Periodo assiale

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Platone e Aristotele, dettaglio dalla Scuola di Atene di Raffaello Sanzio (1509). Secondo Jaspers, il periodo assiale ha dato origine alla filosofia come disciplina
Confucio in un dipinto del 1770

Il periodo assiale (o anche età o era assiale, in tedesco Achsenzeit) è il termine che indica l'interpretazione della storia dell'umanità, nel periodo compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C., proposta dal filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969), nella sua opera Vom Ursprung und Ziel der Geschichte (it. Origine e senso della storia) pubblicata nel 1949.

In questo libro Jaspers individua un periodo assiale compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C. in cui l'intera umanità, in India, Cina, Palestina, Iran e Grecia, avvia una rottura epocale in cui si dissolvono le civiltà precedenti, frutto di uno sviluppo storico monofiletico, a favore di uno sviluppo policentrico caratterizzato da cerchie culturali separate.

«Un asse della Storia universale […] dovrebbe essere situato nel punto in cui fu generato tutto ciò che, dopo di allora, l'uomo ha potuto essere, nel punto della più straripante fecondità nel modellare l'essere umano»

Con questo asse si offre qualcosa di comune all'intera umanità con cui è possibile rappresentare l'unità della storia umana.

«In questo periodo si concentrano i fatti più straordinari. In Cina vissero Confucio e Lǎozǐ, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese, meditarono Mòzǐ, Zhuāng Zǐ, Lìe Yǔkòu e innumerevoli altri. In India apparvero le Upaniṣad, visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo e al materialismo, alla sofistica e al nihilismo. In Iran Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia e Geremia, fino a Deutero-Isaia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, i poeti tragici, Tucidide e Archimede. Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma in pochi secoli quasi contemporaneamente in Cina, in India e nell'Occidente, senza che alcuna di queste regioni sapesse delle altre. La novità di quest'epoca è che in tutti e tre i mondi l'uomo prende coscienza dell'"Essere" nella sua interezza (umgreifende: ulteriorità onnicomprensiva), di se stesso e dei suoi limiti. Viene a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza. Pone domande radicali. Di fronte all'abisso anela alla liberazione e alla redenzione. Comprendendo coscientemente i suoi limiti si propone gli obiettivi più alti. Incontra l'assolutezza nella profondità dell'essere-se-stesso e nella chiarezza della trascendenza. Ciò si svolse nella riflessione. La coscienza divenne ancora una volta consapevole di se stessa, il pensiero prese il pensiero ad oggetto.»

Dunque, secondo Jaspers, da quel periodo quasi contemporaneamente nel "Vecchio Mondo" (Abendland individuato come cesura tra Occidente e Oriente), nell'Asia meridionale (India) e nell'Asia orientale (Cina) si elaborarono quelle concezioni da cui si mosse il pensiero filosofico, la fine dei racconti mitici sostituiti dai principi morali e dalle dottrine religiose e spirituali, l'avvio della ricerca delle cause naturali dei fenomeni fisici.

Jaspers, sempre nello Ursprung und Ziel der Geschichte, ritiene che l'umanità possa preparare un secondo periodo assiale, se supererà il rischio dell'autodistruzione determinato dal mancato controllo della scienza e delle tecnologie. Il senso di 'vuoto', proprio della cultura contemporanea, si oppone alla pienezza del precedente periodo assiale, che prefigura l'arrivo del successivo, in cui l'intera umanità sarà unita nel processo di umanizzazione e in cui attualizzerà pienamente l'"essere uomini".

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Karl Jaspers, Origine e senso della storia, a cura di A. Guadagnin, Comunità, Milano, 1965 (nuova edizione Mimesis, 2014).
  • Giacomo Maria Arrigo, Origine e fortuna dell’idea di epoca assiale: da Jaspers a Habermas, in "Intersezioni. Rivista di storia delle idee", XLIII, n. 2 (2023), pp. 245-261. ISSN 0393-2451.[1]