Real Casina di Caccia di Persano

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Real Casina di Caccia di Persano
La Real Casina di Caccia di Persano in una litografia
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
Coordinate40°32′58.74″N 15°02′55.64″E / 40.54965°N 15.04879°E40.54965; 15.04879
Informazioni generali
CondizioniIn uso
StileBarocco
Realizzazione
ArchitettoGiovanni Domenico Piana, Luigi Vanvitelli
ProprietarioMinistero della Difesa
CommittenteBorbone di Napoli

La Real Casina di Caccia di Persano è un edificio realizzato nel 1752 su ordine di Carlo di Borbone, affittuario dei conti De Rossi di Caiazzo e feudatari di Serre.

La residenza di Persano è nel comune di Serre e si estende tra le rive di due fiumi, il Sele e il Calore Lucano, e i territori dei comuni di Eboli, Campagna e Altavilla Silentina; ricca di boschi e di selvaggina, nel 1758 divenne di proprietà del sovrano.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La realizzazione della Casina venne affidata all'ingegnere militare Giovanni Domenico Piana, originario di Ponna nel Ducato di Milano,[1] che, dopo aver demolito completamente la prima edificazione settecentesca, che era stata realizzata sui resti di un antico villaggio, probabilmente medievale, ne costruì una ex novo, successivamente rimaneggiata da Luigi Vanvitelli nel 1753[2].

Si presenta su due livelli, con un portale d'ingresso in pietra affiancato da due garitte e un atrio decorato a stucco in cui risalta uno scalone terminante con una statua in marmo raffigurante un cane da guardia (attribuito a Antonio Canova). Nella tenuta di Persano, nel 1742, venne realizzato un allevamento equino selezionato di razza napoletana, siciliana, calabrese e pugliese, con stalloni di razza andalusa e provenzale per creare una razza pregiata.

L'edificio e la relativa riserva di caccia sono state trasformate in un'area militare in cui hanno sede il Reggimento Logistico "Garibaldi" (unità appartenente alla Brigata bersaglieri "Garibaldi") e il 10º Reparto di Sanità "Napoli" (unità appartenente al comando dei supporti logistici). Come tale è chiusa al pubblico, mentre occorrerebbe una convenzione tra lo Stato, il comune di Serre, altri del territorio e il FAI (fondazione senza scopo di lucro, che dal 1975 tutela l'arte e la natura in Italia) per renderla visitabile non solo una volta l'anno, come già avviene, per organizzazione del FAI, ma più volte l'anno, per fini turistici ed eventi culturali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ M. Ulino, I Borbone delle Due Sicilie e il Real Sito di Persano, in Il Postiglione, rivista storica, vol. 20-21, 2008, pp. 187-202.
  2. ^ [1][collegamento interrotto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]