Python molurus

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Pitone delle rocce indiano
Python molurus
Stato di conservazione
Prossimo alla minaccia (nt)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Reptilia
Ordine Squamata
Sottordine Serpentes
Famiglia Pythonidae
Genere Python
Specie P. molurus
Nomenclatura binomiale
Python molurus
Linnaeus, 1758
Sinonimi

Coluber boaeformis, Coluber molurus, Python albicans, Python bora, Python castanea, Python cinerea, Python molurus, Python orbiculata, Python tigris

Sottospecie

Il pitone delle rocce indiano o pitone moluro (Python molurus) vive in un'area di distribuzione molto estesa, che comprende circa mezzo continente asiatico.

Ne esistono due sottospecie: P. molurus pimbura, e P. molurus molurus, che può arrivare a 6,4 m e 91 kg.[1]

In media in India la sottospecie molurus molurus cresce fino a 3 metri.[2] Si ciba di mammiferi fino a quelli del suo peso circa, pesci, uccelli e coccodrilli sub adulti. In seguito alla riproduzione (le uova possono essere anche 100) l'esemplare maschio non si interessa minimamente della cura delle uova e dei suoi futuri piccoli.

Questo grosso serpente è capace di "camminare" letteralmente per spostarsi sul terreno: infatti è uno dei pochi se non l'unico che si muove linearmente e non in diagonale o in linea ondulata. Per muoversi fa avanzare alternativamente le due metà del costato e in questo modo utilizza le sue costole quasi come se fossero zampe.[senza fonte]

Un esemplare allo Zoo di Barcellona

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Nei racconti d'avventura Il libro della giungla di Rudyard Kipling, ritroviamo Kaa, un pitone delle rocce indiano, una figura fortemente positiva: conosce la "legge della giungla" ed è un leale amico del cucciolo d'uomo Mowgli.

Un esemplare con mutazione di colore

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Museo di Zoologia dell'Università del Michigan, Usa
  2. ^ F. Wall, A popular treatise on the common Indian snakes – The Indian Python, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 21, 1912, pp. 447–476.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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