Restauro architettonico

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Il restauro architettonico può essere definito come la disciplina dell'architettura volta a garantire la conservazione di un'opera di Architettura, per valorizzarla e consentirne il riuso, tenendo in debito conto le sue valenze storiche. Si compone di una fase di analisi storica volta a ricostruire la storia del monumento, analisi delle tecniche costruttive, analisi del degrado e progetto di restauro vero e proprio, che consiste anche nell'individuazione della destinazione d'uso dell'edificio, che in casi particolari può differire da quella per il quale l'edificio è stato realizzato.

Le tendenze metodologiche riguardo al restauro architettonico sono varie e vanno a porsi tra le due posizioni teoriche estreme: una che mira alla conservazione assoluta dell'edificio storico nella situazione in cui si trova e l'altra che giunge a legittimare ricostruzioni anche consistenti dell'opera architettonica com'era e dov'era.

Gli sviluppi attuali prevalenti sono per una conservazione della materia esistente, compatibilmente con le esigenze di carattere strutturale ma anche di conservazione o ripristino dell'immagine storica, sempre ricercando un riuso compatibile degli edifici, anche attraverso la realizzazioni di nuove parti architettoniche. Solo il riuso, infatti, garantisce una cura e manutenzione costante dell'opera nel tempo.

Principi del restauro architettonico[modifica | modifica wikitesto]

Arnaldo Dell'Ira,San Salvatore (Terni), progetto di restauro, 1941, tipico esempio di restauro architettonico novecentesco
Case quattrocentesche in Via dei Georgofili a Firenze: danneggiate dall'attentato dinamitardo del 1993, la parte crollata è stata ricostruita in sottosquadro secondo il principio della leggibilità dell'intervento di restauro

Si elencano brevemente di seguito alcuni dei concetti fondamentali del restauro architettonico:

  • Destinazione d'uso compatibile

La destinazione d'uso prevista per gli edifici storici deve essere tale da non comportare uno stravolgimento della consistenza fisica e dei significati del manufatto.

  • Uso di materiali e tecnologie originali

Si tratta delle tecniche che offrono il migliore effetto di continuità formale oltre che funzionale con le parti antiche, garantendo lunga durata; sono dunque da preferire. La loro corretta riproposizione deriva da un attento lavoro di rilievo e comprensione delle parti esistenti dell'edificio. Tale attività conoscitiva rientra negli indispensabili studi preliminari al progetto di restauro.

  • Ripristino o conservazione del comportamento statico originario

Quello strutturale è un aspetto che fa parte del monumento e del suo valore storico, peraltro in modo tutt'altro che secondario e concorre a determinarne l'identità materiale e culturale. Stravolgere questa componente, anche con mezzi destinati a rimanere occulti equivale a mutilare l'opera di uno dei suoi valori fondamentali.

  • Compatibilità chimica

Tutti i materiali usati, a contatto con quelli della costruzione originaria, non devono in alcun modo costituire potenziale danno di tipo chimico alla materia originale.

  • Compatibilità fisica

Sono da evitare situazioni che, turbando l'equilibrio originario delle condizioni fisiche del manufatto, possano incrementare i fenomeni di degrado. In particolare ci si riferisce alle condizioni di traspirazione delle superfici, di umidità, di temperatura ecc.

  • Reversibilità

Qualsiasi operazione eseguita sul manufatto storico, la cui materialità deve essere garantita il più possibile, deve essere reversibile ovvero intaccare al minimo la materia originale.

  • Minimo intervento

Tutti gli interventi devono essere calibrati in relazione alle effettive necessità. In particolare, i consolidamenti, vanno dimensionati con ogni cura, commisurandoli ai potenziali, effettivi rischi tenendo nel dovuto conto, evitando sottostime, le capacità portanti esistenti nella struttura storica.

