Renato Mazzolani

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Renato Mazzolani
NascitaForlì, 27 marzo 1887
MorteLa Spezia, 24 febbraio 1945
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1903-1945
GradoCapitano del C.R.E.M.
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
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Renato Mazzolani (Forlì, 27 marzo 1887La Spezia, 24 febbraio 1945) è stato un marinaio e militare italiano.
Prese parte alla Guerra italo-turca, alla prima guerra mondiale e alla Guerra d'Etiopia. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla battaglia di Capo Matapan, e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, come Capitano del C.R.E.M. entrò nella Resistenza italiana.
Morto suicida in carcere per non rivelare informazioni, fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Forlì il 27 marzo 1887, e si arruolò come volontario nella Regia Marina nel novembre 1903, partecipando al conflitto italo-turco come capo cannoniere di 2ª Classe. Dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale, nel 1921 fu promosso al grado di Capo di 2ª classe.
Tra l'ottobre 1935 e il marzo 1936 partecipò al conflitto italo-etiopico, conseguendo nel corso del 1936 la promozione a Sottotenente del C.R.E.M.

Imbarcato sull'incrociatore pesante Fiume[1] partecipa alla seconda guerra mondiale, combattendo durante la battaglia di Capo Matapan (28 marzo 1941),[1] riportando numerose ferite nel corso dell'azione che portò all'affondamento dell'unità su cui si trovava imbarcato. Dopo sei giorni alla deriva su una zattera, fu recuperato e messo in salvo dalla nave ospedale Gradisca.
Promosso capitano, nel maggio 1941 prestò prima servizio al Distaccamento Marina di Venezia e, dal gennaio 1942, presso la caserma Ugo Botti situata nel Muggiano a La Spezia, con l'incarico di Aiutante maggiore.

L'8 settembre del 1943,[2] all'annuncio dell'armistizio, fece atto di rinuncia al suo incarico, ed entrò[3] nel Fronte Militare Clandestino della resistenza.[4]
A partire dal maggio 1944 il Fronte Militare Clandestino iniziò a trasformarsi nelle Squadre di azione patriottica (S.A.P.), che nel corso dell'estate dello stesso anno iniziarono a dotarsi di un unico comando con il C.L.N.P. di La Spezia.[4] Diventato responsabile del movimento clandestino S.A.P. di Giustizia e Libertà della città della Spezia e nei paesi del Golfo, ricoprì tale incarico fino al mese di dicembre, quando fu arrestato in seguito a una delazione, ed incarcerato.[5] Per cinque mesi fu sottoposto a sevizie, brutalità e minacciato dell'uccisione dell'amatissima figlia nel carcere dell'ex caserma dell'XXI Reggimento, 24 febbraio 1945, a due mesi dalla liberazione, si tolse la vita per evitare di rivelare informazioni.[5]
Fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Rimasto dopo l'armistizio in zona occupata dal nemico, obbedendo al richiamo della Patria e seguendo l'impulso del suo nobile animo, si poneva, fin dall'ottobre 1943, alla testa del movimento clandestino di resistenza di La Spezia, dedicandosi alla causa con energia e fermezza. Dopo oltre un anno di attività, arrestato e sottoposto a sevizie dai nemici della Patria, sopportava stoicamente il dolore finché all'estremo delle forze, piuttosto di essere costretto a fare rivelazioni sulle organizzazioni e sulla identità dei compagni, si toglieva la vita nella cella in cui era segregato. Esempio di elette virtù militari e profondo amor patrio.»
— La Spezia, ottobre 1943[6]
— Regio Decreto 31 maggio 1946

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Hogg, Wiper 2004, p. 24.
  2. ^ Vincenzi 2004, p. 117.
  3. ^ Con lui aderirono suo figlio Aldo, il capo furiere Umberto Vendramin, il capitano di vascello di complemento Francesco Mazzolini, e altri militari, tra cui il tenente di fanteria Giuseppe Da Pozzo (fucilato il 5 marzo 1945).
  4. ^ a b Vincenzi 2004, p. 120.
  5. ^ a b Vincenzi 2004, p. 121.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Bianchi, La Spezia e Lunigiana: società e politica dal 1861 al 1945, Milano, Franco Angeli s.r.l., 1999, ISBN 88-464-1254-0.
  • (EN) Gordon E. Hogg, Steve Wiper, Italian heavy Cruiser of World War II, Tucson, Classic Warship Publishing, 2004, ISBN 0-9710687-9-8.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Lorenzo Paggi, Fiorentina Lertora, Loranzo Vincenzi, Le Forze Armate nella Resistenza, Savona, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della Provincia di Savona, aprile 2004.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]