Potenze festeggianti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Il Tabernacolo delle Fonticine, commissionato dal Reame di Beliemme

Le Potenze festeggianti erano delle compagnie rionali organizzate, che avevano il compito di preparare esibizioni, feste, banchetti ed affrontarsi in armeggerie nella Firenze del tardo Rinascimento.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Furono fondate nel 1343 come associazioni laiche, ma ebbero una notevole importanza soprattutto tra Cinque e Seicento, dopo che Cosimo I de' Medici le sostenne generosamente per convogliare ai divertimenti le forze del popolo minuto piuttosto che alla politica, dopo l'abolizione della Repubblica di Firenze. Anche i suoi successori sostennero le potenze, come Francesco I che le sovvenzionò ampiamente alla nascita del primo erede maschio, Filippo (1577). Le potenze erano composte in maniera attiva solo dal popolo minuto, mentre le classi borghesi e nobili si limitavano a sostenerle economicamente e ad assistere agli spettacoli.

Queste brigate avevano una base strettamente rionale, un po' come le contrade di Siena, ed avevano nomi altisonanti, come "reame", "impero", ecc., con tanto di "re", "imperatore", ecc. Questi capi, eletti dai vari partecipanti, dirigevano e soprintendevano alle varie attività comuni.

Tra le attività di queste allegre brigate, talvolta tumultuose, c'erano gli sbandieramenti, le feste, i combattimenti con armi finte o le sassaiole, nelle quali talvolta scappò anche il morto (si tenevano soprattutto nell'ampio slargo erboso del Prato). Le potenze partecipavano alle principali ricorrenze laiche e religiose, si occupavano di beneficenza e di religione, come con i pellegrinaggi in santuari come quello della Madonna del Sasso per devozione o penitenza, dove si arrivava a piedi a cavallo o a dorso di mulo.

Talvolta le potenze si occuparono anche di affiggere lapidi o commissionare opere d'arte, in occasione di particolari festeggiamenti. L'opera più famosa è il Tabernacolo delle Fonticine, opera della bottega dei Della Robbia eseguita per il reame di Beliemme. Tra le targhe spiccano quelle sulla facciata di Sant'Ambrogio o Santa Lucia al Prato.

Le potenze, a causa dei crescenti tumulti, zuffe e risse tra i vari componenti (a causa anche delle aspre rivalità tra potenza e potenza) finirono per essere sciolte definitivamente nel 1629 da Cosimo II.

I nomi delle potenze[modifica | modifica wikitesto]

Le potenze avevano ciascuna un nome curioso e altisonante, escogitato dalla fantasia popolare. Il numero delle potenze variò nel tempo, da una decina fino a circa cinquanta.

