Guerra psicologica

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«Durante la seconda guerra mondiale grande era l'interesse verso ciò che fu inizialmente chiamato ingegneria umana, ora noto come ricerca sui fattori umani in rapporto al lavoro delle macchine. Il processo di automazione e il perfezionamento dell'attrezzatura militare rendono sempre più necessaria una capacità di accurata discriminazione da parte degli operatori umani. Un operatore raccoglie segnali visivi sullo schermo radar e distingue i segnali acustici dei dispositivi che amplificano i suoni subacquei. Il pilota deve tenere d'occhio i quadranti dei suoi innumerevoli strumenti e comportarsi di conseguenza. Le istruzioni ricevute in cuffia devono essere distinte sul frastuono circostante e, talvolta, nonostante interferenze intenzionali. Dopo la guerra, la psicologia degli organi di senso trovò nuovi utilizzi nell'industria oltre che nei servizi militari e, naturalmente, in rapporto ai problemi dell'era dei missili e dei satelliti

La guerra psicologica consiste nell'uso pianificato della propaganda e di altre azioni psicologiche allo scopo principale di influenzare opinioni, emozioni, sentimenti, atteggiamenti e comportamenti di settori specifici di una popolazione, o di essa nella sua interezza, in modo tale da favorire il raggiungimento degli obiettivi nazionali [2].

Le guerre psicologiche possono avvenire all'interno di contesti di guerra informativa, o dell'informazione, qualora la diffusione di contenuti persuasivi e ingannevoli al pubblico generale costituisca l'elemento cardine della campagna [3]. Possono assumere un carattere che negli ambienti militari è definito cognitivo nel caso in cui producano fenomeni di polarizzazione e radicalizzazione particolarmente accentuati, pericolosi per la stabilità di una società e difficili da invertire [4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Traduzione in italiano dei volantini lanciati dall'87ª Squadriglia aeroplani su Vienna il 9 agosto 1918

La guerra psicologica ha radici antiche e si intreccia con le campagne rivolte alla popolazione civile e naturalmente con l'intelligence. Nel suo Buke Myomokusho lo storico militare Hanawa Hokinoichi scrisse dei ninja che «viaggiarono in incognito in altri territori per giudicare la situazione del nemico, avrebbero attraversato la loro strada in mezzo al nemico per scoprire le sue lacune», evidenziando così la ricerca di quelle che oggi nella moderna dottrina della guerra psicologica vengono chiamate "vulnerabilità" [5].

Il cavallo di Troia, il volo di Gabriele D'Annunzio su Trieste (agosto 1915) ed il volo su Vienna del 1918 ne sono esempi. Uno degli ambiti di maggiore approfondimento nelle operazioni psicologiche è la "Battaglia della Narrazione" ("Battle of the Narrative")[6]. La battaglia della narrazione è una vera e propria battaglia nella dimensione cognitiva dell'ambiente dell'informazione, proprio come la guerra tradizionale viene combattuta nei domini fisici (aria, terra, mare, spazio e cyberspazio). Una delle lotte fondamentali, nella guerra nei domini fisici, è modellare l'ambiente in modo tale che la competizione delle armi venga combattuta a condizioni che sono a proprio vantaggio. Allo stesso modo, una componente chiave della “Battaglia della Narrazione” è riuscire a stabilire le ragioni e le potenziali conseguenze del conflitto, a condizioni favorevoli ai propri interessi e obiettivi.[7]

Il funzionamento[modifica | modifica wikitesto]

I modi con cui viene attuata la guerra psicologica sono detti "operazioni psicologiche" o "manovre psicologiche" (in inglese PSYOPS, psychological operations). Queste sono un moderno metodo utilizzato da istituzioni militari definibile come un complesso di attività psicologiche messe in atto mediante l'uso programmato delle comunicazioni, pianificate in tempo di pace, crisi e guerra, dirette verso "gruppi obiettivo" amici, neutrali o nemici (governi, opinioni pubbliche, organizzazioni, gruppi o individui), al fine di influenzarne gli atteggiamenti ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi politici e militari. Tipiche operazioni psicologiche, usate principalmente in passato, sono le intromissioni nelle frequenze radio e televisive ed il lancio di volantini dal cielo per trasmettere messaggi volti ad influenzare l'opinione pubblica o le truppe.

La guerra psicologica può essere assimilata alla guerra non convenzionale, sotto il profilo che essa tende ad influenzare la mente del nemico, anziché distruggerne l'apparato militare.

Guerra psicologica e guerra cognitiva[modifica | modifica wikitesto]

Un esempio di volantino dell'era della seconda guerra mondiale destinato a essere lanciato da un B-17 americano su una città tedesca
Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra cognitiva.

Lo sviluppo di tecnologie persuasive, le applicazioni politiche e militari delle scoperte nei campi delle neuroscienze, del marketing e delle scienze comportamentali, l'espansione dell'internetizzazione e altri fattori sociali, dalla dipendenza da Internet alla riduzione del quoziente intellettivo della popolazione, hanno portato alla nascita di un nuovo tipo di guerra psicologica, la guerra cognitiva, con l'inizio del Duemila [4].

