Ramses IV

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Ramses IV
Statua di Ramses IV che presenta offerte a una divinità. British Museum, Londra
Re dell'Alto e Basso Egitto
In carica1155 a.C. –
1149 a.C.
PredecessoreRamses III
SuccessoreRamses V
Nome completoHekamaatra (prec. Usermaatra)-Setepenamon Ramses-Hekamaat-Meriamon
Morte1149 a.C.
Luogo di sepolturaValle dei Re, tomba KV2
DinastiaXX dinastia egizia
PadreRamses III
MadreTyti[1]
ConsorteDuatentopet
FigliRamses V

Ramses IV (... – Tebe, ca. 1149 a.C.) è stato un faraone della XX dinastia egizia.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Ostrakon in pietra calcarea con uno schizzo di Ramses IV che abbatte i suoi nemici. Museum of Fine Arts, Boston.

Il suo nome prima dell'ascesa al trono era Amonherkhopeshef. Era il quinto figlio di Ramses III (1186 a.C. - 1155 a.C.[2]), che lo designò come Principe ereditario nel corso del proprio 22º anno di regno (1164 a.C.), quando i suoi quattro fratelli più anziani erano già tutti morti[3]. La sua promozione a Principe ereditario

«è suggerita dalla sua presenza in una raffigurazione della festa di Min, nel tempio di Ramses III a Karnak, che potrebbe essere stata completata nel 22° anno [di regno di suo padre] (la data è menzionata nei testi ivi inscritti).»

In quanto successore designato di suo padre, il principe era investito di tre titoli distintivi: Principe ereditario, Scriba reale, Generalissimo; questi ultimi due titoli compaiono in un'iscrizione del tempio di Amenofi III a Soleb[5], mentre tutti e tre compaiono su un architrave conservato a Firenze[6]. In quanto erede del trono, le sue responsabilità si moltiplicarono; per esempio, nel 27º anno di regno del padre, il principe compare mentre eleva un sacerdote di nome Amenemope all'importante carica di Terzo Profeta di Amon, nella tomba di quest'ultimo (TT148)[7][8]. Nella tomba tebana di Amenemope fanno la loro comparsa anche i tre titoli succitati[9].

A causa del trentennale regno di Ramses III, si ritiene comunemente che Ramses IV fosse un uomo sulla quarantina quando divenne faraone. Il suo regno è stato datato dal 1155 a.C. al 1149 a.C., ma anche dal 1151 a.C. al 1145 a.C.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Dibattito sull'identità della madre[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene comunemente, grazie a iscrizioni scoperte di recente e pubblicate nel 2010 sul Journal of Egyptian Archaeology, che la madre di Ramses IV sarebbe stata, con ogni probabilità, la regina Tyti[10]. Tyti (che era sia Figlia del re che Sposa del re e Madre del re) fu identificata, grazie al Papiro BM EA 10052, come sposa di Ramesse III, padre di Ramesse IV. Gli autori dell'articolo del 2010 sul Journal of Egyptian Archaeology hanno scritto che, siccome la madre del faraone Ramesse VI fu una regina chiamata Iside Ta-Hemdjert,

Rilievo raffigurante Ramses IV con dei fiori di loto. Tempio di Khonsu a Karnak.

«restano solo Ramses IV o Ramses VIII come candidati [a essere ritenuti figli della regina Tyti]. Posto che Ramses VIII regnò per breve tempo solo 25 anni dopo la morte del padre [sempre Ramses III], è difficile credere che la decorazione della [tomba] QV52, con il titolo mwt-nsw (Madre del re) intimamente connesso agli altri titoli di Tyti, avrebbe potuto essere a tal punto lontana, nel tempo [dall'epoca di Tyti] per fare riferimento a lui. Questo lascia solo Ramses IV come 'soggetto' del titolo mwt-nsw nella tomba. Per quanto riguarda gli altri figli di Ramses III - qualora ve ne sia stati - nati da Tyti, non sono noti dati inequivocabili, se non il fatto che Amonherkhopeshef B, sepolto nella QV55[11], fu ms n Hmt-nTr mwt-nTr Hmt-nsw-wrt, accostandolo ai titoli di Tyti a tal punto che potrebbe essere proposto con una certa sicurezza come suo figlio[12]

Ushabti di Ramses IV. Museo del Louvre, Parigi.

