Porte di Busto Arsizio

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Le porte antiche di Busto Arsizio:
1. Porta Sciornago
2. Porta Pessina
3. Porta Savico
4. Porta Basega
- - - Antico terrapieno
___ Principali collegamenti est-ovest
A. Antico castello dei Torriani, distrutto dai Visconti del 1287 e riedificato successivamente come chiesa di San Michele Arcangelo
B. Antica chiesa dedicata al culto mariano, situata accanto a quella che era la struttura dell'amministrazione civica
C. Primitiva cappella di San Giovanni Battista, protettore della nazione longobarda
I resti delle fortificazioni del borgo di Busto Arsizio antecedenti il 1500, rinvenuti nel luglio 2019 nei pressi della villa Ottolini-Tovaglieri durante gli scavi per la posa del teleriscaldamento.

Le porte di Busto Arsizio erano quattro:[1] due si trovavano a ovest, una a nord ed una a est. Tutte le porte prendevano il nome dal quartiere presso il quale sorgevano. Tre di esse (Pessina, Basega, Sciornago) vennero demolite poco dopo l'unità d'Italia, per decisione del sindaco Pasquale Pozzi, in quanto pericolanti e deleterie per la viabilità[2]. La quarta porta fu abbattuta negli anni '80 del XIX secolo, quando il sindaco era Giuseppe Lualdi.

Porta Sciornago[modifica | modifica wikitesto]

La targa indicante l'antico nome della Contrada Sciornago (Contràa Sciornágu), oggi via Giuseppe Lualdi

La porta Novara o di Sciornago[1] si trovava al termine dell'attuale via Lualdi sempre all'incrocio con piazza Manzoni, non lontana dalla porta Pessina e vicino all'Oratorio di San Rocco.

Porta Pessina[modifica | modifica wikitesto]

La porta Pessina (o Piscina, successivamente porta Ticino) la porta occidentale; si trovava al termine di quella che oggi è via Giacomo Matteotti, all'incrocio con piazza Alessandro Manzoni, che in passato costituiva il fossato difensivo del borgo.[3][4] Il nome si deve alla presenza di una vasca adibita ad abbeveratoio per gli animali posizionata dove oggi sorge piazza Santa Maria: era di forma quadrata di 40 braccia (circa 24 metri) per lato, per una profondità di 15 cubiti (oltre 6,5 metri). Fu chiusa nel 1631.

A pochi metri dalla porta sorgeva l'antico castello dei Torriani, distrutto nel 1287 dai Visconti e riedificato successivamente come chiesa di San Michele Arcangelo, che colloca il campanile sulla base della vecchia torre militare.

Porta Savico[modifica | modifica wikitesto]

La porta Savico (Suico[3] o Sanovico[3][4], o Savigo) a nord. Secondo una delle ipotesi, era chiamata così perché il quartiere in cui sorgeva (appunto Savico o Vico Sano) fu l'unico a non subire i danni della peste che colpì il borgo nel 1524. Un'altra ipotesi vuole che Suico derivi da Summus Vico, ovvero il quartiere con la maggiore altitudine.

Secondo un tale cronista Crespi, in questo quartiere teneva i suoi sermoni il beato Bernardino de' Bustis. La porta è chiamata anche "dei Re Magi", in quanto gli abitanti dell'antico borgo attribuirono proprio ai Santi Re Magi la vittoria del 1408 contro il saccheggio condotto da Facino Cane posto alla guida dei soldati viscontei. Fu demolita nel 1880.

Ma durante la peste del 1630 Giovanni Battista Lupi la definisce la contrada "più infetta e apestata"[5].

Dal 1997 sulla parete dell'edificio di fronte alla demolita porta dei Re Magi si trova una scultura raffigurante i Magi che fu apposta dal Club dei Nasi, storica associazione bustocca.

Porta Basega[modifica | modifica wikitesto]

La targa indicante l'antico nome della Contrada Basilica (Contràa Basega), oggi via Milano

La porta Basega (o Basilica, successivamente denominata Milanese) era la più recente delle quattro porte del borgo. Si trovava a est, alla fine dell'attuale via Milano in corrispondenza di piazza Garibaldi, e consentiva l'ingresso all'insediamento a coloro i quali provenivano dalla strada romana, che correva da nord a sud all'incirca in corrispondenza dell'attuale Strada statale 33 del Sempione, e che era collegata a Busto Arsizio attraverso un sentiero (l'attuale corso XX Settembre) che partiva dalla mansio del Buon Gesù e raggiungeva il nucleo più antico del borgo, compreso tra le attuali piazza Santa Maria, via Montebello, via Solferino, piazza San Giovanni e via Cavour. Fu abbattuta nel 1861.[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Toponimi Busto Arsizio (PDF), su archiviostorico.comune.gorlamaggiore.va.it. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  2. ^ Luigi Belotti, Le vicende di Busto Arsizio nel primo centenario dell'unità d'Italia Parte I – dal 1859 al 1900, in Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1961.
  3. ^ a b Piano delle regole - Città di Busto Arsizio, su comune.bustoarsizio.va.it. URL consultato il 17 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2015).
  4. ^ a b Piano delle regole, su comune.bustoarsizio.va.it. URL consultato il 23 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2018).
  5. ^ Lupi, Bertolli, Colombo, p. 148.
  6. ^ Grampa, 1956, p. 27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Magini, Le tipologie edilizie storiche di Busto Arsizio, loro inquadramento ambientale e loro accessori, in Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1996, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, 1996, pp. 59-90.
  • Luigi Ferrario, Busto Arsizio - Notizie storico statistiche, Busto Arsizio, Tipografia Sociale, 1864.
  • Giovanni Battista Lupi, Franco Bertolli, Umberto Colombo, La peste del 1630 a Busto Arsizio - Riedizione commentata della "Storia" di Giovanni Battista Lupi (Biblioteca Reale di Copenaghen), Busto Arsizio, Bramante Editrice, 1990.
  • Bruno Grampa, Busto Grande cent'anni fa, Busto Arsizio, 1956.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]