Platycarpheae

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Platycarpheae
Platycarphella parvifolia
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Platycarpheae
V.A.Funk & H.Rob., 2009
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Generi

Platycarpheae V.A.Funk & H.Rob., 2009 è una tribù di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome della tribù deriva dal suo genere tipo (Platycarpha) il cui nome è composto due parole greche: "platys" (= piatto o grande) e "carpha" (= frutto), e si riferisce al largo frutto delle specie di questo genere.[3]

Il nome scientifico della tribù è stato definito per la prima volta dai botanici contemporanei Vicki Ann Funk (1947 - 2019) e Harold Ernest Robinson (1932 - 2020) nella pubblicazione "Compositae Newsletter. Stockholm" (47: 26) del 2009.[4][5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza
Platycarphella parvifolia

Le specie di questo genere sono piante perenni con portamenti erbacei, perenni e acauli (alcune piante formano delle dense stuoie). Sono presenti sia strutture rizomatose che stolonifere, queste ultime si dipartono dalla base della corona delle rosette basali. Non è presente nessuna linfa lattiginosa (latice).[2][6][7][8][9][10]

In genere sono presenti foglie basali spesso allungate e prostrate possono formano delle rosette o corone che si irradiano attraverso 2 - 6 anelli di foglie; le più vecchie si trovano negli anelli più bassi e più grandi. La forma della lamina varia da obovata a oblanceolata o ellittica o lineare; i bordi possono essere da interi, dentati fino a pennatosetti. La faccia adassiale è verde e glabra; quella abassiale è ricoperta da un denso tomento bianco. Le stipole e le spine sono assenti. Dimensioni delle foglie: larghezza 0,5-11 cm; lunghezza 1-35 cm.

Le infiorescenze sono composte da capolini sessili raccolti al centro delle rosette. Sono presenti delle infiorescenze secondarie (sinflorescenze) con una struttura complessa costituita da capolini plurimi con un ricettacolo secondario di 2-10 cm di diametro. I capolini, discoidi, sono formati da un involucro a forma da cilindrica a subglobosa composto da brattee (o squame) all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori. Le brattee, da 7 a 40, disposte in 3 - 5 serie in modo embricato e scalato hanno delle forme da lanceolate a lineari (generalmente glabre); quelle esterne sono grandi 6-20 x 1-5 mm, mentre quelle interne diventano sempre più piccole e sottili. Il ricettacolo, a forma piatta o più o meno conica, può essere ricoperto da pagliette oppure, più raramente, è nudo. Diametro dei capolini: 3-25 mm.

I fiori, da 3 a 60, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). Sono tubulosi (actinomorfi), ermafroditi (bisessuali) e feritili.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la corolla dei fiori tubulosi ha un tubo lungo con 5 lobi; il colore varia dal porpora al rosa, o viola, malva o lilla, raramente è biancastra. la lunghezza è variabile da 8-23 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, glabri o papillosi e distinti, mentre le antere (color porpora) sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo. Le antere in genere hanno una forma sagittata con base caudata oppure no, o speronata. L'endotecio è polarizzato e non è rinforzato lateralmente. Il polline normalmente è tricolporato a forma sferica o schiacciata ai poli.
  • Gineceo: lo stilo, snello (lungo 9-29 mm), è filiforme con due stigmi divergenti e corti. La parte apicale è leggermente ingrossata ed è ricoperta da corti peli specialmente sui bordi. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. L'ovulo è unico e anatropo.

I frutti sono degli acheni con pappo. La forma dell'achenio in genere è oblunga, prismatica (o turbinata) con 3 - 5 facce e con delle rugosità trasversali; il colore è scuro. Il pericarpo può essere di tipo parenchimatico, altrimenti è indurito (lignificato) radialmente; la superficie, specialmente alla base, è irsuta per peli arricciati o uncinati. Il carpoforo (o carpopodium - il ricettacolo alla base del gineceo) è anulare. I pappi, formati da una serie di 7 - 12 scaglie (o squame) lunghe 2-6 mm, persistenti, sono direttamente inseriti nel pericarpo o connati in un anello parenchimatico posto sulla parte apicale dell'achenio.[12]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo genere si trovano in Africa del sud: Botswana, Sudafrica e Namibia.[5]