Nome del capo della potenza Zona Note
Re di Beliemme Via Santa Caterina d'Alessandria Fece creare il tabernacolo delle Fonticine
Imperatore del Prato Il Prato Sulla chiesa di Santa Lucia esiste una lapide datata 1594 che riporta come l'"Imperator" vinse "proeliando lapèidibus" (lottando coi sassi) una battaglia, cioè una sassaiola
Re della Gatta San Pier Gattolino
Gran Maestro delle Rondini San Pier Maggiore Nome dal Canto delle Rondini, tra via Pietrapiana e via Verdi dove esistevano le case della famiglia Uccellini con "rondini" nello stemma
Re del Gallo Porta San Gallo
Conte della Mota Via dei Renai Il "Renaio" era la sponda sinistra dell'Arno tra Lungarno Serristori e piazza Poggi, paludosa ("rena" vuol dire sabbia) e ricca di mulini
Duca dello Scompiglio Piazza Peruzzi
Marchese della Rete Via Gora Zona della "Sardigna" presso Ognissanti, dove tra l'altro si praticava la pesca d'Arno con reti
Vice Imperatore di Camaldoli (o Re) Via di Camaldoli Dalla chiesa di San Salvatore a Camaldoli, dei Camaldolesi
Duca del Carroccio Mercato Nuovo In piazza del Mercato Nuovo si teneva la parata del carroccio su cui veniva issata l'insegna bianca e rossa del Comune; oggi ne resta il simbolo della ruota al centro della loggia
Principe della Dovizia Mercato Vecchio Dalla colonna della Dovizia
Duca dello Scodellino San Simone In questa zona si teneva il mercato dei mobili vecchi e delle stoviglie, per chi doveva metter su casa.
Duca della Mela Canto alla Mela (tra via de' Macci e via Ghibellina)
Duca della Pecora San Martino Una pecora si vedeva sullo stemma Pecori dell'arco dei Pecori
Re del Covone Canto alla Paglia (tra Borgo San Lorenzo e via de' Cerretani) Con riferimento al covone della paglia
Arciduca di Monteloro Canto dei Candeli, già Canto di Montiloro (tra Borgo Pinti, via Alfani e via dei Pilastri) Sulla cantonata della chiesa di Santa Maria dei Candeli resta una lapide coi simboli della potenza, due monti d'oro sormontati da croce, anche sul vicino Tabernacolo di Montiloro
Signore della Graticola San Lorenzo La graticola, simbolo del martirio di san Lorenzo, era lo stemma del quartiere
Duca dei Rigagnoli Piazza del Duomo
Signore della Sferza San Felice in Piazza La sferza era presente nel gonfalone di questo sottoquartiere di Santo Spirito
Re dei Battilani Orsanmichele I "battilana" erano i cardatori di lana
Duca della Luna Via de' Ferravecchi (oggi via Strozzi) Piazza della Luna (dal nome della famiglia Della Luna) era tra le attuali via Vecchietti e via Strozzi. Si riunivano al canto davanti a palazzo Vecchietti ed avevano come portastendardo il "Diavolino" del Giambologna
Gran Monarca della Città Rossa Sant'Ambrogio La "città rossa" era la zona delle mattonaia; questa compagnia ha lasciato una lapide sulla cantonata della chiesa di Sant'Ambrogio ed ha fatto costruire il tabernacolo di Sant'Ambrogio, dove compare il suo stemma
Signore del Concio Ponte alla Carraia Nella zona avevano sede i conciatori (si veda via delle Conce)
Gran Signore Capitano del Presto Via del Presto dei Pazzi Il "presto" era il Monte di Pietà, in questo caso situato vicino piazza Strozzi
Signore de' Purgatori Piazza d'Arno I purgatori della lana lavoravano nel vicino tiratoio delle Grazie
Barone della Malacucina Agli Ammazzatoi in Mercato Vecchio Via di Malacucina era una strada del Ghetto vicina al Mercato
Duca d'Arno Ponte alle Grazie
Duca della Biscia Santo Stefano al Ponte Vecchio
Duca de' Boffi Da piazza della Calza a Porta Romana Via de' Boffi era l'antico nome del tratto più meridionale di via dei Serragli
Re di Borgo San Frediano Ponte alla Carraia Da via borgo San Frediano
Duca di Camporeggi Tra via San Gallo e via Santa Reparata Camporeggi era un antico nome della zona (da Campus Regi) che oggi è ricordato dalla moderna via di Camporeggi
Duca del Cardo Dal tiratoio d'Arno Il capolino secco del cardo era uno strumento usato per pettinare i velli con cui si faceva la lana.
Signore della Catena Al Canto alla Catena (via della Pergola/Via Alfani) La catena si trova rappresentata nello stemma Alberti
Re dei Cimatori Piazza de' Signori/via de' Cimatori
Comandante Generale de' Cercini Piazza del Duca Le cercìne erano quei panni avvolti in testa per fare da base al trasporto di robe, che una volta introdotte in città dovevano passare dalla dogana di palazzo vecchio
Re della Colomba Santo Spirito La colomba dello Spirito Santo era simbolo di Santo Spirito e del quartiere
Re delle Conce Via dei Pelacani Era la zona dei conciatori di pelli
Signore della Consuma Canto alla Cuculia (via de' Serragli/via Santa Monaca)
Monarca semplice delle Convertite Chiesa delle Convertite
Marchese della Cornacchia San Pulinare La vicina via Vincenzo Malenchini si chiamava un tempo "della Cornacchiaia"
Re della Corona a San Pancrazio
Duca del Diamante Piazza di Sua Altezza Il Canto al Diamante si trovava vicino a piazza della Signoria, tra le odierne via dei calzaiuoli e via Porta Rossa
Signore de' Fornai venturieri
Duca del Forno, sua Provincia e Vassalli Via del Fornaio della Forca
Signore de' Garzoni e Baroni Piazza Pitti
Gran Signore della Guelfa Chiesa di San Barnaba La chiesa di San Barnaba era dedicata alla vittoria dei guelfi del 1266 e la strada dove si trovava è tuttora chiamata via Guelfa
Tiranno Leporino San Pier Gattolino
Signore de' Macellai Mercato Vecchio
Re della Macine Canto alla Macine (tra via San Gallo e via Guelfa)
Principe de' Monferrato
Duca della Nebbia Via Maggio
Marchese della Nespola Chiesa di Santa Felicita
Signore dell'Olmo Chiesa di San Niccolò Oltrarno Via dell'Olmo esiste tuttora accanto alla chiesa
Re dell'Oro Via del Gomitolo dell'Oro o via San Niccolò
Signore degli Osti Via Torta Qui era l'oratorio di San Martino degli Osti dove si riuniva l'omonima confraternita
Signore del Conio Via delle Terme/Borgo Santi Apostoli
Imperatore Pagliocolo Chiesa di San Giorgio alla Costa
Re Piccinino Loggia della Neghittosa (via Calzaiuoli)
Ducato del Piccione Canto del Piccione (via Romana)
Signore del Ponticello In Gualfonda (via Valfonda)
Signore del Ponte Nano a Ripoli Via della Scala, chiesa di San Jacopo di Ripoli
Conte de' Rocchetti Via San Zanobi
Signore dello Scompiglio Chiesa di San Remigio
Signore della Spada Borgo San Paolo (attuale piazza Ottaviani) Esiste ancora in questa zona via della Spada
Signore della Spalla Osteria della Trave Torta (Ponte alla Carraia) La "spalla" intesa come pilone del ponte
Signore della Spiga Piazza del Grano
Signore de' Tintori Canto degli Alberti (via de' Benci-Borgo Santa Croce-Corso dei Tintori)
Gran Signore della Torre Marmolina Piazza San Giovanni Con il nome Torre Marmolina si intende il Campanile di Giotto
Re del Tribolo Canto del Tribolo (tra via dei Servi e via degli Alfani)
Duca della Vacca Via del Campidoglio La vicina via de' Pecori era anticamente chiamata "via della Vacca", per la presenza di un forno con questo nome.
Signore de' Vagliati Al Mondragone (tra via dei Banchi e via del Giglio)