Così, la ricerca della madre di Ramses IV si è risolta in favore di Tyti. Negli anni '80 si credeva erroneamente che Tyti fosse madre di Ramses XI (1107 a.C. - 1078 a.C.)[13]. A Ramses IV successe il figlio Ramses V (1149 a.C. - 1145/4 a.C.)[14].

La sua Grande sposa reale fu probabilmente la regina Duatentopet[15].

Regno[modifica | modifica wikitesto]

La Congiura dell'harem[modifica | modifica wikitesto]

Frammento del "Giornale della Necropoli" relativo all'annuncio della morte di Ramesse III e della salita al trono di Ramesse IV. Museo Egizio, Torino.

Ramses salì al trono in circostanze drammatiche. Nell'aprile dell'anno 1155 a.C. (la cronologia egizia è oggetto di dibattito e ne sono state formulate numerose varianti), un complotto ordito da una delle mogli secondarie di suo padre, Tiye, finalizzato a porre il figlio di questa, Pentaur, sul trono, portò a un attentato alla vita di Ramses III[16]. Il sessantacinquenne sovrano fu gravemente ferito alla gola, come dimostra la profonda lesione sulla sua mummia, e morì poco dopo[17]. Ramses IV fu però in grado prendere subito il controllo della situazione, facendo arrestare e condannare i cospiratori; il loro fallimento fu probabilmente determinato dall'incapacità di unire le molte forze coinvolte (funzionari, ufficiali, dignitari, spose secondarie e maggiordomi) mediante uno strumento istituzionale[18]. La fonte principale al riguardo è il Papiro giuridico di Torino, che elenca minuziosamente i processi, le accuse e le condanne che seguirono ai fatti della congiura[19]; ma di tale episodio non si fa menzione alcuna negli ampi testi che decorano le pareti dei suoi templi e della sua tomba[20]. I peccati contro Maat, ossia contro la giustizia e l'ordine cosmico (di cui il faraone era garante), erano spesso descritti nei documenti d'archivio, ma mai nei testi ufficiali[20].

Progetti[modifica | modifica wikitesto]

Rilievo di Ramses IV su una parete del tempio di Khonsu a Karnak.

All'inizio del suo regno, il nuovo faraone diede l'avvio a una vasta campagna edilizia, sul modello di quella di Ramses II, raddoppiando il numero degli operai di Deir el-Medina a 120 effettivi, e inviando varie spedizioni alla cave di pietra dello Uadi Hammamat e alle miniere di turchese del Sinai (Sarabit al-Khadim)[21]. La grande stele che Ramses IV fece erigere allo Uadi Hammamat tramanda il ricordo della terza spedizione, la più grande - datata all'anno 3 (del suo regno), III Shemu, giorno 27 - la quale enumera 8 368 uomini, fra cui 5 000 soldati, 2 000 servitori del Tempio di Amon, 800 Habiru e 130 scalpellini e cavapietre sotto il comando personale del Primo profeta di Amon allora in carica, Ramessenakht[22]. Gli scribi che composero il testo della stele non mancarono di far notare che a tale cifra bisognava sottrarre 900 uomini "che sono morti e omessi da questa lista"[4]. Di conseguenza, bisogna concludere che i decessi furono il 10,7% degli effettivi. Alcuni dei blocchi di pietra, trascinati per le 60 miglia (96 chilometri) che separano lo Uadi Hammamat dal Nilo, pesavano 40 tonnellate o più[23]. Altre cave egiziane, come Assuan, furono collegate al Nilo per facilitare il trasporto dei blocchi via acqua. Sono note quattro spedizioni disposte da Ramses IV e precedenti il suo 4º anno di regno.

Rilievo raffigurante l'incoronazione di Ramses IV da parte degli dei Horus e Thot. Tempio di Khonsu, Karnak.