In particolare la specie con l'areale più ampio è Platycarphella carlinoides, diffusa nel Sudafrica nord-occidentale (provincia del Capo Settentrionale), sugli altipiani centrali della Namibia e nel Botswana. Platycarphella parvifolia è endemica del Sudafrica (provincia del Nordovest, Free State e Mpumalanga) e così pure Platycarpha glomerata (provincia del Capo Orientale e KwaZulu-Natal).[2]

Le piante di questa tribù crescono dal livello del mare, nelle aree costiere del Sudafrica, sino ai 1800 m di altitudine, negli altipiani della Namibia. Prediligono i terreni rocciosi e sabbiosi, in piena luce.[13]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23 000 specie distribuite su 1 535 generi[14], oppure 22 750 specie e 1 530 generi secondo altre fonti[15] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1 679 generi)[16]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][2][9]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Thunberg nel 1800 descrisse la specie tipo di questo gruppo come Cynara glomerata. Lessing nel 1831 incluse la specie descritta da Thunberg in un genere a sé stante, Platycarpha. La collocazione del genere è stata a lungo incerta e nel corso degli anni è stata attribuita dapprima alla tribù delle Vernonieae, successivamente alle Arctotideae, in epoca più recente alle Mutisieae e alle Cardueae.[2]

Una revisione del 2007 includeva nuovamente Platycarpha nella tribù delle Arctotideae, etichettando come incertae sedis la sua collocazione sottotribale.[17] Al genere Platycarpha venivano attribuite 3 specie, Platycarpha glomerata, Platycarpha carlinoides e Platycarpha parvifolia.[18] Le ultime 2 sono state recentemente assegnate ad un genere a sé stante, Platycarphella e quindi all'istituzione della tribù di questa voce.[2]

I risultati di recenti studi molecolari hanno infine portato al riconoscimento delle Platycarpheae come una tribù monofiletica a sé stante all'interno, prima, della sottofamiglia Cichorioideae e in seguito alla sottofamiglia Vernonioideae. Insieme al clade Liabeae-Vernonieae formano un "gruppo fratello".[2][19]

I caratteri più indicativi della tribù sono:[10]

  • il portamento è relativo a erbe perenni acaulescenti (sono anche stolonifere);
  • le foglie sono allungate prostrate;
  • i capolini si presentano con complicate strutture secondarie.

I due generi della tribù sono molto diversi morfologicamente e si distinguono per l'habitus, le foglie, lo stilo e il polline.[10] I seguenti caratteri distinguono i due generi:[10]

  • le infiorescenza hanno dei capolini grandi e compatti;
  • i capolini contengono 60 – 100 fiori;
  • le corolle sono lunghe 20-23 mm;
  • i rami dello stilo sono lunghi 3-3,5 mm;
  • il polline intorno a colpi ha dei bordi a forma di "papillon";
  • i segmenti del pappo sono acuminati senza sovrapporsi.
  • le infiorescenza hanno capolini più piccoli, con 3 - 14 fiori;
  • le corolle sono lunghe 8-13 mm;
  • i rami dello stila sono lunghi 1 mm;
  • il polline è echinate e tricolporato, senza margini a forma di "papillon";
  • i segmenti del pappo sono tronchi e con i margini sovrapposti.

Composizione della tribù[modifica | modifica wikitesto]

La tribù Platycarpheae comprende 2 generi e 3 specie:[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d e f g h Funk & Susanna 2009, pag. 471.
  3. ^ SANBI - South African National Biodiversity Institute, su pza.sanbi.org. URL consultato il 1º settembre 2021.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 1º settembre 2021.
  5. ^ a b Funk et al 2009.
  6. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  7. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  8. ^ Judd 2007, pag.517.
  9. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 202.
  10. ^ a b c d Funk et al. 2009.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 182.
  13. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 475.
  14. ^ Judd 2007, pag. 520.
  15. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  16. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  17. ^ Karis, P.O. in Kadereit J.W. & Jeffrey C., 2007, pp.200-202
  18. ^ Mabberley D.J., Mabberley's Plant-Book 3rd edition, Cambridge University Press, UK, 2008, ISBN 978-0-521-82071-4.
  19. ^ Susanna et al. 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Botanica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di botanica