Re consorte

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Il titolo di re consorte, equivalente effettivamente a quello di principe consorte, è assegnato al coniuge di una sovrana detentrice del ruolo di capo di Stato, ma è decisamente poco usato poiché soprattutto le dinastie europee evitano di sminuire la figura di una monarca di sesso femminile, dato che nella maggior parte delle Case Reali vige ancora la legge salica.

Questa dignità viene invece generalmente concessa alle mogli dei detentori di un trono occidentale (regina consorte).

I poteri[modifica | modifica wikitesto]

Un re consorte solitamente ha il solo compito di essere al fianco della coniuge durante le cerimonie ufficiali, infatti nel più dei casi è escluso dalla vita politica del proprio Paese.

Soprattutto in passato, i sovrani che sposavano propri pari, assumevano la dignità di re consorti del Paese di cui era monarca la propria sposa, come nel caso di Maria I Tudor e di Filippo II d'Asburgo.

Solo in alcuni casi si verificavano interferenze politiche fra i due Stati, per lo più accettate dalla controparte.

Un esempio di re consorte fu Guglielmo III d'Inghilterra, la cui moglie, Maria II, poté essere regina, al posto del fratello Giacomo Edoardo Stuart, in quanto anch'essa figlia di Giacomo II, il re spodestato dalla Gloriosa rivoluzione; tuttavia Guglielmo e Maria furono subito parificati come sovrani a livello formale (anche se era Guglielmo a occuparsi principalmente degli affari di Stato), fino alla morte prematura della seconda, quando il governo rimase nelle mani del solo Guglielmo. L'importanza preminente di Maria a livello dinastico apparve però alla morte di Guglielmo, quando il trono passò alla cognata Anna e non ai parenti diretti di Guglielmo.

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