La stele di Sarabit al-Khadim, al Sinai, del maggiordomo reale Sobekhotep, riporta:

«Anno 3°, terzo mese di Shemu. Sua Maestà ha inviato il Suo favorito e amato, il confidente del Suo Signore, l'Ispettore del Tesoro dell'argento e dell'oro, Capo del segreti dell'augusto Palazzo, Sobekhotep, giustificato, perché Gli portasse tutto ciò che il Suo cuore desidera di turchese, nella sua quarta spedizione.»

Quest'ultima stele è variamente ascritta ai regni di Ramses III e Ramses IV, siccome Sobekhotep è attestato nella sua carica almeno fino al regno di Ramses V[4]. L'ultima commissione alle miniere di turchese del Sinai è documentata da una stele di uno scriba dell'esercito di nome Panufer. Panufer indica che quest'ultima spedizione era finalizzata sia alle scorte di turchese sia all'edificazione di una cappella per il culto della persona di Ramses IV nel tempio di Hathor a Sarabit al-Khadim[25].

Fra i progetti di Ramses IV, spiccava quello di un ingrandimento del Tempio di Khonsu a Karnak e la costruzione di un grande tempio mortuario accanto a quello di Hatshepsut.

Non è noto il motivo per cui cambiò parte del prenomen (il nome regale) nel secondo anno di regno.

Attestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Ramses IV è specialmente noto grazie ai suoi progetti edilizi, risoltisi nelle già citate spedizioni allo Uadi Hammamat e al Sinai, oltre che per vari papiri e un obelisco. La creazione di un culto del re nel tempio di Hathor è conosciuta, risalente già al suo regno, presso Sarabit al-Khadim. Il Papiro Mallet (P. Louvre 1050) risale al suo 3º o 4º anno di regno[4]: si tratta di un papiro con sei colonne di scrittura, concernente perlopiù questioni agricole; la prima colonna tratta dei prezzi di vari beni tra il 31º anno di regno di Ramses III e il 3° di Ramses IV[4]. Sono sopravvissuti vari monumenti di Ramses IV nella regione del delta del Nilo: un obelisco ora al Cairo e un paio di suoi cartigli su un pilone, originariamente a Eliopoli[4].

Testa della mummia di Ramses IV (fotografia dell'anatomista G.Elliot Smith, 1912).

Il documento più importante sopravvissuto, risalente al regno di Ramses IV, è il Papiro Harris I, che onora la vita di suo padre Ramses III enumerando i suoi molti doni e benefici ai templi dell'Egitto. A questi si aggiunge il Papiro delle miniere, la prima carta geologica conosciuta.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante le molte energie profuse nel culto (pare che la pietà religiosa di Ramses fosse eccezionale[26]) e la sua preghiera a Osiride, conservata su una stele ad Abido risalente al 4º anno di regno[27], che recita:

«Dammi l'età avanzata con un lungo regno [come il mio predecessore].»

il re non visse abbastanza da raggiungere questo obiettivo ambizioso, morendo solo sei anni dopo l'ascesa al trono[28]. Fu sepolto nella tomba KV2 della Valle dei Re. La sua mummia fu rinvenuta nel 1898 nel nascondiglio reale ricavato nella tomba (KV35) di Amenofi II[28]. La sua regina Duatentopet fu sepolta nella QV74 della Valle delle Regine. Suo figlio Ramses V gli successe sul trono[14].

Il 3 aprile 2021 la sua mummia è stata traslata con la Parata d'oro dei faraoni dal vecchio Museo Egizio al nuovo Museo nazionale della Civiltà egiziana[29].

L'Inno per l'accessione al trono di Ramses IV[modifica | modifica wikitesto]

L'inno composto in occasione dell'accessione al trono di Ramses IV, rinvenuto su di un ostrakon conservato al Museo egizio di Torino, è un interessante esempio di innografia dinastica. Il testo riflette l'ideologia classica secondo cui l'ascesa di un nuovo faraone avrebbe comportato il rinnovamento della vita dell'universo e il trionfo dell'ordine (Maat) dopo la morte del precedente faraone, la quale, secondo gli egizi, turbava l'equilibrio del mondo[30].

