Riserva naturale Calafuria

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Riserva naturale Calafuria
Tipo di areaRiserva naturale statale
Codice WDPA31122
Codice EUAPEUAP0117
Class. internaz.Categoria IUCN IV: area di conservazione di habitat/specie
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Toscana
Province  Livorno
ComuniLivorno
Superficie a terra115,63 ha
Provvedimenti istitutiviD.M. 13.07.77
Gestoreex A.S.F.D.
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale
Coordinate: 43°28′18.8″N 10°20′03.76″E / 43.471889°N 10.334378°E43.471889; 10.334378

La riserva naturale Calafuria è un'area naturale protetta della Toscana istituita con Decreto Ministeriale 13 luglio 1977. Occupa una superficie di 115,63 ettari nella zona di costiera di Calafuria, a Livorno.[1]

La riserva naturale è percorribile grazie ad un sentiero "dorsale", che corrisponde in parte al sentiero 5. Questi collega la parte più bassa, sulle rive del Rio Maroccone alla cima de Il Montaccio (270 m s.l.m.), il punto più alto della riserva. Esistono comunque altri numerosi sentieri, segnati in vari cartelli presenti sul percorso, e numerosi piazzali panoramici.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

La fauna è comune a quella tipica che vive su tutta la fascia del litorale tirreno. Numerosi sono Sus scrofa (cinghiale), Vulpes vulpes (volpe), Martes foina (faina), Hystrix cristata (istrice), Erinaceus europeus (riccio). L'avifauna è quella tipica della macchia mediterranea. L’area è un'importante area di passaggio migratorio soprattutto per Colomba palumbus (colombaccio) e Turdus philomelos (tordo bottaccio). Nella torre di Calafuria vi è l’unico sito di svernamento conosciuto in Italia di Apus pallidus (rondone pallido).

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La flora è tipicamente mediterranea. È presente una piccola lecceta in fondo alla valle del Rio Maroccone, unica nel suo genere perché sopravvissuta al disastroso incendio del 1990 che coinvolse centinaia di ettari di foreste. Più in su, sul crinale de Il Montaccio e nei pressi del Monte Telegrafo (150 m s.l.m.) sono presenti invece numerosi cespugli di ginestre intervallate da rari pini marittimi e pini d'aleppo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fonte: Ministero dell'Ambiente., Archiviato il 4 giugno 2015 in Wikiwix. 5º Aggiornamento approvato con Delibera della Conferenza Stato Regioni del 24 luglio 2003 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 144 alla Gazzetta Ufficiale n. 205 del 4 settembre 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianfranco Barsotti, Storia naturale dei Monti Livornesi, Livorno, Belforte editore libraio, 1999.

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