Rosarium philosophorum

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Rosarium philosophorum
Titolo originaleRosarium philosophorum sive pretiosissimum donum Dei
Altri titoliRosario dei filosofi
AutoreArnaldo da Villanova
1ª ed. originaleXIII secolo
GenereFilosofia
Lingua originalelatino

Il Rosarium philosophorum (cioè Rosario dei filosofi, conosciuto anche come Pretiosissimum Donum Dei) è un testo alchemico del XIII secolo, tradizionalmente attribuito ad Arnaldo da Villanova (1235-1315), famoso medico e alchimista dei suoi tempi. L'autore potrebbe essere tuttavia un anonimo della fine del XIV secolo.[1][2]

La prima pubblicazione a stampa del Rosarium sembra essere una miscellanea pubblicata a Francoforte sul Meno nel 1550, intitolata Alchemia Opuscula complura veterum philosophorum..., di cui esso costituiva la seconda parte.

Il titolo Rosarium non deve far pensare a un'orazione, ma alla simbologia della rosa, che dall'antichità e per tutto il Medioevo rimase, fra l'altro, associata all'idea della perfezione e dell'infinito.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera contiene fra l'altro 20 illustrazioni che rappresentano i momenti fondamentali dell'opus, il procedimento alchemico che porta alla creazione della pietra filosofale.

Le immagini (che appaiono piuttosto databili al periodo della stampa, che non a quello della scrittura) sono raggruppabili tematicamente come segue:

  • prima illustrazione: la fontana di vita o Fons mercurialis, che rappresenta la vitalità del mondo, premessa indispensabile per ogni trasformazione;
  • illustrazioni da 2 a 5: la coppia regale, che simboleggia il Sole e la Luna, il maschile e il femminile, il supero e l'infero - insomma l'emblema dei contrari da comporre e trasformare nell'opus alchemicum - che si manifesta in varie forme, fino alla coniunctio;
  • con la coniunctio la coppia regale si trasforma in androgino - qui rappresentato come un unico corpo con una testa maschile e una femminile - il che vuol dire che si è completata la prima fase dell'opera; è quindi l'androgino che nelle illustrazioni dalla 6 alla 16 attraversa le successive trasformazioni, fino alla Dimostrazione della perfezione descritta nell'illustrazione 17;
  • le ultime 3 figure rappresentano il conseguimento dell'obiettivo mistico, con la conclusiva immagine del Risorto trionfante.

La complessità simbolica e metaforica che lo caratterizzano rendono il Rosarium, oggi, oscuro e di difficile comprensione, essendosi perduti nel tempo la maggior parte dei codici linguistici che vi si utilizzano.

E tuttavia, alla fine di un secolo (il XIX) che, senza altri ausili tecnici che non fossero l'intelligenza e la memoria, aveva espresso un formidabile pensiero filologico, sulla base del quale aveva riletto i testi medioevali e interpretato le culture che ad essi erano sottese, ecco riemergere il Rosarium all'inizio del XX secolo, nell'ambito della ricerca sul pensiero simbolico e mistico aperta dallo studioso viennese Herbert Silberer, dove per la prima volta (siamo nel 1914) si ipotizzavano legami tra l'alchimia e la psicologia dell'inconscio.

È per queste vie che esso arriva a Jung, che era fra l'altro dotato di una profondissima erudizione, e attentissimo a fondare le proprie ipotesi psicologiche su tracce linguistiche, storiche e, appunto, filologiche.

Sulla base di tali ricerche egli si convince che l'alchimia è stata, oltre che una sistematizzazione delle conoscenze chimiche dell'epoca, anche la rappresentazione simbolica e la proiezione, attraverso le manipolazioni e le trasformazioni di elementi materiali, di processi psichici inconsci, e dello sforzo di raggiungere, con quei procedimenti faticosi, rischiosi e profondamente trasformativi, il superamento delle opposizioni psichiche interiori e la liberazione da queste.

Di questo retroscena misterico pare pienamente consapevole il medioevale autore del Rosarium, quando scrive appunto:

(Latino)

«Aurum nostrum non est aurum vulgi.»

(IT)

«Il nostro oro non è l'oro del volgo.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antoine Calvet, "Étude d'un texte alchimique latin du xive siècle Le 'Rosarius philosophorum' attribué au médecin Arnaud de Villeneuve", Early Science and Medicine, Vol. 11, 2006, pp. 162-206.
  2. ^ Per la storia dell'attribuzione dell'opera si veda: Giuliana Camilli, "Il Rosarius philosophorum attribuito ad Arnaldo da Villanova nella tradizione alchemica del Trecento", in Josep Perarnau (a cura di), Actes de la I Trobada Internacional d'Estudis sobre Arnau de Vilanova, Barcellona, 1995, pp. 175-208.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antoine Calvet, Les œuvres alchimiques attribuées à Arnaud de Villeneuve, Milano, Arché, 2011. Contiene l'edizione del testo latino con la traduzione francese: pp. 263-358.
  • Carl Gustav Jung, Simboli della trasformazione, Boringhieri, 1965 e 1970
  • Carl Gustav Jung, Psicologia della Traslazione, Boringhieri, 1968
  • Carl Gustav Jung, Psicologia e alchimia, Boringhieri, 1981
  • Herbert Silberer, Problemi della mistica e del suo significato simbolico, Vivarium, 1999

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