Pinus nigra laricio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Pino laricio)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Pino laricio
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Pinus
Specie P. nigra
J. F. Arnold
Sottospecie P. nigra laricio
Nomenclatura trinomiale
Pinus nigra laricio
(Poir.) Maire
Sinonimi

Pinus laricio Poir.

Nomi comuni

pino nero calabrese
pino corsicano

Il pino larìcio (Pinus nigra laricio (Poir.) Maire) è una sottospecie di Pinus nigra diffusa in Corsica, Calabria e Sicilia che si è differenziata in tempi remoti.[1]

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso delle varie glaciazioni, il pino nero, specie nordica, estese il suo areale verso il sud. Col ritiro dei ghiacciai, molti esemplari rimasti sulle montagne meridionali non avendo più rapporti con le piante della stessa specie che si erano di nuovo insediate al nord, iniziarono una evoluzione che li portò ad assumere caratteri peculiari.

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

Il pino laricio ha un portamento più slanciato rispetto al pino nero, infatti raggiunge mediamente i 35 metri di altezza ma può arrivare benissimo a superare abbondantemente i 40–50 metri. Inoltre, rispetto al pino nero, fornisce legname di migliore qualità.

Foglia[modifica | modifica wikitesto]

Aghiformi di colore verde scuro, lunghi anche una decina di centimetri. Solitamente si presentano in forma sottile formando palchi di fronde terminali caratteristicamente espansi.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Meglio indicati come sporofilli, maturano in marzo-maggio.

Le Gimnosperme non presentano fiori in quanto ancora non hanno raggiunto la specializzazione degli apparati riproduttori come quelli che ritroviamo nelle Angiosperme. Gli apparati riproduttori sono composti da sporofilli di sesso diverso, organizzati in forma di strobili e maturano in marzo-maggio. I Macrosporofilli si organizzano in strobili che si presentano di colore rosso e sono grandi 1 cm circa. i Microsporofilli si organizzano in strobili costituiti da piccoli coni brevi, ovolidali di 7 mm circa. Gli strobili maschili sono raggruppati nella parte terminale del ramo e si presentano di forma allungata e appuntita. Ogni strobilo femminile ha un asse centrale portante delle brattee (squame copritrici) disposte a spirale, alle ascelle delle quali si originano le squame ovulari (fertili) che portano ognuna due ovuli sulla superficie inferiore. L'apice di queste squame si allarga, può in parte sollevarsi e presentarsi come un umbone che normalmente produce una spina o un aculeo. I microsporofilli, a maturità, liberano il polline prodotto in quantità così grande che diventare visibile. Questo polline si affida al vento per il suo trasporto ed è facilitato in questo dal fatto che ciascun granulo possiede due ali simili a vescicole. Il polline, così trasportato, raggiunge lo strobilo femminile fino a portarsi in prossimità degli ovuli. Tra l'impollinazione, che avviene in primavera, e la fecondazione degli ovuli trascorre almeno un anno e durante questo tempo gli strobili femminili rimangono piccoli, dopo la fecondazione crescono rapidamente e raggiungono le dimensioni di uno strobilo o cono maturo; i semi di solito maturano all'incirca nell'autunno seguente.

Strobili[modifica | modifica wikitesto]

Gli strobili maschili sono raggruppati nella parte terminale del ramo, e si presentano di forma allungata e appuntita.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Pino laricio in Corsica

Sebbene questa sottospecie sia diffusa in Corsica, Calabria e Sicilia, la diffusione maggiore la si trova sull'altopiano silano in Calabria (Pinus nigra ssp. laricio var. calabrica), dove si trovano estese foreste di pinete ricordate da Plinio, Livio e Virgilio, tanto da essere denominato comunemente Pino silano[1].
Una piccola formazione di pino laricio è presente in Toscana, presso Buti in provincia di Pisa, all'interno dell'Area naturale protetta di interesse locale Stazione Relitta di Pino Laricio, ma probabilmente deriva da un rimboschimento medievale.

Il pino laricio è una specie che resiste molto bene agli sbalzi di temperatura. Lo si trova dagli 800 metri fino ai 2000, e subisce regolarmente escursioni termiche notevoli che possono andare anche dai 30 °C e oltre in estate, ai −15 °C o inferiori in inverno. Sopporta bene anche le numerose e abbondanti nevicate, e riesce a crescere anche su suoli rocciosi e granitici.

Il pino laricio in Calabria[modifica | modifica wikitesto]

Il pino laricio della Calabria è pressoché diffuso su tutto l'altopiano della Sila, in parte nelle Serre Vibonesi e in Aspromonte, nella fascia che va dai 1100 m ai 1700 m d'altitudine. In Sila si diffonde tra i 4 maggiori laghi di Cecita, Arvo, Ampollino e Ariamacina, formando grandi foreste di alberi sempreverdi intervallati da vallate di estesi pascoli. In Aspromonte è altresì diffuso formando boschi di pinete spettacolari, mentre nelle Serre Vibonesi la sua presenza è più rada.
Appartengono a questa sottospecie i "Giganti della Sila" o "Giganti di Fallistro", pini larici ultracentenari di dimensioni maestose, i cui tronchi formano un perfetto colonnato naturale. Tali tronchi possono innalzarsi fino a 45 metri di altezza e avere un diametro alla base di circa due metri. Tali altezze sono state raggiunte grazie anche al fatto che spesso l'albero si presenta in boschi fitti nella quale la poca luce non dà la possibilità ai rami più bassi di crescere, facendoli deperire e cadere. In questo modo le cime più alte della fronda tendono a svilupparsi in altezza cercando la luce, dando una conformazione molto alta e sottile al fusto, con il tronco praticamente spoglio nelle parti più basse. Alcuni esemplari nati in aree più aperte riescono invece a far crescere il fusto anche diametralmente, raggiungendo diametri che sfiorano i 2 metri.

Il pino laricio silano, assieme al pino loricato tipico del Pollino, è l'albero simbolo della Calabria, tant'è che la Regione Calabria lo ha inserito tra i 4 simboli del proprio stemma e gonfalone insieme al capitello dorico, alla croce bizantina e alla croce potenziata.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

La grande quantità di resina prodotta dal tronco, e la robustezza del tronco stesso, ha fatto sì che nei secoli scorsi il legno del pino laricio fosse utilizzato nella fabbricazione di navi, e la resina come isolante e come combustibile per torce. Attualmente questo utilizzo è stato accantonato, ma nei centri visita del Cupone e di Villaggio Mancuso, entrambi in Sila, è comunque possibile vedere, attraverso un percorso turistico, pini intagliati e il metodo utilizzato per l'estrazione e la raccolta della resina.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Botanica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di botanica