Peter Skerl

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Peter Skerl (Belgrado, 28 marzo 1940Los Angeles, 19 giugno 2020) è stato un regista e sceneggiatore apolide naturalizzato statunitense. Ritenuto uno fra i volti più misteriosi del cinema di genere italiano[1], Skerl ha completato soltanto un film per poi abbandonare il mondo della settima arte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il padre è Marijan Skerl[2], nato a Trieste da genitori sloveni, di cittadinanza jugoslava[3] e dirigente della Sandoz a Belgrado[4]; la madre è Eleonora Petku, nata a Chișinău[5] e di origini russo-polacche nonostante l'infanzia trascorsa a Slatina[6]. Dopo la guerra, con l'avvento del comunismo, i coniugi Skerl subiranno l'arresto per motivi politico-ideologici, seppure in tempi diversi[7]. Negli archivi belgradesi[8] il nome è Petor, poi adattato a Peter e, nei documenti, italianizzato in Pietro.

Peter esordisce come attore a soli 19 anni al teatro Pirandello con lo spettacolo I derelitti[9], da lui scritto e diretto, con la propria compagnia I Giovani Artisti. Ne fanno parte la sorella Elisabetta[10] oltre a Piero Vivaldi, Gianni Bertoncini, Paola Palombo e Alberto Gandolfo. Nel 1965, assieme all'amico Gianni Martucci, compone testi e musiche per il 45 giri di gusto pop interpretato da Armando da Pesaro Non aver paura/Trionferò[11].

In seguito si dedicherà alla regia, dapprima teatrale, poi cinematografica. A metà degli anni sessanta si trasferisce per lavoro in Svezia, a Köping e quindi a Sala dove nascono i figli Alexander e Catherine (1967-1984). Non dismette il suo interesse per il palcoscenico tanto che, nel giugno 1968, viene premiato al Festival del Teatro Scandinavo di Stoccolma con l'opera En Dag Skall Komma[12]. Durante il soggiorno svedese tenta di dar vita ad alcune co-produzioni cinematografiche internazionali, sempre con l'aiuto di Martucci: una di queste, una parodia dei film di spionaggio di James Bond, da ambientarsi a Bratislava, fallisce per l'invasione sovietica della Cecoslovacchia[13]; un'altra, un giallo da girarsi a Vienna, Prater shock, finisce anch'essa nel nulla.

Stando a quanto egli stesso afferma in un'intervista[14], è durante il periodo di lavorazione di En Dag Skall Komma che avrebbe conosciuto Ingmar Bergman. Skerl sostiene di essere stato assistente del maestro svedese ne L'ora del lupo e La vergogna[15] anche se il suo nome non compare nei titoli di coda.[16] In un articolo de Il Mattino, Skerl aggiunge, fra le collaborazioni con Bergman, quella per l'edizione italiana di Scene da un matrimonio[17].

Si trasferisce poi in Italia e scrive il copione di Ragazza tutta nuda assassinata nel parco. Ugo Valenti gli affida la regia di Bestialità. Il film, nonostante i contenuti scabrosi per l'epoca (in una scena si allude a un rapporto zoofilo), ottiene il nulla osta alla proiezione il 26 ottobre del 1976, seppure con divieto ai minori di diciotto anni[18]. In gennaio, però, viene richiamato dalle prime visioni da parte della magistratura di Bolzano che ordina i tagli di alcune parti[19], mentre il mese seguente il Procuratore dell'Aquila ne dispone il sequestro su tutto il territorio nazionale ritenendo troppo morbida l'azione dei colleghi bolzanini a fronte delle oscenità mostrate[20]. Alcuni mesi più tardi il Tribunale di Bolzano, dopo aver rimesso in circolo in film coi tagli suddetti, emetterà condanne per Virgilio Mattei (cognato e prestanome del regista), per la finanziatrice Giuliana Gamba e le attrici Franca Stoppi e Leonora Fani[21].

Le iniziative censorie non impediscono alla pellicola una buona riuscita commerciale per cui Skerl viene contattato per realizzare altri lungometraggi di eguale tenore che, tuttavia, non vedranno mai la luce. Fra questi sono Zoorastia, pellicola mai terminata a causa di problemi finanziari della produzione di Pino Buricchi (si sa soltanto che nel cast dovevano esserci Pietro Barzocchini ed Eleonora King, la compagna di Skerl) e Mostruosità, che si arrestò alla pura fase del progetto[22]. Tali fallimenti convinceranno Peter Skerl ad abbandonare l'Italia. Si trasferisce infatti negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove dirige una scuola di recitazione.

