Rhinolophus blasii

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Ferro di cavallo di Blasius
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Laurasiatheria
Ordine Chiroptera
Sottordine Microchiroptera
Famiglia Rhinolophidae
Genere Rhinolophus
Specie R.blasii
Nomenclatura binomiale
Rhinolophus blasii
Peters, 1867
Areale

Il ferro di cavallo di Blasius (Rhinolophus blasii Peters, 1867) è un Pipistrello della famiglia dei Rinolofidi diffuso in Africa, Europa meridionale e Medio Oriente.[1][2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Pipistrello di medie dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 46,5 e 54 mm, la lunghezza dell'avambraccio tra 43 e 50 mm, la lunghezza della coda tra 19 e 35 mm, la lunghezza del piede tra 8 e 11 mm, la lunghezza delle orecchie tra 15,8 e 22 mm e un peso fino a 15 g.[3]

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è di media lunghezza, densa, soffice e lanuginosa. Le parti dorsali variano dal fulvo-grigiastro al grigio-brunastro talvolta con delle sfumature color lilla, mentre le parti ventrali sono considerevolmente più chiare. Le orecchie sono relativamente corte e bruno-grigiastre. La foglia nasale presenta una lancetta triangolare, con i bordi leggermente concavi e la punta arrotondata, un processo connettivo ben sviluppato e con l'estremità stretta ed appuntita, una sella priva di peli, con i bordi convergenti verso l'alto e l'estremità stretta e piegata in avanti. La porzione anteriore è stretta, non copre interamente il muso, è priva di fogliette laterali e ha un incavo centrale indistinto alla base. Il labbro inferiore ha tre solchi longitudinali ben sviluppati, eccetto nella sottospecie R.b.empusa dove sono poco definiti. Le membrane alari sono bruno-grigiastre scure, la prima falange del quarto dito è relativamente lunga. La coda è lunga ed inclusa completamente nell'ampio uropatagio. Il primo premolare superiore è piccolo e situato lungo la linea alveolare.

Ecolocazione[modifica | modifica wikitesto]

Emette ultrasuoni ad alto ciclo di lavoro con impulsi a frequenza costante di 93–98 kHz e di durata di circa 40-50 mS.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Si rifugia in estate all'interno di grotte calcaree e cavità artificiali nella parte più meridionale del suo areale, mentre nei sottotetti di grandi edifici più a nord, prevalentemente in ambienti caldi dove forma colonie composte da qualche decina a qualche migliaio di individui. Sono stati osservati vivai fino a 300 femmine. Entra in ibernazione nei periodi più freddi occupando siti sotterranei. Si tratta di una specie sedentaria.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di insetti, particolarmente lepidotteri e coleotteri catturati in volo.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Le femmine danno alla luce un piccolo alla volta tra giugno e luglio, localmente anche in agosto. Gli accoppiamenti solitamente avvengono tra l'autunno e l'inverno, seguiti da un ritardo dello sviluppo embrionale durante i periodi di ibernazione. I nascituri diventano indipendenti dopo circa un mese di vita e vengono svezzati dopo un altro mese.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa nell'Africa nord-occidentale, orientale e meridionale, in Europa meridionale e nel Medio oriente da Israele fino al Pakistan nord-orientale. La sua presenza in Italia nella provincia di Trieste[4] non è stata confermata.[5]

Vive in boschi e arbusteti fino a 2.215 metri di altitudine, sebbene possa inoltrarsi anche in aree desertiche .

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sono state riconosciute 4 sottospecie:

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato che questa specie è ampiamente diffusa, anche se in alcune aree come i Balcani sia in declino e in altre stabile, classifica R.blasii come specie a rischio minimo (Least Concern)). Probabilmente è il rinolofo più raro in Europa.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Jacobs, D., Cotterill, F.P.D., Taylor, P.J., Aulagnier, S., Nagy, Z. & Karatas, A. 2008, Rhinolophus blasii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Rhinolophus blasii, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Aulagnier & Al., 2011.
  4. ^ Spagnesi M., De Marinis A.M. (a cura di), Mammiferi d'Italia - Quad. Cons. Natura n.14 (PDF), Ministero dell'Ambiente - Istituto Nazionale Fauna Selvatica, 2002. URL consultato il 26 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2014).
  5. ^ (EN) Loy et al., Mammals of Italy: an annotated checklist, in Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy, 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stephan Aulagnier & Al., Guide des mammiferes d'Europe, d'Afrique du Nord et du Moyen-Orient, Delachaux & Niestlé SA, Parigi, 2011, ISBN 978-88-89999-70-7.
  • Meredith & David C.D.Happold, Mammals of Africa. Volume IV-Hedgehogs, Shrews and Bats, Bloomsbury, 2013. ISBN 9781408122549

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