«O giorno di felicità!
Cielo e terra sono in giubilo, perché Tu sei il grande Signore d'Egitto.
Coloro che erano fuggiti, tornano alle loro città. Coloro che si erano nascosti riappaiono.
Coloro che erano affamati sono fatti sazi e felici.
Coloro che erano assetati hanno bevuto.
Coloro che erano nudi sono vestiti di fine lino.
Coloro che erano sudici sono coperti di bianco.
Coloro che erano in prigione sono fatti liberi.
Coloro che erano in catene gioiscono.
Coloro che seminavano discordie nel loro paese sono diventati pacifici.
Gli alti Nili[31] sono emersi dalle loro caverne per portare frescura al cuore degli uomini.
Le dimore delle vedove sono riaperte affinché i peregrini possano entrarvi.
Le donne del popolo giubilano e ripetono i loro canti di gioia.
Esse dicono:
Maschi di nuovo sono nati per tempi felici,
poiché Egli porta ad essere generazione dietro generazione.
Tu sei la guida - vita, prosperità, salute!
tu sei per l'eternità!

Le barche esultano sullo specchio delle acque profonde.
Non occorre più tirarle con corde,
approdano con vento e con remi[32].[30]»

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
E1
D40
S34mH6nb
O23
Z3W19it
f
Z1
f
p
t
V28A52
k3 nḫt ՚nḫ-m-m3՚t nb-h3bw-sd-mj-jt = f pht -t3-tnn Toro possente, che vive nella Maat, Signore delle Heb-Sed come suo padre Ptah-Tatenen
G16
nbty (nebti) Le due Signore
Aa11
D36
kI6Aa15
t O49
G45Z7
D40
T10
t Z2
Z2
Z2
mk kmt w՚f pdt 9 Protettore dell'Egitto, che sconfigge gli stranieri
G8
ḥr nbw Horo d'oro
wsrsM4M4M4G36
r
n
M3
Aa1 t
D40
Z2
wsr rnpwt wr nḫtw
Potente negli anni, grande nel trionfo
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5S38C12U21
n
hq3 m3՚t r՚ stp.n imn Hekamaatra Setepenamon Signore della Maat di Ra, prescelto da Amon
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
N5C2C12N36S38F31
z
H6
r՚ ms sw hq3 m3՚t mr imn Ramessu hekamaat meriamon Nato da Ra, signore della Maat, amato da Amon

In origine il prenomen risulta essere stato

N5wsrH6C12S3
U21

wsr m3ˁt rˁ stp.n imn - Usermaatra setepenamon
Potente nella Maat di Ra, prescelto da Amon

Nella tomba KV2 della Valle dei Re a Tebe il nome Sa Ra compare nella forma:

F31
O34
O34
C2C12H6 H6
N36

Ra ms syw mr imn - Ramessiu meriamon
Ra lo ha generato (nella Maat),amato da Amon.

Datazioni alternative[modifica | modifica wikitesto]

