Piazza Carlo Emanuele II

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Piazza Carlo Emanuele II
Veduta d'insieme della piazza: a sinistra la chiesa di Santa Croce, a destra il Palazzo del Collegio delle Province e, al centro, il monumento a Cavour
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Città Torino
Circoscrizione Circoscrizione 1
QuartiereCentro
Codice postale10123
Informazioni generali
Tipopiazza
Pavimentazioneselciato
IntitolazioneCarlo Emanuele II di Savoia
ProgettistaAmedeo di Castellamonte
Mappa
Map
Coordinate: 45°03′59″N 7°41′20″E / 45.066389°N 7.688889°E45.066389; 7.688889

Piazza Carlo Emanuele II è una delle piazze principali del centro della città sabauda, è attraversata da via Maria Vittoria e via Accademia Albertina, nelle vicinanze di via Po. Ha forma quadrata di 120x120 m[1]. È universalmente conosciuta come Piazza Carlina (tanto da essere talvolta indicata così perfino nelle mappe stradali) dal nome del sovrano sabaudo, Carlo Emanuele II, sotto il quale avvenne la maggior espansione urbanistica della città dell'epoca.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto originario[modifica | modifica wikitesto]

Creata durante il secondo ampliamento della città, nel 1673, in direzione del Po, la piazza, pensata come principale spazio pubblico della "città nuova", fu il punto dal quale si partì per costruire il nuovo quartiere e fu la sede della direzione dei lavori.
La reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, moglie di Carlo Emanuele II di Savoia, chiamò Amedeo di Castellamonte per disegnare la pianta della piazza, che venne pensata di forma ottagonale. Il progetto venne modificato, riducendone le dimensioni e realizzandola nella caratteristica forma quadrata e anche la posizione venne modificata, da confinante con Via Po, come nell'idea del duca, si spostò laddove ancora oggi è visibile.

Il Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Da principale teatro della vita del ducato, come dalla volontà di Carlo Emanuele II, la piazza si trasformò in un semplice mercato del vino. Così la ricorda Goffredo Casalis:

«In quell'epoca vi si costruivano quattro tettoje, sotto alle quali dovean tenersi i mercati, e particolarmente quello del vino, che ancor vi si fa di presente, e prima facevasi in sulla piazza della cittadella, or denominata delle legna. Queste tettoje sono un vero ingombro alla piazza carlina, la quale senza esse apparirebbe assai bella, essendo attorniata da eleganti palazzi.»

Utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

La piazza venne presto utilizzata come "mercato del vino", ma vi si vendevano anche altre merci quali fieno, legname e carbone.[3] Durante l'occupazione francese (1798-1814), Piazza Carlina venne ribattezzata Place de la Liberté, divenendo il luogo delle esecuzioni capitali mediante ghigliottina. Sotto il periodo napoleonico (1800 - 1814) si ebbero 423 esecuzioni, di cui 11 nel solo 1803.[4]
Caduto il regime francese, la piazza tornò a chiamarsi col suo antico nome e vi si riprese la precedente attività fino a metà del XIX secolo,[3] ma durante il periodo della restaurazione, divenne sede temporanea delle esecuzioni dei nemici dello Stato mediante impiccagione.

Monumenti e palazzi[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a Camillo Benso, conte di Cavour
Targa dedicata ad Antonio Gramsci sulla facciata dell'ex Albergo di Virtù

«La chiesa di forma ovale, piccola, ma graziosa ed ornata di colonne di marmo, è disegno del Juvara. Il campanile fu innalzato da Giambattista Borra, architetto torinese. Ha tre altari. Nel primo a destra, la tavola colla Nascita di Gesù è di Giovanni Battista Brambilla, scolaro di monsù Delfino che fioriva verso il 1670. All'altar maggiore la Deposizione dalla Croce è del cavaliere Beaumont. Nell'altro altare il S. Pietro in cattedra, in abiti papali, è del Moncalvo.»

  • Sul lato est il Palazzo Roero di Guarene, talvolta chiamato impropriamente Palazzo dei Marchesi Ferrero d'Ormea[5] in quanto fu di proprietà di Tancredi Ferrero d'Ormea che nel 1844 lo acquistò per 600 000 lire dal marchese Luigi Coardi. L'edificio è stato disegnato da Amedeo di Castellamonte e ristrutturato successivamente da Giacinto Roero di Guarene. Danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato lasciato per molti anni in parziale abbandono e attualmente è sede di una banca.
  • Al civico 15 è sito l'edificio dell'ex Albergo di Virtù, istituto educativo-assistenziale rivolto all'istruzione professionale dei giovani poveri, specializzato nelle arti manifatturiere, che fu attivo a Torino, in questa sede, dal 1580 alla seconda metà dell'Ottocento, per poi diventare gruppo di alloggi di civile abitazione.[6] Negli anni dal 1919 al 1921 vi dimorò Antonio Gramsci. Profondamente riqualificato e ristrutturato nelle sue parti interne, venne trasformato in albergo a quattro stelle dalla catena NH Hoteles; inaugurato a novembre 2014,[7] nel 2017 il progetto di recupero ha conseguito il premio "Architetture Rivelate".[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I 68x168 m, come riportati da Goffredo Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1851, vol. XXI, p.419, sono incompatibili con la pianta quadrata della piazza.
  2. ^ Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. XXI, p. 419
  3. ^ a b Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, p. 127
  4. ^ Renzo Rossotti, Storia Insolita di Torino, p. 250
  5. ^ Torino - altri palazzi, su mepiemont.net. URL consultato il 18 agosto 2020.
  6. ^ Albergo di Virtù - MuseoTorino
  7. ^ Riapre Casa Gramsci, ma adesso è l'hotel Piazza Carlina - Repubblica.it
  8. ^ NH Collection Piazza Carlina, su openhousetorino.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renzo Rossotti, Storia Insolita di Torino, Roma, Newton Compton editori, 2006
  • Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, Torino, Ed. Fratelli Pozzo, 1975

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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