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Zenone mentre mostra le porte che conducono alla verità e al falso

Zenone di Elea (in greco: Ζήνων, Zenon; 489 a.C.431 a.C.) è stato un filosofo greco antico presocratico della Magna Grecia e un membro della Scuola eleatica fondata da Parmenide. Aristotele lo definisce inventore della dialettica. È conosciuto soprattutto per i suoi paradossi, che Bertrand Russell definì come «smisuratamente sottili e profondi». Tra questi ultimi, particolarmente famosi sono quelli correlati alla tesi della impossibilità del moto: "il paradosso dello stadio", "quello di Achille e la tartaruga", e "quello della freccia".

Vi sono poche notizie certe sulla vita di Zenone. Anche se composta quasi un secolo dopo la morte del filosofo, la principale fonte di informazioni biografiche sul filosofo è il dialogo Parmenide di Platone. Nel dialogo, Platone descrive una visita di Zenone e Parmenide ad Atene, nel periodo in cui Parmenide ha "circa 65 anni", Zenone "quasi 40" e Socrate è "un uomo molto giovane". Grazie a queste indicazioni, attribuendo a Socrate un'età di 20 anni e assumendo come data di nascita di quest'ultimo il 469 a.C., è possibile stimare la nascita di Zenone nel 490 a.C.

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Parmènide di Elea (in greco antico: Παρμενίδης?, Parmenídēs; Elea, 515 a.C./510 a.C.450 a.C.) è stato un filosofo greco antico.

Nacque in Magna Grecia, ad Elea, da una famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Secondo il nipote di Platone Speusippo, sarebbe stato chiamato dai suoi concittadini a redigere le leggi della sua città. Fu probabilmente discepolo di Senofane di Colofone. Ad Elea fondò inoltre una scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide riferisce di un viaggio che negli anni della vecchiaia Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove conobbe Socrate da giovane col quale ebbe una vivace discussione. Parmenide fu il fondatore della scuola di Elea, dove ebbe vari discepoli, il più importante dei quali fu Zenone. Il metodo usato dagli eleati era la dimostrazione per assurdo, con cui confutavano le tesi degli avversari giungendo a dimostrare la verità dell'Essere, nonché la falsità del divenire e delle impressioni dei sensi, per una "impossibilità logica di pensare altrimenti".

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