ (EN) David Critchley, The Origin of Organized Crime in America: The New York City Mafia, 1891–1931, Routledge, 15 settembre 2008, ISBN 9781135854935. URL consultato il 6 marzo 2017.
  3. ^ a b IMPORTER SHOT NINE TIMES.; Autopsy Performed In Street Killing --Druggist Denies Seeing Attack., in The New York Times, 12 ottobre 1928. URL consultato il 13 marzo 2017.
  4. ^ John H. Davis, Mafia dynasty: ascesa e caduta della famiglia Gambino, Bompiani, 1994, ISBN 8845222640.
  5. ^ Salvatore D'Aquila (1878 - 1928) - Find A Grave Memorial, su findagrave.com. URL consultato il 6 marzo 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Boss della famiglia Gambino
Salvatore D'Aquila Al Mineo Frank Scalice Vincent Mangano Albert Anastasia Carlo Gambino Paul Castellano John Gotti Peter Gotti Domenico Cefalù Frank Calì
(1909 - 1928) (1928 - 1930) (1930 - 1931) (1931 - 1951) (1951 - 1957) (1957 - 1976) (1976 - 1985) (1985 - 2002) (2002 - 2011) (2011 - 2015)
(2019 - attualmente)
(2015 - 2019)
Predecessore Boss della Famiglia Gambino Successore
Ignazio Lupo 1910-1928 Alfredo Manfredi
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