Quartiere IACP Lorenteggio

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Quartiere IACP Lorenteggio
Via Apuli
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMilano
Coordinate45°26′48.12″N 9°07′53.33″E / 45.4467°N 9.13148°E45.4467; 9.13148
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Stilerazionalista
Realizzazione
ArchitettoGiovanni Broglio

Quartiere IACP Lorenteggio, già “Quartiere IFACP Renzo e Mario Mina”[1], è un complesso di edilizia residenziale pubblica di Milano disposto su sei isolati e sito nel quartiere del Lorenteggio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso venne costruito dal 1938 al 1944 dall'Istituto Fascista Autonomo Case Popolari (IFACP) di Milano[2][3], che ne curò anche la progettazione urbanistica attraverso il proprio Ufficio Tecnico, diretto dall'architetto Giovanni Broglio[3].

La progettazione dei singoli edifici fu opera di Guido Baselli, Piero Della Noce, Alberto Morone, Fausto Natoli e Tullio Tolio[3].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Mappa del complesso
B: Bagni
CT: Centrale termica
N: Negozi

Il complesso, di forma quadrangolare, si estende sull’area di sei isolati, ed è suddiviso in due parti da via Segneri, che ha andamento diagonale. I sei isolati corrispondono ai sei lotti in cui il complesso residenziale è suddiviso, indicati con le lettere alfabetiche da “A” a “F”[3].

Gli edifici sono ordinati in stecche parallele, secondo una prassi urbanistica tipica del razionalismo, in parte flesse per adattarsi alla maglia stradale prevista dal piano regolatore; anche il disegno delle facciate, all’epoca definito eufemisticamente “di disadorna semplicità”, risente dell’influenza razionalista, adottata più per motivi economici che per reale convinzione[3][4][5].

Le piante degli edifici sono convenzionali, con l'adozione di uno schema a ballatoio e l'alta percentuale di alloggi minimi, mono- o bilocali. La struttura portante, progettata durante il periodo delle cosiddette “inique sanzioni”, è in muratura piena, scelta in vece del calcestruzzo armato perché autarchica[3][5].

Il complesso, destinato a un'utenza “popolarissima” costituita da baraccati e sfrattati, fu costruito con criteri di stretta economia, dovuti anche al periodo bellico, e conobbe pertanto un precoce degrado.
La dotazione minima di servizi pubblici, limitati alle docce comuni poste nei cortili ed a qualche negozio, accentuò la ghettizzazione e l’isolamento sociale, che perdurano tuttora.[3] La composizione sociale del complesso popolare infatti è di basso reddito ed è caratterizzata da una parte da un'ampia fascia anziana, dall'altra da famiglie migranti di origine straniera, insediatesi in tempi più recenti.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mario Mina era stato tenente legionario milanese ucciso in uno scontro a fuoco nel 1937 nella battaglia di Madrid, in Spagna, durante la Guerra Civile. Nel 1938 a lui era stata intitolata la Casa del Fascio della città spagnola di Valladolid, all'inaugurazione della quale avevano partecipato le più alte gerarchie locali e italiane: si veda La Casa del Fascio Mario Mina Archiviato il 24 dicembre 2014 in Internet Archive. in Cajón de Sastre - Valladolid. Lo stesso Mario Mina era ricordato anche in una lapide, ora perduta, che era collocata presso gli uffici dell'ATM di Milano in cui venivano ricordati alcuni "martiri a difesa della romana civiltà". La morte del legionario e di molti altri suoi compagni venne annunciata nel numero del 12 giugno 1937 dal quotidiano La Stampa in Legionari italiani caduti nella battaglia di Madrid
  2. ^ Grandi, Pracchi, op. cit., p. 205
  3. ^ a b c d e f g Pugliese, op. cit., p. 114
  4. ^ Grandi, Pracchi, op. cit., p. 196
  5. ^ a b Mioni, Negri, Zaninelli, op. cit., p. 197
  6. ^ Notizie storiche e inquadramento generale quartiere (PDF), su WikiPato Politecnico di Milano, http://wiki.pato.metid.polimi.it/. URL consultato il 6 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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