La guerra cognitiva è descritta come una forma di guerra ibrida fondata sulla conduzione continua e ripetuta di attacchi informativi e operazioni psicologiche nei confronti di una società, principalmente per mezzo di influencer, social media e social network. Suddetti attacchi hanno il potenziale e l'obiettivo di indebolire la società bersagliata promuovendo al suo interno polarizzazione intercomunitaria, processi di radicalizzazione e persino fenomeni di instupidimento negli individui e nelle collettività [8].

La Russia è stata accusata di aver realizzato operazioni cognitive negli Stati Uniti a partire dalla seconda parte dell'era Obama, e per l'intera durata della presidenza Trump, che avrebbero contribuito ad accentuare la polarizzazione tra gruppi politici, in particolare tra democratici e repubblicani, e ad alimentare dei processi di radicalizzazione in alcune minoranze, specialmente gli afroamericani [8][9][10].

La campagna di influenzamento cognitivo, curata e concretata dall'Internet Research Agency, ha avuto luogo in rete, principalmente su Facebook e Twitter, dove influencer, blogger, troll, media statali russi e canali della controinformazione sono stati impegnati nella produzione e nella diffusione costante di bufale e postverità progettate per aumentare le spaccature nella società statunitense. Per questi fatti, definiti un tentativo di interferire "nelle elezioni e nei processi politici" degli Stati Uniti, l'Internet Research Agency è stata sanzionata e tredici cittadini russi sono stati incriminati dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel 2018 [8][11].

TikTok, la nota piattaforma di video sharing creata dalla società cinese ByteDance, è stata accusata da vari governi, non soltanto occidentali, di essere un'arma cognitiva suscettibile di inebetire l'utenza, di promuovere valori antisociali e, in casi estremi, di istigare i più vulnerabili al suicidio. I motivi di cui sopra, che secondo alcuni esperti renderebbero l'applicazione «una super-operazione psicologica», hanno spinto un numero crescente di paesi a limitare o a vietare del tutto l'accesso della popolazione a TikTok [8][12][13][14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Psicologia — Corso introduttivo, Giunti, Firenze, 1971 pag. 256
  2. ^ Phil Taylor, Glossary of Relevant Terms & Acronyms: Propaganda and Psychological Warfare Studies, su ics.leeds.ac.uk, University of Leeds UK, 1987. URL consultato il 19 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2008).
  3. ^ David J. Lonsdale, The Nature of War in the Information Age: Clausewitzian Future, Routledge, 2003, ISBN 978-0714684291.
  4. ^ a b (EN) Kathy Cao, Sean Glaister, Adriana Pena, Danbi Rhee e William Rong, Countering cognitive warfare: awareness and resilience, su NATO, 20 maggio 2021.
  5. ^ Alexei Gorbylyov, The Way of Invisible Warriors. The True History of Ninjutsu, Minsk, Harvest Publications, 1997, p. 496.
  6. ^ (EN) Toolbox, su Beautiful Trouble. URL consultato il 26 luglio 2022.
  7. ^ Commander’s Handbook for Strategic Communication and Communication Strategy, US Joint Forces Command, Suffolk, VA. 2010, p. 15
  8. ^ a b c d Emanuel Pietrobon, Guerra cognitiva, la nuova minaccia ibrida, su Centro studi Machiavelli, 22 luglio 2023. URL consultato il 27 luglio 2023.
  9. ^ (EN) Max Seddon, Documents Show How Russia’s Troll Army Hit America, su BuzzFeed, 2 giugno 2014. URL consultato il 12 giugno 2016. Russian reprint: Документы показали, как армия российских 'троллей' атакует Америку (InoPressa).
  10. ^ (EN) Everything you wanted to know about trolls but were afraid to ask, in ShareAmerica, 4 novembre 2015. URL consultato il 6 novembre 2015.
  11. ^ Mike Calia, Dan Mangan, Special counsel Mueller: Russians conducted 'information warfare' against US to help Trump win, in CNBC, 16 febbraio 2018. URL consultato il 16 febbraio 2018.
  12. ^ Emanuel Pietrobon e Paolo Mauri, Un'arma chiamata TikTok, su InsideOver, 16 marzo 2023.
  13. ^ Nita Farahany, TikTok is part of China’s cognitive warfare campaign, su The Guardian, 25 marzo 2023.
  14. ^ Which countries have banned TikTok and why?, su EuroNews, 4 aprile 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Chiais, Menzogna e propaganda. Armi di disinformazione di massa, Lupetti, 2008, ISBN 978-8883912375.
  • Massimo Chiais, Gérald Bronner e Alejandro Pizarroso Quintero, Propaganda, disinformazione e manipolazione dell'informazione, Aracne, 2009, ISBN 978-8854829558.
  • Massimo Chiais, La propaganda nella storia. Strategie di potere dall'antichità ai nostri giorni, Lupetti, 2010, ISBN 978-8883912948.
  • Giuseppe Gagliano, Guerra psicologica. Disinformazione e movimenti sociali, Aracne, 2012, ISBN 978-88-548-4822-1.
  • Giuseppe Gagliano, Guerra psicologica. Saggio sulle moderne tecniche militari di guerra cognitiva e di disinformazione, Fuoco, 2012, ISBN 9788897363569.
  • Emanuel Pietrobon, Guerra cognitiva. La nuova minaccia ibrida, Machiavelli Dossier 42, Centro studi Machiavelli, luglio 2023.
  • Umberto Rapetto e Roberto Di Nunzio, Le nuove guerre, Rizzoli, 2001, ISBN 88-17-12831-7.

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