Playboy (periodico)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Playboy Enterprises)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Playboy
Logo
Logo
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
LinguaInglese
PeriodicitàMensile
GenereErotica
FormatoMagazine
FondatoreHugh Hefner
Fondazione1953
SedeChicago, Illinois
EditorePlayboy Enterprises e Hubert Burda Media
Tiratura673473 (2016)
ISSN0032-1478 (WC · ACNP)
Sito webplayboy.com
 

Playboy (o Playboy Magazine) è una rivista erotica statunitense rivolta al pubblico maschile, fondata nel 1953 a Chicago da Hugh Hefner e diffusa in tutto il mondo, sia nella versione originale sia in edizioni locali. Fu la prima rivista esplicitamente dedicata alla fotografia erotica ed ebbe (anche grazie alla figura carismatica di Hugh Hefner) un ruolo non irrilevante nel movimento noto come rivoluzione sessuale.

Negli anni settanta vendeva milioni di copie e il numero più venduto fu quello del novembre 1972 dell'edizione USA, con 7161561 copie. La copertina fu realizzata da Rowland Scherman e raffigurava la modella Pamela Rawlings. Una porzione del paginone centrale di questo numero (dedicato alla playmate Lenna Sjööblom) divenne un'immagine standard per il collaudo degli algoritmi di elaborazione digitale delle immagini; l'immagine è nota nel settore col nomignolo di Lenna (o Lena).[1]

Dalla rivista si è sviluppata la Playboy Enterprises, società quotata alla borsa valori di New York con la sigla PLA, che si occupa dell'intrattenimento per adulti attraverso praticamente ogni tipo di media. Il logo di Playboy (una testa stilizzata di coniglio con un farfallino da smoking) è uno dei più noti e diffusi al mondo e in qualche modo oggetto di un "culto" specifico (vengono venduti in tutto il mondo adesivi col logo di Playboy da applicare, per esempio, alla carrozzeria delle automobili). All'inizio il simbolo della società era un cervo (stag), richiamo al rito maschile della caccia, ma anche delle serate per soli uomini, in cui si vedono in case private filmini pornografici muti: stag party. Poi con un colpo di genio grafico, il logo diventa un coniglio di bell'aspetto, giocherellone e sexy che indossa uno smoking.

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Hugh Hefner, fondatore di Playboy, a Monaco di Baviera nel 2006 insieme a due delle tre fidanzate ufficiali di allora (Kendra Wilkinson, a sinistra, e Bridget Marquardt, a destra)

La rivista esordì nel 1953, e da allora viene pubblicata mensilmente proponendo servizi fotografici di nudo femminile insieme ad articoli di costume, moda, sport, politica, interviste a personaggi illustri di ogni settore, nonché contributi letterari di autori famosi (per esempio Arthur C. Clarke o Stephen King). La linea editoriale adottata negli articoli dedicati alla politica e alla società è in genere considerata di taglio piuttosto liberal.

Il primo numero di Playboy fu pubblicato nel dicembre del 1953 e venduto a 50 centesimi di dollaro. Vi compariva Marilyn Monroe, a cui fu dedicato il primo "paginone centrale", in una foto scattata per pubblicazioni precedenti da Tom Kelley, e comprata a modico prezzo da Hefner da una casa editrice di calendari e poster di pin-up. La rivista, uscita senza indicazione di data nel caso che non venisse pubblicato un secondo numero,[2] vendette l'intera tiratura di 53991 copie. Una copia del primo numero in condizioni perfette è un pezzo da collezione quotato nel 2002 attorno ai 5000 $.

Il logo della rivista fu disegnato da Art Paul e comparve per la prima volta nel secondo numero. Hefner dichiarò di aver scelto l'immagine di un coniglio con lo scopo di alludere in modo giocoso a un certo tipo di atteggiamento sessuale.

Nel 1954 nasce la Playmate, nota in Italia anche come Coniglietta. Un anno dopo, nel luglio del 1955, nel pieghevole appare Janet Pilgrim, una delle sue segretarie che accetta di posare nuda. Hugh ha trasformato la sua amante nella coniglietta del mese: la distanza tra lavoro e sesso, pubblico e privato, è minima. Pilgrim è il primo modello delle future famose-sconosciute dell'era della TV dei decenni successivi e quindi teorizzate da Warhol con la sua frase sul quarto d'ora di celebrità, che spetterebbe a chiunque. Inoltre Hefner fa entrare la vita privata nel processo produttivo rendendo pubblica la sua vita privata trasformando la segretaria e amante in "ragazza del mese". Il genere di fotografia di nudo proposta da Playboy viene definita softcore, contrapposto alla pornografia hardcore introdotta inizialmente da Penthouse[senza fonte] e poi sviluppatasi, a partire dagli anni settanta, nell'enorme mercato dell'editoria pornografica. Tra le altre caratteristiche di Playboy destinate a fare la storia delle pubblicazioni soft o hardcore vi fu l'uso del "paginone centrale" (espressione poi entrata nell'uso comune) dedicato interamente alla riproduzione di una singola fotografia, in grande formato. Le modelle a cui vengono dedicati i paginoni centrali della rivista vengono dette playmate (letteralmente: "compagne di giochi", ma in italiano "conigliette").