Autore Anni di regno
Redford 1166 a.C. - 1160 a.C.
Arnold 1163 a.C. - 1156 a.C.
Krauss 1156 a.C. - 1150 a.C.
Malek 1153 a.C. - 1147 a.C.
Shaw 1153 a.C. - 1147 a.C.
Dodson 1153 a.C. - 1146 a.C.
von Beckerath 1151 a.C. - 1144 a.C.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jehon Grist, The Identity of the Ramesside Queen Tyti, Journal of Egyptian Archaeology, Vol. 71, 1985, pp. pp. 71-81.
  2. ^ E.F. Wente & C.C. Van Siclen, "A Chronology of the New Kingdom" in Studies in Honor of George R. Hughes, (SAOC 39) 1976. ISBN 0-918986-01-X. p.235.
  3. ^ Jacobus Van Dijk, 'The Amarna Period and the later New Kingdom' in The Oxford History of Ancient Egypt, ed. Ian Shaw, Oxford University Press paperback, 2002, p.306.
  4. ^ a b c d e f A. J. Peden, The Reign of Ramesses IV, Aris & Phillips Ltd, 1994.
  5. ^ Kitchen, Rammeside Inscriptions, Vol. V, 372: 16.
  6. ^ Kitchen, Rammeside Inscriptions, Vol. V, 373 (3).
  7. ^ G.A. Gaballa & K.A. Kitchen, "Amenemope, His Tomb and Family," MDAIK 37 (1981), pp.164-180.
  8. ^ Ramesses IV, the Beginning the Empire's Collapse, su touregypt.net.
  9. ^ Gaballa & Kitchen, pp.172-173 & 176-177.
  10. ^ Mark Collier, Aidan Dodson, & Gottfried Hamernik, P. BM EA 10052, Anthony Harris, and Queen Tyti, JEA 96 (2010) pp.242-6.
  11. ^ PM I (2), 759-761.
  12. ^ Collier, Dodson & Hamernik, JEA 96, p.246.
  13. ^ K.A. Kitchen, ‘Family Relationships of Ramesses IX and the Late Twentieth Dynasty’, SAK 11 (1984), 127–34.
  14. ^ a b Van Dijk, p.307.
  15. ^ Aidan Dodson & Dyan Hilton, The Complete Royal Families of Ancient Egypt, Thames & Hudson (2004), pp.190-2.
  16. ^ B.G. Trigger, B.J. Kemp, D. O'Connor, A.B. Lloyd, Storia sociale dell'antico Egitto, Editori Laterza, Bari, 2000. ISBN 978-8842061199. pp. 237, 284.
  17. ^ Revisiting the harem conspiracy and death of Ramesses III: anthropological, forensic, radiological, and genetic study, su bmj.com.
  18. ^ Trigger, Kemp, O'Connor, Lloyd (2000). p.284.
  19. ^ Pascal Vernus, Affairs and Scandals in Ancient Egypt, Cornell University Press 2003. p.108.
  20. ^ a b Trigger, Kemp, O'Connor, Lloyd (2000). p.237.
  21. ^ Van Dijk, pp.306-307.
  22. ^ Kitchen, Rammeside Inscriptions, Vol. VI, 12-14.
  23. ^ Time Life Lost Civilizations series: Ramses II: Magnificence on the Nile (1993) p.133.
  24. ^ Kitchen, Ramesside Inscriptions, Vol. VI, 85-86.
  25. ^ Porter & Moss, Vol. VIII, 347-365.
  26. ^ XX dinastia egizia, su egittopercaso.net.
  27. ^ Ramesse IV (PDF), su archeofriuli.it (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2016).
  28. ^ a b c Peter Clayton, Chronicle of the Pharaohs, Thames & Hudson Ltd, (1994), p.167.
  29. ^ (EN) Egypt mummies pass through Cairo in ancient rulers' parade, in BBC News, 3 aprile 2021. URL consultato il 7 aprile 2021.
  30. ^ a b cur. Alfondo Di Nola, Dal Nilo all'Eufrate. Letture dell'Egitto, dell'Assiria e di Babilonia, Edipem, Novara (1974). p.210.
  31. ^ Riferimento al Nilo terrestre e a un Nilo sotterraneo, che secondo gli egizi scorreva nel mondo dei morti.
  32. ^ L'inno termina con una serie di titolature augurali per il faraone.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Arborio Mella, L'Egitto dei faraoni, Milano, Mursia, 1976 ISBN 88-425-3328-9
  • Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bologna, Bompiani, 2003 ISBN 88-452-5531-X
  • Alan Gardiner, La civiltà egizia, Torino, Einaudi, 1997 ISBN 88-06-13913-4
  • Alfred Heuss et al., I Propilei. I, Verona, Mondadori, 1980
  • Università di Cambridge, Storia Antica. II, 3. Il Medio Oriente e l'area Egea 1380-1000 a.C., Milano, Il Saggiatore, 1975

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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