Pieve di San Martino (Barisano)

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Pieve di San Martino
La pieve di San Martino in Barisano
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàForlì
Coordinate44°17′06.6″N 12°04′36.71″E / 44.285167°N 12.076864°E44.285167; 12.076864
Religionecattolica di rito romano
Titolaresan Martino
Diocesi Forlì-Bertinoro

La pieve di San Martino in Barisano è un'antica pieve che sorge a Barisano, piccola frazione a 8 km dalla città di Forlì.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le più antiche attestazioni della pieve provengo da due documenti anteriori all'anno Mille, uno del 20 settembre 947 e l'altro dell'anno 992, sebbene sia ipotizzabile che la pieve sia stata fondata in epoca ben anteriore a questa data e probabilmente durante il VI-VII, periodo durante il quale la bassa forlivese fu fatta oggetto di distrettuazione ecclesiastica.

Non sono ben note le motivazioni che hanno portato l'edificazione, in questa zona, di una chiesa plebana. A breve distanza dalla pieve di Barisano, infatti, sorge la ben più importante Pieve di San Pietro in Trento. Entrambe le pievi sono sempre appartenute, come ancora oggi lo sono, alla diocesi di Forlì. Non risulta perciò necessaria l'istituzione di due pievi a poca distanza l'una dall'altra, anche in considerazione dell'importanza della Pieve di San Pietro in Trento. Le teorie che spiegano la necessità, nel passato, dell'edificazione della pieve di san Martino, sono due.

La prima: questi territori durante il Medioevo furono a lungo contesi tra Forlì e Ravenna. Entrambe le città avrebbero così fondato una propria pieve in modo da rendere omogeneo e far coincidere le circoscrizioni civili con quelle ecclesiastiche. La pieve di San Pietro in Trento poi, avrebbe cominciato a gravitare attorno all'orbita di Forlì, entrando a farne parte della propria diocesi.

Seconda ipotesi: è molto probabile che nei primi secoli del medioevo, in queste zone passasse un fiume, probabilmente il Rabbi che rendeva impossibile i rapporti della popolazione locale con la pieve di San Pietro in Trento, rendendo necessaria l'edificazione della pieve di Barisano. Con il passare dei secoli i letti dei fiumi forlivesi furono più volte deviati, facendo perdere il confine che demarcava il territorio delle due pievi.

La pieve[modifica | modifica wikitesto]

Interno

La pieve di Barisano presenta caratteristiche peculiari: è a navata unica, e ciò la rende estremamente rara anche in considerazione del fatto che le altre pievi ravennati del territorio e vicine a quella di Barisano, quali la Pieve di San Pancrazio, la Pieve di San Pietro in Vincoli, la Pieve di San Pietro in Trento e la Pieve di Santa Maria in Acquedotto, sono tutte a tre navate.

La chiesa attuale, di piccole dimensioni e dalle linee semplici, in origine era in realtà ben più imponente: dai rilievi archeologici si dimostra una lunghezza di 16,60 metri, una larghezza di 9,50 metri ma in particolare l'altezza era di 2,8 metri superiore a quella attuale. Il pavimento originario infatti si trova a quasi 3 metri di profondità dal piano di calpestio attuale.

Gli studi archeologici hanno portato alla luce, nello spazio antistante la cripta, a 2,08 metri di profondità, frammenti di mosaici pavimentali a figure geometriche con fiori, costruito con tessere policrome. Altri resti musivi, rinvenuti nel perimetro della chiesa, riproducono bordi a treccia e disegni fitomorfi con fiori, sempre a tessere policrome. L'esatta datazione rimane incerta, ma permette lo sviluppo di due ipotesi. La prima, mettendo in evidenza le similitudini tra i mosaici della pieve di Barisano con il sacello di San Severo a Classe, consentirebbe di datare la pieve al VII secolo. La seconda ipotesi invece, vedrebbe nei mosaici rinvenuti, il pavimento di una villa romana del V-VI secolo, trasformata in chiesa nel VII-VIII secolo. Ciò spiegherebbe la presenza di un decoro musivo così importante per una pieve di marginale valore. La struttura da una sola navata confermerebbe come la chiesa sia stata costruita su un edificio preesistente, ricalcandone il perimetro, conducendo all'edificazione di una chiesa ad unica navata.

L'aspetto della pieve prima dei restauri avviati negli anni '80

La pieve è stata oggetto, a partire dagli anni ottanta, di profondi lavori di restauro che hanno modificato la facciata della chiesa, riportandola alle linee che doveva possedere originariamente, e permettendo di scoprire antichi affreschi e la cripta nascosta. La cripta è posta sotto l'altare maggiore e si ritiene sia stata costruita nell'XI secolo. La datazione degli affreschi risulta più ardua a causa della condizione dei reperti pittorici. Probabilmente anch'essi databili all'anno Mille quando la chiesa fu radicalmente modificata: con la costruzione della cripta si provvide anche alla preparazione degli affreschi che probabilmente ricoprivano tutto l'interno della chiesa. Oggi rimangono solo poche distinte tracce di affreschi: nel più ampio, dell'XI secolo, si scorgono quattro figure umane, delle quali una è un santo e le altre probabilmente figure di sante. Un altro affresco, coevo ma più frammentario, rappresenta Cristo ed un santo[1]. Oltre a tali affreschi, durante i lavori di restauro sono emersi tracce di pitture sulla parete destra, raffigurante un Bambino Gesù, e riconducibile all'arte locale del '400. Sulla parete di sinistra compare, sebbene molto lacunoso, la figura di San Martino a cavallo.

Tutti gli affreschi giacciono in rovinose condizioni; sulla superficie degli affreschi si notano infatti i segni provocati dal martello nell'intento di far aderire meglio l'intonaco apposto nel '500. Il Concilio di Trento infatti aveva stabilito che la residenza dei sacerdoti fosse presso la chiesa da essi officiata. Il curato della pive di San Martino di allora, dovendo costruire la canonica, pensò di adibire ad abitazione la parte orientale dell'edificio. L'abside fu perciò abbattuta ed l'arco trionfale fu murato. Il curato ne ricavò 4 stanze, diminuendo drasticamente le dimensioni effettive della chiesa, che ospiterà un solo altare, mentre gli antichi affreschi saranno intonacati.

Il campanile[modifica | modifica wikitesto]

La pieve non possiede più torre campanaria, ma solo una sorta di piccola appendice nella quale sono collocate le campane. Nel passato però è testimoniata la presenza di un campanile da parte di un cronista faentino. nel 1234, nel pieno delle lotte tra ghibellini e guelfi, il campanile andò distrutto. L'11 giugno di quell'anno i faentini assediarono la città di Forlì. Nello scontro i forlivesi ebbero la peggio e si misero in fuga, ma furono inseguiti fino a Barisano. I faentini, al loro inseguimento, distrussero Roncadello, Malmissole, Poggio e Barisano, senza risparmiare la sua torre. Solo prima poco prima del '500 il campanile sarà ricostruito, in data e forme non conosciute per essere poi tramandato nelle forme attuali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giordano Viroli, Pittura dal Duecento al Quattrocento a Forlì, Nuova Alfa Editoriale, 1998, p. 16.

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