La Playboy Mansion originale, acquistata da Hefner nel 1959

Dal 1955 al 1979 (con l'eccezione di un intervallo di sei mesi nel 1976), la "P" di "Playboy" apparve decorata con un certo numero di stelline, variabile da 0 a 12. Ne nacque una leggenda metropolitana secondo cui il numero di stelle indicava una sorta di giudizio di Hefner sulla playmate del mese (sulla sua avvenenza o sulle sue prestazioni sessuali) o altre valutazioni di questo tipo. Questa leggenda risultò essere infondata; il numero delle stelle aveva a che vedere con i contenuti pubblicitari nazionali o internazionali di una particolare edizione.

I contenuti di Playboy non sono limitati al nudo, ma spaziano tra l'intrattenimento colto (già nel primo numero vi erano articoli sul jazz, sul Decameron e brani di Sherlock Holmes) e il design. Nel tempo Hefner ha realizzato per mezzo delle pagine del suo periodico, ma anche mediante le foto della sua casa, e poi dei Playboy Club, la teatralizzazione dello spazio domestico.

Playboy, con il relativo impero commerciale che gli si stava affiancando, ebbe il suo momento di maggior successo negli anni sessanta e settanta.

Nel 1969 la più esplicita rivista Penthouse arrivò negli Stati Uniti. La rivalità fra le due riviste portò entrambe a pubblicare immagini di nudo sempre più integrale per aumentare le rispettive quote di mercato e fu definita da Hugh Hefner col nome scherzoso di guerre pubiche.

Conigliette alla Playboy Mansion di Los Angeles

L'avvento di pubblicazioni concorrenti come Penthouse e in seguito di riviste pornografiche in senso stretto (a cui si affiancarono negli anni ottanta i prodotti porno per l'home video) e di riviste dedicate al pubblico maschile dai contenuti più soft (come le europee Maxim, Max e FHM), intaccarono in modo significativo la sua posizione sul mercato. Per contrastare questa competizione, Playboy ha agito principalmente modificando anche il proprio target, e configurandosi in modo sempre più netto come una rivista "di lusso" per uomini adulti di un certo livello culturale e sociale.

Christie Hefner, figlia di Hugh Hefner, divenne CEO di Playboy nel 1988: l'incarico è terminato nel 2009 perché Christie ha deciso di dedicarsi alla beneficenza.[3]

La rivista ha celebrato nel gennaio 2004 il suo cinquantesimo anniversario, con grandi feste a Las Vegas, Los Angeles, New York e Mosca.

Playboy è anche una delle riviste più diffuse al mondo, con circa trenta edizioni pubblicate in ogni parte del mondo, dal Brasile al Giappone, dalla Lituania alle Filippine, dalla Francia all'Argentina. L'edizione italiana, la cui pubblicazione iniziò nel 1972, dopo alterne vicende, è scomparsa nel 2003 per poi tornare in vendita nel 2008 (direttore Gian Maria Madella).

Nel marzo 2016, i diritti della rivista vengono venduti ad Hammy Media Ltd (proprietario di uno dei siti pornografici più popolari del web, xhamster.com) per una cifra intorno ai 500 milioni di dollari.

Una rubrica di Playboy di particolare importanza sono le interviste mensili a personaggi celebri, divenute famose per il loro livello di approfondimento. Il testo dell'intervista viene estrapolato da confronti che possono durare oltre 10 ore. Fra gli intervistatori più noti che hanno lavorato per Playboy ci sono Alex Haley e Alvin Toffler.

La rubrica Playboy Interview ebbe inizio nel settembre 1962 (volume 9, numero 9) con Miles Davis. Fra le tante celebrità intervistate nel corso degli anni da Playboy compaiono Jimmy Carter, John Lennon, Fidel Castro, Ayn Rand, Vladimir Nabokov, Gabriel García Márquez, Allen Ginsberg, Malcolm X, George Lincoln Rockwell, Kurt Vonnegut, Bertrand Russell, Salvador Dalí, Martin Luther King Jr., Jean-Paul Sartre, George Wallace, Cassius Clay, Madalyn Murray O'Hair, Orson Welles, Ralph Nader, Arthur C. Clarke, Yasser Arafat, Steve Jobs, Stephen Hawking, Larry Ellison, Shintarō Ishihara, Robert De Niro, Carl Sagan e Barbra Streisand.[4]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