  • Riconoscibilità

Tutti gli interventi di restauro devono, essere databili, per evitare confusioni con le parti originali, a tal fine è opportuno offrire all'occhio esperto la possibilità di riconoscere le parti di restauro. Inoltre documentazione cartacea e informatica, sugli interventi eseguiti, deve sempre essere conservata e resa facilmente reperibile.

  • Leggibilità

L'intervento di restauro deve tendere a facilitare la comprensione delle stratificazioni, far capire, per quanto possibile, le fasi di crescita dell'edificio.

La scala del Palazzo della Ragione di Milano, inserita con il restauro realizzato da Marco Dezzi Bardeschi
La Villa del Casale a Piazza Armerina con la copertura realizzata su progetto di Franco Minissi nel 1957 per proteggere i mosaici
Intervento di sistemazione di Carlo Scarpa della statua di Cangrande della Scala al Museo di Castelvecchio a Verona. Foto di Paolo Monti, 1982
  • Durabilità

I materiali e le tecnologie da usare dovranno essere molto durevoli oppure dovranno essere tali da consentire interventi successivi di manutenzione ordinaria o straordinaria senza che ciò comporti alterazioni al monumento stesso.

  • Manutenibilità

Questo criterio sollecita una particolare attenzione nel prevedere l'uso di soluzioni progettuali che rendano agevole l'ordinaria e la straordinaria manutenzione dell'edificio.

  • Cura delle relazioni con il contesto fisico

Il modo in cui l'edificio si inserisce nel suo intorno è di fondamentale importanza per la sua fruizione sia formale che funzionale e per la sua corretta comprensione.

  • Cura nel recupero dei significati e delle relazioni col contesto antropologico

Non meno importanti sono gli aspetti immateriali, psicologici e simbolici di cui l'edilizia storica si è caricata nel tempo.

  • Riconoscimento, salvaguardia e valorizzazione dei caratteri specifici e di unicità dell'edificio storico su cui si interviene

Ogni edificio storico possiede caratteristiche specifiche che lo rendono unico e che, pertanto, ne definiscono l'identità. Sono quindi da salvaguardare attentamente.

  • Varianti in corso d'opera

Possibilità di riprogettazioni in corso d'opera dovrebbe fare parte integrante del metodo da seguire negli interventi di restauro e recupero in quanto, molto spesso, solo durante la fase del cantiere, emergono importanti, nuove informazioni di cui non si può non tenere conto nella fase esecutiva (Giovanni Manieri Elia, 2010).

A Giovanni Urbani si deve, per primo, il concetto di conservazione programmata (1975).

Riferimenti metodologici[modifica | modifica wikitesto]

  • Conferenza Internazionale di Atene, Carta di Atene (1931)
  • Consiglio Superiore Per Le Antichità e Belle Arti. Norme per il restauro dei monumenti, Carta italiana del restauro (1932)
  • Carta di Venezia (1964)
  • Carta Italiana del Restauro (1972)
  • Raccomandazioni per gli interventi sul patrimonio monumentale a tipologia specialistica in zone sismiche (1986).

Importante il contributo dato da Cesare Brandi con il suo Teoria del restauro nel 1977.

La carta del restauro di Atene[modifica | modifica wikitesto]

Il primo atto internazionale sul restauro è la carta del restauro di Atene, alla quale aderirono sia i conservatori che i restauratori. Eccone i punti principali:

  • evitare restituzioni integrali dell'opera;
  • favorire l'anastilosi;
  • favorire l'uso di materiali e tecnologie innovative, purché dissimulati per non alterare l'immagine dell'opera d'arte;
  • diffondere la cooperazione tra conservatori e ricerca scientifica;
  • rispettare dell'opera del passato, senza proscrivere lo stile di alcuna epoca;
  • riconoscere l'entità della città e dell'ambiente urbano;
  • sviluppare la conoscenza del patrimonio, pubblicando un "inventario dei monumenti storici"
  • introdurre il concetto di internazionalità del patrimonio culturale.

Note[modifica | modifica wikitesto]


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