Altre immagini[modifica | modifica wikitesto]

Le potenze nel contado[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del Cinquecento nel Contado fiorentino si erano formate varie compagnie di festaioli dette le “potenze o signorie festeggianti” ad imitazione di quelle, già esistenti nei quartieri della città. Queste compagnie organizzate in tutti i paesi intorno a Firenze avevano il compito di organizzare le numerose feste popolari e le mascherate oltre che le manifestazioni in occasione delle visite dei Sovrani. Al divertimento affiancavano, sembra, opere di mutua assistenza. Anche la loro attività era caratterizzate da un buffonesco cerimoniale e da una struttura gerarchica con a capo un “Signore” liberamente eletto dalla comunità adunata al suono delle campane. Questo “sovrano” che aveva il compito di guidare e organizzare i divertimenti, a seconda dell'importanza del borgo assumeva un qualche altisonante titolo: Duca di San Donnino, Re di Artimino, Imperatore di Campi, Duca di Calenzano e così via.

Tali personaggi godevano oltre che del consenso popolare, di notevole impunità tanto da potersi permettere una burlesca confidenza con le autorità. Infatti si rivolgevano al Granduca con lettere in stile diplomatico. In occasione di visite da parte di sovrani o regnanti stranieri preparavano magnifici apparati scenografici e ricevevano l'ospite circondati dalla loro buffonesca corte, sostenendo con serietà il loro ruolo. Così successe per esempio a Campi nel 1535 al passaggio dell'imperatore Carlo V diretto verso Poggio a Caiano, ricevuto dall'Imperatore di Campi assiso su un alto baldacchino.

L'atteggiamento del governo oscillò sempre tra il desiderio di controllare tale fenomeno per il carattere potenzialmente eversivo e spesso fonte di disordini e la volontà di utilizzare le potenze come strumento per incanalare il consenso e distrarre il popolo dal clima politico. Comunque fu dimostrata sempre grande attenzione verso tali associazioni, tanto che la loro giurisdizione era affidata ai Capitani di Parte.

Le “potenze” vicine erano rivali e portavano le loro rimostranze reciproche davanti al Granduca; frequenti erano inoltre i disordini e le risse, tanto che fu necessario proibire loro di portare armi se non quelle finte necessarie alle mascherate.

Comunque nel 1559 il “signore del Poggio” fu incoronato dall'Imperatore di Campi, massima potenza del contado, ricevendo davanti al Granduca il titolo di “Re del Poggio e di Toscana”. L'investitura avvenne per volere di Cosimo I all'interno della Villa con grande festa. Il “Re di Carmignano” non accettò di buon grado tale avvenimento e arrogantemente si attribuì il titolo di Imperatore. Nacque così una lunga contesa sollevata dall'Imperatore di Campi con lettera al Granduca[1] e risolta dalle autorità nel 1577 quando si proibì a Carmignano di avere un Imperatore concedendo invece il titolo di “Gran Monarca”.

Nei secoli successivi le “Potenze festeggianti” del contado e le feste popolari che esse organizzavano declinarono e seguirono la sorte delle Potenze cittadine.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio dei Capitani di Parte Guelfa, Filza 39 di Suppliche, c.229

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David Rosenthal, Kings of the Street: Power, Community and Ritual in Renaissance Florence, Turnhout, Brepols: 2015
  • Luciano Artusi, Tante le acque che scorrevano a Firenze, itinerario tra i giochi d'acqua delle decorative fontane fiorentine, Semper, Firenze 2005.
  • Giorgio Batini, Firenze curiosa, Bonechi Editore, Firenze 1972.
  • Salvatore Gioitta, Il Re di Poggio in "Immagini da un assedio", Comune di Poggio a Caiano, 2000
  • J. Del Badia, Le signorie o potenze festeggianti del contado fiorentino, Firenze, 1876
  • Roberto Ciabani, Le Potenze di Firenze, una pagina inedita di storia fiorentina, Bonechi editore, Firenze 1994
  • P.Gori, Il giuoco del calcio e le signorie festeggianti, Firenze, 1902 (ristampa anastatica, Firenze, 1991).
  • Lamberini- Lazzareschi, Campi Bisenzio - Documenti per la storia del territorio, 1982, Prato.
  Portale Firenze: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Firenze