Il 22 gennaio 1984 sua figlia Catherine viene ritrovata uccisa nelle campagne di Grottaferrata. Il serial killer Maurizio Giugliano fu sospettato dell'omicidio e poi prosciolto dall'accusa. Il delitto, a tutt'oggi irrisolto, è stato al centro di numerose controversie, tra il cui trafugamento della salma della giovane dal loculo del Verano dove era stata tumulata.[23][24]. Nel 2022 il Comune di Roma ha negato una denominazione toponomastica per il ricordo di Catherine Skerl[25].

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista e sceneggiatore[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatore[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il misterioso caso di Mr. Skerl, in Visioni Proibite, 11 ottobre 2017. URL consultato il 18 ottobre 2017.
  2. ^ Marijan Skerl sarà italianizzato in Mariano J. Skerl (18.04.1908-02.02.1960). Con tale nome è sepolto presso il Cimitero Monumentale del Verano a Roma.
  3. ^ Digital Repository of the Historical Archives of Belgrade, scheda 236619.
  4. ^ La società "M. Skerl & Co." aveva sede presso Čumićeva Ulica 2 (Pašićeva 7), a Belgrado.
  5. ^ Nata il 4 ottobre 1919. Digital Repository of the Historical Archives of Belgrade, scheda 236611.
  6. ^ Un resoconto dettagliato dell'infanzia di Eleonora Petku, pur nella finzione artistica, può leggersi nel secondo romanzo della stessa, Il motivo (SEDI, 1975), pubblicato col nom de plume Norina Nelper. La breve introduzione è di mano dello stesso Peter Skerl.
  7. ^ La dura esistenza condotta appena dopo la guerra dai coniugi Skerl nella Jugoslavia comunista è descritta nel primo romanzo della Petku, Dida (Oltrecortina, 1959), sempre pubblicato sotto lo pseudonimo di Norina Nelper.
  8. ^ Come si evince dalla predetta scheda 236619.
  9. ^ L'Unità, 18 settembre 1959; L'Unità, 13 novembre 1959.
  10. ^ Elisabetta Skerl al teatro davanti ad un manifesto pubblicitario, su Archivio Storico Luce. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  11. ^ Armando da Pesaro, Non aver paura/Trionferò.
  12. ^ Una copia in lingua italiana intitolata Un giorno che verrà è presente presso la Biblioteca dell'Archivio della Biennale di Venezia. Nelle pagine iniziali è scritto come la rappresentazione ebbe in Svezia "grande successo" suscitando "acute polemiche".
  13. ^ Gianni Martucci, Il mio amico Peter Skerl, "Nocturno Cinema", novembre 2009
  14. ^ Intervista di Leopoldo Santovincenzo riprodotta nel numero di "Nocturno Cinema" del luglio-agosto 2013.
  15. ^ La suggestione di un Peter Skerl aiutante di Ingmar Bergman fu alimentato, forse, anche dalla produzione di "Bestialità" che già durante la lavorazione accennava a tale prestigiosa collaborazione. Cfr. Peter Skerl gira "Bestialità", "L'Unità", 1 agosto 1976. Già in una recensione subito dopo l'uscita del film, però, la si poneva in dubbio: "Questo languido cineasta che va contando a destra e a manca dei suoi trascorsi accanto a Bergman", "L'Unità", 15 gennaio 1977.
  16. ^ Davide Pulici, Peter Skerl, sotto il velo del mistero, in Nocturno, n. 131, luglio-agosto 2013, p. 66.
  17. ^ L'unico erede di Bergman parla male del suo maestro, "Il Mattino", 31 agosto 1976.
  18. ^ Copia del nulla osta dal sito italiataglia.it/home.
  19. ^ Magistrato sequestra "Exhibition" e taglia "Bestialità", "L'Unità", 16 gennaio 1977.
  20. ^ Gravissima iniziativa censoria della Procura dell'Aquila, "L'Unità", 22 febbraio 1977.
  21. ^ In particolare otto mesi di reclusione e ottantamila lire di multa per Virgilio Mattei, sei mesi e sessantamila lire per Giuliana Gamba, quattro mesi e quarantamila lire per la Stoppi e la Fani. Tutti usufruiranno della condizionale. Cfr. Condannati i realizzatori di Bestialità, "L'Unità", 7 giugno 1977.
  22. ^ Davide Pulici, Peter Skerl, sotto il velo del mistero, cit.
  23. ^ Alessandro D'Amato, Katty Skerl: la storia della bara sparita dal cimitero del Verano e il legame con Emanuela Orlandi, su open.online, 21 luglio 2022.
  24. ^ Tommaso Nelli, La morte di Ketty Skerl: omicidio politico o vendetta sentimentale?, su "Spazio70".
  25. ^ Tommaso Nelli, Ketty Skerl: perché il Comune di Roma non vuole ricordarla?, su Spazio70. URL consultato l'8 gennaio 2023.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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