  • Molte persone nella comunità religiosa statunitense erano contrari alla pubblicazione di Playboy. Il pastore della Louisiana Ll Cover ha scritto nel suo libro "spiriti maligni, intellettualismo e logica" che Playboy ha incoraggiato i giovani a vedere se stessi come individui per cui il sesso è divertente e le donne sono la cosa con cui giocare.
  • Nel 1963 la giornalista Gloria Steinem conseguì una diffusa popolarità tra le femministe per aver fatto pubblicare un diario compilato durante il suo lavoro sotto copertura come "coniglietta" al "Playboy Club". Il diario venne pubblicato in due parti (Part I Archiviato il 18 dicembre 2014 in Internet Archive. e Part II Archiviato il 24 agosto 2015 in Internet Archive.) tra maggio e giugno nella rivista Show[5]. La sua peculiarità era quella di essere il "racconto di una coniglietta". Steinem affermò che il club stava maltrattando le sue cameriere per ottener un maggior numero di clienti maschi, sfruttando le conigliette di Playboy come simboli di sciovinismo maschile, osservando che il manuale del club istruiva le ragazze sui "modi piacevoli che si possono impiegare per stimolare la vendita di liquori del club"[5] .
  • In molte parti dell'Asia, tra cui India, Cina, Birmania, Malaysia, Thailandia, Singapore e Brunei, la vendita e la distribuzione di Playboy è vietata. Inoltre, la vendita e la distribuzione è vietata anche in molti paesi mediorientali (ad eccezione del Libano e della Turchia), in Asia e in Africa, tra cui l'Iran, l'Arabia Saudita e Pakistan. Nonostante il divieto della rivista in questi paesi, il marchio stesso può ancora apparire in varie mercanzie, come profumi e deodoranti.
  • In Giappone, dove non possono essere mostrati i genitali delle modelle esiste un'edizione separata, pubblicata sotto licenza da Shueisha.
  • Un'edizione indonesiana è stata lanciata nel mese di aprile 2006, ma la polemica è iniziata prima che venisse lanciato il primo numero. Anche se l'editore ha affermato che il contenuto dell'edizione indonesiana sarà diverso dall'edizione originale, il governo ha cercato di vietare lo stesso l'uscita della rivista utilizzando le regole anti-pornografia.
  • Una organizzazione musulmana indonesiana, l'Islamic Defenders Front (IDF), si è opposta a Playboy per motivi di pornografia. Il 12 aprile 2006, circa 150 membri del Fronte dei Difensori Islamici si scontrarono con la polizia e lanciarono pietre contro la redazione. Ciononostante, la prima edizione andò rapidamente esaurita. Il 6 aprile 2007, il giudice supremo respinse le accuse, a causa di un vizio di forma nel deposito degli atti.
  • Nel 1986, la catena statunitense 7-Eleven ha rimosso la rivista dai propri punti vendita. Il negozio ha venduto Playboy fino a fine 2003. 7-Eleven aveva anche la vendita di Penthouse e altre riviste simili.
  • Nel 1995 Playboy è ritornato ad essere pubblicato nella Repubblica d'Irlanda, dopo un divieto di 36 anni, nonostante la ferma opposizione di molti gruppi di donne.
  • Playboy non è stato venduto nello Stato del Queensland, in Australia durante il 2004 e il 2005, ma tornò a partire dal 2006. A causa della flessione delle vendite, l'ultima edizione di Playboy in Australia è stata quella del gennaio 2000.

Playmate[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Diffusione della rivista Playboy nel mondo. In rosa scuro le zone in cui è diffusa, in rosa chiaro le zone in cui la rivista non è oggi più consentita

Dal successo dell'edizione originale sono nate varie edizioni nazionali in Europa, tra cui si ricordano le edizioni in lingua francese, spagnola, portoghese, greca, ucraina, tedesca, russa e italiana.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Lenna Story, su www-2.cs.cmu.edu. URL consultato il 17 marzo 2021.
  2. ^ Addio alle conigliette di Playboy: la rivista per adulti dice basta al nudo, su primaonline.it. URL consultato il 16 ottobre 2015.
  3. ^ (EN) Christine Seib, Hefner's daughter Christie walks away from Playboy Enterprises, in The Times, 9 dicembre 2008. URL consultato il 17 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2011).
  4. ^ (EN) Playboy Interviews Arranged by Year, su my.en.com. URL consultato il 17 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2006).
  5. ^ a b David Farber, The Sixties Chronicle, Legacy Publishing, 2004, p. 150, ISBN 1-4127-1009-X.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN186198938 · LCCN (ENno2010171254 · GND (DE4463129-7 · BNF (FRcb34469717p (data) · J9U (ENHE987007362525905171